Curiosità sugli occhi

La felicità aiuta a vedere meglio

La felicità aiuta a vedere meglio

Avere rapporti sociali e familiari felici, stabili ed appaganti in età matura potrebbe aiutare – nel vero senso della parola – a vedere meglio il mondo. E’ quanto affermato dai ricercatori del Kellogg Eye Center dell’Università del Michigan in un articolo pubblicato nel mese di marzo del 2018 sulla rivista Jama Ophtalmology. Vediamo di che si tratta nel dettaglio.

Amici, parenti, affetti: una presenza importante in caso di peggioramento della visione

Secondo quanto affermato dai ricercatori, chi supera l’età matura circondato da affetti e da rapporti umani positivi ed appaganti sia in ambito familiare che sociale, ha meno probabilità di andare incontro all’intervento per la rimozione della cataratta. La famiglia e gli amici rappresentano dunque una valida motivazione ed un aiuto concreto nel prendersi cura di se stessi e del proprio apparato visivo. Il fatto stesso di parlare con amici e familiari delle proprie capacità visive, dell’eventuale peggioramento della visione, delle sensazioni che si provano, e di avere attorno a sè qualcuno di realmente interessato all’ascolto, avrebbe un notevole impatto sulle condizioni psicofisiche dei soggetti più anziani.

Lo studio

Durante la ricerca sono stati presi in esame 9.760 adulti di età maggiore di 65 anni. I soggetti aventi zero, uno oppure due familiari attorno a sè nel quotidiano hanno mostrato un 40% di possibilità in più di andare incontro all’intervento chirurgico per la rimozione della cataratta rispetto ai loro coetanei circondati da più relazioni sociali, che invece venivano accuditi, aiutati, supportati a livello pratico e psicologico.

Le conclusioni: l’isolamento sociale fa male (non solo alla vista)

L’impatto dell’isolamento sociale sulla salute sarebbe dunque innegabile. In un mondo dove la popolazione anziana è in costante crescita, è fondamentale porre l’accento sull’importanza degli affetti e dei rapporti sociali, siano essi parentali o d’amicizia, nel mantenimento di uno stato di salute psicofisica il più ottimale possibile. In particolare, avere attorno a sè coniugi o amici coetanei aiuterebbe a sentirsi maggiormente compresi ed a valutare se sottoporsi o meno alla chirurgia della cataratta con l’aiuto di persone che molto probabilmente stanno vivendo i medesimi cambiamenti fisici nello stesso momento. E’ anche vero che spesso sono i figli ad accorgersi di eventuali cambiamenti nelle capacità visive ma anche motorie o neurologiche dei genitori. Ecco perchè, concludendo, più affetti e persone realmente interessate si hanno intorno, più si rende facile gestire un problema o una patologia dalla quale altrimenti si rischia di lasciarsi sopraffare.

Fonte: https://labblog.uofmhealth.org

Prevedere chi soffrirà di perdita di memoria studiandone gli occhi? Forse sì

Prevedere chi soffrirà di perdita di memoria studiandone gli occhi? Forse sì

Un recente studio condotto da Jennifer Deal – medico ricercatore della J.Hopkins University di Baltimora (Maryland) – e pubblicato su Neurology nel febbraio del 2018, ha mostrato come i soggetti aventi una retinopatia da moderata a grave intorno ai 60 anni siano più predisposti a sviluppare problemi neurologici e di perdita di memoria intorno agli 80 anni, se paragonati ai loro coetanei aventi un apparato visivo perfettamente sano. 

Lo studio ha coinvolto 12.317 persone, le quali sono stati sottoposte ad una serie di test di memoria ed esercizi di apprendimento in tre momenti differenti: all’inizio della ricerca, dopo sei anni, e dopo 20 anni. Di queste oltre 12 mila persone, a soli 3 anni dall’inizio della ricerca, 11.692 non mostravano segni di retinopatia, 365 mostravano segni di moderata retinopatia e 256 avevano invece una grave retinopatia.

L’esito della ricerca

I soggetti aventi una retinopatia da moderata a grave hanno ottenuto un punteggio minore ai test di apprendimento e memoria ai quali sono stati sottoposti dopo 20 anni, rispetto ai loro coetanei aventi un apparato visivo sano. 

Osservare l’occhio per osservare il cervello

Lo studio, pubblicato in Neurology il 28 febbraio 2018, ha dimostrato dunque che una retinopatia moderata o grave intorno ai 60 anni predispone allo sviluppo di problemi di memoria intorno agli 80 anni. Alla base dello studio vi è l’idea che il declino cognitivo sia causato dai piccoli vasi sanguigni presenti nel cervello, che però sono impossibili da fotografare e monitorare. Perchè allora non osservare i vasi sanguigni presenti nell’occhio?

Insomma, l’integrità della retina sarebbe l’unità di misura dell’integrità dei vasi sanguigni del cervello, e ci consentirebbe di stimare lo stato di salute di un organo che non sempre è facile esaminare, permettendoci altresì di valutare il declino cognitivo di ciascun soggetto.

