Curiosità sugli occhi

Avrà gli occhi azzurri, marroni…o verdi?

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E’ possibile sapere di che colore saranno gli occhi di un neonato, prima che nasca?

Quanti genitori si fanno questa domanda nei mesi precedenti la nascita?

In effetti quando nascono tutti i bambini hanno gli occhi chiari, ma il colore non è detto sia quello definitivo.

Nel neonato gli occhi sono chiari perché manca il pigmento cioè la melanina, responsabile a livello generale del colore non solo degli occhi ma anche della pelle e dei capelli.

Nei primi mesi di vita a livello dell’iride la produzione di melanina è pressoché assente; poi la sua produzione aumenta con il passare delle settimane e dei mesi (diventa apprezzabile intorno al sesto-settimo mese di vita) e così pian piano gli occhi del bambino acquistano quello che poi sarà il colore definitivo dell’iride.
Il modo e la rapidità con cui le cellule dell’occhio ( i melanociti) inizieranno a produrre melanina è dipendente dal patrimonio genetico del bambino (ricevuto dai genitori).
Anche se alla nascita il colore degli occhi non è ancora evidente, in realtà, esso è già scritto nei geni (le particelle dei cromosomi che trasmettono i caratteri ereditari) trasmessi dai genitori al bambino.

Il colore azzurro degli occhi si trasmette come un carattere recessivo, mentre il marrone è un carattere dominante; ciò significa che un bambino potrà avere gli occhi azzurri da adulto solamente quando il gene che determina questo colore è presente su entrambi i cromosomi omologhi (cioè nei cromosomi di ambedue i genitori). Se solo uno dei genitori ha gli occhi azzurri, molto probabilmente il bambino avrà gli occhi scuri dell’altro genitore. Di conseguenza, due genitori con colorazione marrone dell’iride hanno scarse possibilità di avere un figlio con gli occhi di colore azzurro, ma ciò non è impossibile soprattutto se tra gli ascendenti qualcuno aveva questa colorazione. Ad esempio i nonni giocano sicuramente un ruolo importante: non è infrequente il caso di bambini che assomigliano fisicamente più a uno dei nonni che ai genitori.

Lo stesso discorso vale per il colore degli occhi!

 

foto By Milan Nycodym

Santa Lucia, la protettrice della vista tanto amata dai bambini

santa lucia bambini

Il 13 dicembre si festeggia Santa Lucia, patrona di Siracusa e protettrice degli occhi, dei ciechi, degli oculisti e spesso invocata per proteggere dalle malattie degli occhi.

È considerata per tradizione la patrona della vista e di tutti coloro che ne soffrono, come i non vedenti, i miopi, gli astigmatici e tutti coloro che presentano problemi agli occhi.

Santa Lucia è festeggiata in diversi paesi nel mondo, non solo in Italia!

In molte regioni italiane Santa Lucia per molti bambini ha preso il posto di Babbo Natale: anche lei distribuisce doni e i bambini si preparano giorni prima per attenderla. 

Come da tradizione solcherà le valli con il suo asinello in cerca dei bambini buoni cui donare i regali.

Secondo l’usanza, i bimbi scrivono una lettera alla santa, elencando i regali che vorrebbero ricevere e dichiarando di meritarseli, essendo stati bravi e obbedienti durante l’anno.

Nelle sere precedenti, i genitori invitano i piccoli ad andare a letto presto, così da evitare che la santa li veda e li accechi, gettando cenere nei loro occhi.  I bimbi preparano nella stanza dove dormono un piatto con fieno e semola per l’asinello, carico di doni, che accompagna Lucia nel suo giro per le valli e altri alimenti, come arance e biscotti, caffè e mezzo bicchiere di vino rosso, per la Santa.  Il mattino del 13 dicembre, al loro risveglio, i bimbi trovano un piatto con gli avanzi degli alimenti consumati da Lucia, arricchito da caramelle e monete di cioccolato! E i regali tanto attesi dai bambini si trovano a volte nascosti nella casa, sempre se se li sono meritati! Questa usanza è molto forte nel Nord Italia e ha diverse varianti a seconda dei paesi.

In altre parti d’Italia, come Savignano sul Rubicone e a Forlì, invece, la festa di Santa Lucia è completamente diversa, con una fiera nel centro cittadino dove i protagonisti sono i torroni, i croccanti e altre leccornie. In questo caso i protagonisti non sono i bambini, ma le ragazze, cui si regala in questa occasione del torrone.

In Svezia Lucia è molto venerata, sia dalla chiesa cattolica, che da quella luterana. I bambini preparano biscotti e dolciumi (tra questi, delle focaccine allo zafferano e all’uvetta chiamate lussekatter) a partire dal 12 dicembre. La mattina del 13, la figlia maggiore della famiglia si alza prima degli altri e si veste con un lungo abito bianco legato in vita da una cintura rossa; sulla testa posa una corona una corona di foglie e da sette candele utili per vedere chiaramente nel buio. La bambina vestita come santa Lucia sveglia gli altri membri della famiglia e serve loro i biscotti cucinati il giorno precedente.

Ogni anno viene eletta la Lucia di Svezia che raggiungerà Siracusa per partecipare alla processione dell’ottava, in cui il simulacro di santa Lucia viene ricondotto in Duomo.

La storia di Lucia è la storia di una giovane donna, orfana di padre, appartenente ad una ricca famiglia di Siracusa. La giovane era stata promessa in sposa ad un pagano. Eutichia, la madre di Lucia, era ammalata da tempo, aveva provato diverse cure ma nulla era servito. Durante un pellegrinaggio di siracusani al sepolcro di Sant’Agata, Lucia pregò la santa di intercedere per curare la madre. Durante la preghiera Lucia si addormentò e Sant’Agata la esortò in sogno: “Lucia, perché chiedi a me ciò che puoi ottenere tu per tua madre?”. Lucia, rientrata a Siracusa, vide che sua madre era guarita e prese la decisione che le segnò la vita: dedicare la sua esistenza a Cristo. Iniziò a vendere tutti i suoi averi a favore dei poveri e rifiutò il suo promesso sposo che per questo la denunciò come cristiana. A quei tempi, sotto l’imperatore Diocleaziano, i cristiani venivano perseguitati.

Il corpo si contamina solo se l‘anima acconsente. Così rispose Lucia durante il processo all’arconte Pascasio, quando la minacciò di essere esposta tra le prostitute. Fu costretta all’abiura con la forza, ma lei diventò così pesante, che decine di uomini non riuscirono a spostarla. L’Arconte le fece cavare gli occhi. Lucia, cieca, non si piegò a nessun tormento fino a quando, inginocchiatasi, venne decapitata.

Santa Lucia_clip_image008Non esistono prove concrete sull’episodio in cui a Lucia vengono cavati gli occhi. L’iconografia spesso la ritrae con gli occhi su un piatto o una coppa per ricollegarla alla devozione popolare che la vuole protettrice della vista, probabilmente a causa del suo nome, Lucia, da Lux (luce).

La storia racconta diverse versioni sulla sua morte, spesso arricchite di particolari.

Lucia morì il 13 dicembre del 304. E proprio il 13 dicembre viene celebrata in molte parti d’Italia, da nord a sud…e in altri paesi nel mondo.

Santa Lucia ha compiuto diversi miracoli, ma è conosciuta soprattutto per il miracolo che, si racconta, avvenne nel 1646: la Sicilia fu colpita da una grave carestia interrotta proprio dalla Santa che fece arrivare sull’isola navi cariche di frumento. I siciliani misero a bollire il frumento e lo mangiarono condito con un po’ di olio. Questo piatto prese il nome di cuccìa e ancora oggi viene preparato, con diverse interpretazioni. Bisogna mangiare tutto quello che viene servito nel piatto e in caso avanzassero delle briciole, queste vanno date agli uccellini, perché il loro destino sia protetto. E’ uso, il 13 dicembre, non mangiare alimenti contenenti altre farine se non il frumento. In Sicilia, addirittura il 13 dicembre non si mangia pane, ma in segno di penitenza solo legumi e verdure.

Si dice inoltre che a chi si astiene dal mangiare cibi a base di farina la Santa conserverà per sempre la vista!

Buona Festa di Santa Lucia a tutti, soprattutto ai più piccolini!

 

Fonte informazioni: Wikipedia

 

Presbiopia: arriva la lente a cristalli liquidi per eliminarla

Foto by University of Leeds

Foto by University of Leeds

Sembra uno strumento uscito fuori da un film di fantascienza o di spionaggio, in realtà è frutto di un progetto portato avanti da un ricercatore inglese, Devesh Mistry, dell’Università di Leeds: una lente a cristalli liquidi che sostituisce la lente naturale dell’occhio, il cristallino, eliminando in un sol colpo la presbiopia e quindi la necessità di portare occhiali da lettura.

La presbiopia è un disturbo della vista legato all’invecchiamento dell’occhio che non è possibile prevenire. Insorge dopo i 40 anni di età ed è dovuta alla graduale riduzione della capacità di accomodazione (la messa a fuoco) del cristallino. Quando la capacità di messa a fuoco diminuisce, la persona allontana dal viso l’oggetto che vuole vedere o leggere nitidamente, finché la lunghezza del braccio non basta più e occorre indossare i famosi (e detestati) occhiali per leggere.

La lente che sta studiando questo ricercatore  (un cristallino artificiale che è inserito nell’occhio in sostituzione del cristallino umano opaco o trasparente) è costituita da cristalli liquidi, gli stessi che si trovano nei moderni telefonini o tv, ed è in grado di autoregolarsi, come l’autofocus delle macchine fotografiche, rendendo quindi la vista migliore e ottimale a tutte le distanze. Questo è possibile grazie alle proprietà dei cristalli liquidi che possono rispondere a determinati stimoli: per cui per leggere un libro o un’etichetta di un prodotto la lente si metterà a fuoco in automatico, grazie agli stimoli ricevuti dal movimento dei muscoli oculari.

Ad oggi si tratta solo di un progetto in fase sperimentale e alcuni medici oculisti invitano alla prudenza: “L’idea è affascinante – ha commentato il dottor Lucio Buratto, Direttore Scientifico del Centro Ambrosiano Oftalmico di Milano – ma “miracoli” di questo genere se ne sono visti parecchi in questi ultimi anni. Non dico che non possa funzionare ma la realtà è spesso diversa dalla teoria. Siamo in una fase sperimentale e questa lente non sarà commercializzabile prima di dieci anni. Vedremo”.

Rimanendo nel campo dei cristallini artificiali, ad oggi per chi vuole eliminare la presbiopia e i fastidiosi occhiali da lettura esistono valide alternative chirurgiche, come l’impianto di cristallini multifocali artificiali che consentono un’ottima visione da lontano e da vicino e durano tutta la vita, senza perdere mai la trasparenza e la capacità di accomodazione. In alternativa a questi interventi chirurgici, per correggere la presbiopia si può fare ricorso anche ai trattamenti Laser.

 

 

 

Cambiare il colore degli occhi? Si può fare ma è rischioso!

cambio colore occhi

Negli Stati Uniti, un’azienda della California ha messo a punto una tecnica per cambiare colore dell’iride e l’ha praticata già su diverse persone. I risultati sembrano positivi, ma i rischi al momento sono ancora troppo alti.

Il colore dell’iride è determinato dalla quantità e modalità di distribuzione della melanina, il pigmento che è anche responsabile del colore della pelle e dei capelli. In base alla quantità di melanina presente nell’iride, l’occhio può avere un’ampia variabilità di colori, che va dal nero all’azzurro. Nella popolazione mondiale il colore più diffuso è il nero o marrone, seguito a ruota dal castano chiaro e dal nocciola; segue il color ambra/giallastro, azzurro, verde, grigio e rosso (cioè gli occhi degli individui albini).

La tecnica messa a punto negli Stati Uniti si chiama Lumineyes, ed è già stata sperimentata in altri paesi (negli Usa non è stata ancora autorizzata) come il Sud America, in particolare il Brasile, dove la chirurgia estetica è molto praticata. Questa procedura utilizza un laser a bassa energia che rompe i pigmenti di melanina degli occhi scuri, trasformandoli in chiari. Questo trattamento è definitivo: il pigmento marrone, infatti, una volta tolto, non si rigenera più. L’intervento laser è eseguibile in anestesia con gocce, è di breve durata, dura solo 20 secondi; perché si verifichi il cambiamento dell’iride occorre attendere circa quattro settimane. La tecnica è ancora in fase di sperimentazione e non è approvata da nessun organo di controllo della Sanità Pubblica. Gli oculisti, al momento, sono scettici e prevedono gravi effetti collaterali; ad esempio, il pigmento liberato dall’iride potrebbe bloccare la fuoriuscita dell’umor acqueo, e quindi aumentare la pressione oculare, patologia che potrebbe portare all’insorgenza della cataratta o del glaucoma pigmentario, una grave malattia che può portare a cecità.

“Ad oggi siamo in una fase troppo sperimentale – ha affermato il dottor Lucio Buratto, direttore scientifico del Centro Ambrosiano Oftalmico di Milano – ma la richiesta di cambio di colore dell’iride da parte dei pazienti è molto alta, per cui la comunità medica non può sottovalutare questa esigenza. L’unica strada è andare avanti con la sperimentazione fino ad arrivare a tecniche efficaci e sicure”.

 

Foto by Teo Hernandez 

Come facciamo a ricordare le cose? Con gli occhi!

Foto by hobvias sudoneighm @flikr

 

I nostri occhi si muovono continuamente. Spesso sotto il nostro controllo, altre volte involontariamente. Ma oltre ad aiutarci ad orientarci nello spazio e a visualizzare la realtà che ci circonda, il movimento degli occhi può aiutarci a ricordare.

Secondo uno studio svolto dall’Università Bicocca di Milano, con la collaborazione dell’Università di Zurigo, i nostri occhi sistemano le informazioni nel cervello come se dovessimo sistemare un libro sopra uno scaffale. Gli occhi si muovono come dei puntatori laser e ordinano le informazioni negli scaffali immaginari della nostra mente, muovendosi da sinistra verso destra.

Quando dobbiamo reperire una certa informazione, muoviamo gli occhi nella stessa direzione in cui l’abbiamo ordinata in precedenza. Questa ricerca si intitola “Keeping an eye on serial order: Ocular movements bind space and time” ed è stata pubblicata sulla rivista internazionale Cognition.

I ricercatori hanno chiesto a dieci partecipanti di memorizzare una sequenza di cinque numeri, che comparivano uno alla volta al centro di uno schermo posto di fronte a loro. Successivamente hanno mostrato ai partecipanti altre sequenze di numeri, chiedendo loro di indicare verbalmente se questi facessero parte o meno della sequenza memorizzata. Nell’ultima fase i partecipanti hanno ripetuto i numeri ad alta voce, secondo l’ordine con cui li avevano memorizzati.

Per registrare i movimenti degli occhi dei partecipanti, i ricercatori hanno utilizzato il sistema EyeSeeCam, una strumentazione a infrarossi che segue la posizione degli occhi. In questo modo si è potuto monitorare la strategia visiva che i partecipanti hanno messo in atto per svolgere quanto richiesto.

Dallo studio è emerso che i partecipanti utilizzavano un metodo preciso per ricordare, vale a dire andare a prendere le informazioni immagazzinate nelle loro memoria. Gli occhi si muovevano da sinistra a destra in base alla posizione del numero da ricordare. Questo suggerisce non solo che i numeri sono stati ordinati e organizzati spazialmente nella loro memoria in un certo modo, ma anche che, per esplorare quello spazio e ricercare le informazioni, noi muoviamo gli occhi!

Sembra quindi che gli occhi siano fondamentali per trovare le informazioni immagazzinate nel nostro cervello, disposte in “scaffali” ordinati in un certo modo e in un certo spazio.

Come dire, gli occhi ci aiutano a guardare, organizzare e riconoscere la realtà esterna, ma anche i nostri ricordi. L’occhio è un organo straordinario, di cui forse non cogliamo ancora il pieno potenziale.

 

Foto by hobvias sudoneighm

La donna che può vedere 100 milioni di colori.

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Una “Super donna” riesce a individuare 100 milioni di colori, mentre normalmente l’occhio umano ne percepisce circa un milione. Si chiama Concetta Antico, ed è una pittrice australiana. Come fa ad avere questo superpotere?

In realtà questo dono ha un nome ben specifico: tetracromia. Vale a dire la capacità di vedere la luce attraverso quattro distinte fonti luminose, anziché tre, come avviene per il resto delle persone. Ciò significa che questa persona è in grado di vedere al di là di quelle lunghezze d’onda della vista di un essere umano che è normalmente tricromatica.

Facciamo un passo indietro. La visione negli umani e nel mondo animale è resa possibile grazie a particolari cellule presenti nella nostra retina (la parte dell’occhio sensibile alla luce): sono i fotorecettori. Queste cellule si dividono in bastoncelli (che consentono la visione notturna) e i coni (che consentono la visione diurna).

I coni sono divisi in tre recettori, distinti rispettivamente per il rosso, il verde e il blu. Per questo si parla di vista tricromatica. Ogni recettore può cogliere circa 100 gradazioni di colore e il cervello le combina in modo che ci siano circa un milione di sfumature distinguibili.

Nel caso della tetracromia, c’è un cono in più, posto tra il rosso e il verde, nel campo dell’arancione. Questo consente all’individuo di distinguere molte più sfumature in colori che per un individuo normale sono identici…circa 100 milioni!

Riuscite a immaginare come vedreste il mondo potendo cogliere tutte queste sfumature??

Kimberly Jameson, ricercatrice presso l’Institute for Mathematical Behavioral Sciences dell’Università della California, ha condotto uno studio sulla tetracromia di Concetta Antico, intitolato The Veridicality of Color: A case study of potential human tetrachromacy, nel quale ha analizzato alcune foto di paesaggi reali dipinti dall’artista.

In queste immagini si possono vedere i colori brillanti (ad esempio il rosso e il lilla) che Concetta ha aggiunto rispetto al paesaggio reale che ne è privo.

Tetracromia

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“Dove voi vedete verde scuro io vedo del viola, del turchese, del blu. E’ come un mosaico di colori” ha dichiarato Concetta che vive questa sua peculiare condizione come una benedizione, un autentico dono del cielo che cerca di condividere con gli alunni dei suoi corsi di pittura, ai quali cerca di spiegare e rappresentare le sfumature che si celano dietro ai “semplici” colori che si vedono normalmente.

La tetracromia si pensa sia molto più comune nelle donne rispetto che negli uomini. Ad oggi sono stati identificati solo due casi al mondo, tra cui Concetta, anche se esistono altre segnalazioni di persone potenzialmente tetracromatiche, ma ancora non vi sono conferme ufficiali.

È interessante notare che il daltonismo può essere ereditato da donne tetracromatiche. Infatti la figlia di Concetta è daltonica.

Per maggiori informazioni visitate il sito di Concetta Antico, www.concettaantico.com

Fonti per le foto: www.epochtimes.it – www.concettaantico.com

Occhi di colore diverso, come è possibile?

Occhi di colore diverso. Sono pochi al mondo ad avere questa condizione, chiamata eterocromia, ma di certo non passano inosservati, suscitando sorpresa tra chi li vede per la prima volta.

In questa immagine possiamo vedere un esempio di eterocromia dell’attrice Mila Kunis.

Eterocromia - Mila Kunis

Questa caratteristica somatica interessa l’1% della popolazione ed è causata da una diversa concentrazione di melanina nei due occhi. Se in un occhio la melanina è più concentrata che nell’altro, nel primo si assisterà a una colorazione tendente al marrone o comunque scura mentre il secondo sarà più chiaro.

Se tra gli essere umani l’eterocromia è abbastanza rara, per il mondo animale il discorso è molto diverso, essendo infatti molto più presente tra gatti, cavalli e cani.

L’eterocromia può essere presente all’interno della stessa iride: in questo caso è più corretto parlare di mosaicismo somatico. Questa condizione avviene quando le singole cellule che compongono l’iride presentano mutazioni che influenzano in modo diverso la produzione di melanina di quell’iride. Nella foto qui sotto si può vedere un caso di mosaicismo somatico nell’occhio destro dell’attrice Kate Bosworth.

Mosaicismo somatico - Kate Bosworth

L’eterocromia può essere non solo congenita (cioè presente fin dalla nascita) ma anche acquisita in seguito a traumi, reazioni a farmaci e malattie oculari come dell’iridociclite eterocromica di Fuchs, la sindrome di Horner, la sindrome di Waardenburg e il glaucoma pigmentario.

Tra i personaggi più famosi che presentano questa caratteristica vi sono anche l’attore David Bowie, Johnny Dorelli, Jane Seymour, Dan Aykroyd e personaggi storici come Carlo Magno e Alessandro Magno.

Miopia: perché è il difetto più diffuso al mondo?

E’ il difetto più diffuso al mondo, ne soffrono oltre 12 milioni di persone in Italia e il loro numero è destinato crescere. Parliamo della miopia, il difetto per cui si vede bene da vicino ma male da lontano.

miopia

I fattori che causano la miopia sono diversi: genetici, ambientali, razziali, endocrini ..  Però i due fattori principali responsabili dell’insorgenza della miopia sono sicuramente il fattore ereditario e quello ambientale, uno dei quali è  l’attività visiva da vicino. 
Negli ultimi anni, una delle cause che si aggiungono all’insorgenza della miopia è sicuramente l’uso massiccio dei dispositivi elettronici, cresciuto a livello esponenziale negli ultimi tempi: le persone leggono sempre di più a distanza ravvicinata, sviluppando molto bene la vista da vicino a discapito di quella da lontano, che viene sollecitata molto meno rispetto al passato.

A rischiare sono soprattutto i bambini, abituati fin da piccoli a usare questi apparecchi elettronici: 4 su 10 avranno qualche diottria in meno nel giro di dieci anni.

E non sono pochi quelli che passano più tempo davanti al telefonino rispetto a giocare all’aria aperta, un’attività fondamentale per sviluppare la vista da lontano. Recenti studi, svolti in Asia, hanno dimostrato che a parità di ore di studio, le classi di studenti che trascorrevano più tempo all’aria aperta avevano meno componenti miopi.
E’ tutta colpa dei telefonini e dei pc quindi? Certo che no!
Il problema risiede semmai nel loro uso: se se ne abusa e non si rispetta la distanza di sicurezza, a lungo andare guardare i monitor di smartphone o pc può comportare problemi alla vista. La distanza di lettura ideale, ad esempio, è tra i 30 e i 35 cm, poco rispettata dagli studenti e da chi usa dispositivi elettronici.

Chi fissa per molto tempo uno schermo, per esempio, riduce la capacità naturale di ‘ammiccamento’ (lo sbattere degli occhi) una funzione che aiuta a mantenere l’umidità dell’occhio. In questo modo aumentano la stanchezza e la secchezza oculare.
” Questo difetto della vista è in crescita ovunque – ha affermato il dottor Lucio Buratto, fondatore del Centro Ambrosiano Oftalmico di Milano – in alcuni Paesi dell’Asia siamo arrivati all’80% dei giovani colpiti.

Un fenomeno, quello asiatico, estremo, di cui ancora non conosciamo le cause precise.
Alle nostre latitudini non si raggiungeranno mai, fortunatamente, queste percentuali”.
Un’altra motivazione risiede allo sfruttamento della vista: oggi usiamo gli occhi molte più ore al giorno rispetto al passato, sottoponendo la nostra vista a uno stress notevole.
Se a questo si aggiunge il fatto che una buona parte della popolazione studia tra i 6 e i 20 anni di età, quindi leggendo libri o schermi a distanza ravvicinata, si può spiegare più facilmente l’aumento della miopia a livello mondiale.
I dati lo confermano: secondo un recente studio, pubblicato su ‘Ophtalmology’, oltre la metà delle persone tra 25 e 29 anni, in Europa, ha problemi di diottrie. E da una generazione a quella successiva i miopi aumentano.
L’aumento della miopia può rappresentare un problema di sanità pubblica – ha concluso il dottor Buratto – considerando che anche i problemi oculari legati a questo disturbo rischiano di
moltiplicarsi: dal glaucoma alla cataratta fino alla degenerazione della retina”.

Grazie ai progressi nella chirurgia refrattiva, oggi la miopia si può correggere. A seconda dell’entità del difetto visivo, esistono diverse soluzioni per eliminare questo difetto, a tutte le età.

 

Foto by Camera Eye Photography

Perché i neonati hanno gli occhi blu?

Forse non lo sapete, ma anche voi, da neonati, avete avuto gli occhi blu. Alcuni di voi hanno mantenuto questo colore, ma molti altri lo hanno perso. Vi siete mai chiesti il perché?

occhi azzurri bassa

Appena nati i bambini hanno tutti una colorazione degli occhi grigio-blu che rimane tale nei primi sei- nove mesi di vita. Gradualmente la pigmentazione dell’iride cambia.

Alla nascita l’iride è quasi sempre blu perché c’è poca melanina. La melanina è un pigmento che dà colore ai capelli, alla pelle e all’iride. E’ prodotta da cellule specializzate, chiamate melanociti, che si attivano solo in presenza della luce. Il neonato è stato per nove mesi al buio, nel grembo della mamma, per questo la melanina non si è attivata. I melanociti cominciano quindi a fare il loro lavoro soltanto dopo il parto.

Intorno ai sei mesi il colore degli occhi cambia di nuovo per poi stabilizzarsi intorno all’anno di vita. Ma in alcuni casi la stabilizzazione può avvenire molto dopo, intorno ai 3 anni.

Il colore finale dipende dalla quantità di melanina presente nell’occhio: in presenza di una grande quantità di pigmento marrone l’iride potrà essere scura, quando invece c’è poca melanina, il colore potrebbe essere blu.

Gli occhi scuri in genere sono predominanti: se uno dei due genitori ha gli occhi scuri, nella maggior parte dei casi anche il bambino avrà gli occhi della stessa tonalità. Ma ci sono delle eccezioni: se ad esempio la mamma ha gli occhi chiari, papà ha gli occhi scuri e il nonno paterno ha gli occhi chiari, il bambino potrebbe prendere il colore degli occhi di quest’ultimo!

Ci sono casi in cui il colore degli occhi del bambino è diverso da quello di entrambi i genitori: anche qui sono determinanti i nonni.

In ogni caso, grigio, blu, verde, marrone o nero…i colori sono tutti bellissimi!

 

Foto by Joe Jungmann