Limiti della ricerca

La ricerca della quale vi abbiamo parlato oggi, nonostante sia davvero interessante ed innovativa, non è esaustiva e sicuramente apre la strada ad un’ulteriore serie di studi sulla connessione tra lo stato di salute dell’occhio e quello del cervello e sull’uso dell’occhio come “indicatore” della situazione cognitiva degli individui. Inoltre, Jennifer Deal ha sottolineato come un potenziale limite della ricerca abbia sede nel fatto che, per ciascun individuo, è stato preso in esame un solo occhio.

Fonte: www.aan.com

Blefarite, conosciamo meglio questo disturbo

Blefarite, conosciamo meglio questo disturbo

La blefarite è un disturbo del quale forse spesso avete sentito parlare. Da non confondere con la congiuntivite, l’orzaiolo o il calazio, la blefarite è un’infiammazione del blepharon, termine greco che sta ad indicare il bordo ciliare della palpebra. Le cause della blefarite sono molteplici, e le accortezze da mettere in atto per non incorrervi altrettante. Vediamo il tutto nel dettaglio.

Quali sono le cause della blefarite?

All’interno dell’occhio vi sono delle ghiandole – chiamate ghiandole di Meibomio, dal nome del loro scopritore, Heinrich Meibon – aventi lo scopo di produrre una speciale secrezione lipidica che mantiene l’occhio umido ed idratato. Quando queste importanti ghiandole secernono troppo o troppo poco, la palpebra si può irritare, innescando una blefarite. Tra le altre cause della blefarite, troviamo alcune malattie della pelle, come l’eczema seborroico, problemi di tipo alimentare, come un’avitaminosi o un problema di dispepsia, il diabete oppure altri fattori di tipo ambientale, quali l’inquinamento, la polvere, il fumo di sigaretta, la salsedine, il cloro. Le blefariti possono essere altresì innescate oppure complicate dalla presenza di batteri, che possono aggiungere una componente di tipo infettivo.

Quali sono i sintomi della blefarite?

La blefarite si presenta con una sensazione di calore e di bruciore al bordo palpebrale. Come conseguenza di queste sensazioni, il paziente è spinto a toccarsi e sfregarsi l’occhio, peggiorando la situazione. E’ bene, infatti, cercare di non toccare la parte irritata: si rischia di innescare un meccanismo di gonfiore e di dolore altrimenti evitabili.

Come si può risolvere la blefarite?

Dopo un attento esame dell’occhio, il vostro medico specialista deciderà quale terapia sia migliore per il vostro caso specifico. Generalmente, la blefarite viene curata con colliri antinfiammatori ed antibiotici. Il vostro oculista vi raccomanderà inoltre di non toccarvi, di usare sempre asciugamani personali e puliti, di evitare l’uso di lenti a contatto e di prodotti cosmetici che potrebbero peggiorare l’irritazione. Inoltre, per facilitare il processo di guarigione, è fondamentale avere uno stile di vita sano, alimentandosi correttamente con tanta frutta e verdura di stagione, limitando gli zuccheri e la caffeina e, se possibile, evitando di fumare. Non dimentichiamo, infine, che una blefarite trascurata o mal curata può anche tendere a divenire cronica: una conseguenza spiacevole che è bene evitare.

Pensi di soffrire di blefarite o vuoi semplicemente prenotare un controllo della vista? Chiamaci!

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Quando anche l’occhio “beve” thè verde

Si sente spesso parlare degli innumerevoli benefici del the verde, quasi fosse un elisir di lunga vita. Ma quali sono le proprietà di questa incredibile bevanda di origine orientale? Come mai fa così bene, e a cosa in particolare? E’ vero che è un toccasana anche per gli occhi? E soprattutto, come si prepara per trarne il massimo beneficio? Vediamo quali sono le risposte a questi quesiti.

Thè verde, una bevanda antichissima dalle mille proprietà benefiche

Il thè verde è una bevanda dalle origini davvero molto antiche. La sua origine è cinese, ed è da sempre una delle bevande maggiormente consumate in tutto il Medio Oriente ed Oriente. Recentemente tuttavia, il the verde ha trovato ampia diffusione anche in Occidente, dove tradizionalmente si è sempre consumato the nero. Responsabili di questo “cambio di rotta” sono le innumerevoli e comprovate virtù benefiche di questa straordinaria bevanda. Non sono pochi, infatti, gli scienziati ed i ricercatori che hanno dedicato studi ed analisi al the verde, onde individuarne le proprietà. Che sembrano essere ogni giorno di più.

La top 9 delle proprietà del thè verde

  1. Antiossidante naturale: tra gli “ingredienti” più preziosi contenuti nel the verde troviamo i polifenoli e i bioflavonoidi. Si tratta di importanti sostanze anti radicalizzanti e ed antiossidanti, che aiutano, favoriscono ed incentivano la rigenerazione cellulare, ritardando l’invecchiamento e prevenendo l’insorgenza di tumori.
  2. “Collutorio” naturale: il thè verde contiene un antibatterico capace di neutralizzare lo Streptococcus mutans, un batterio spesso presente nel cavo orale, responsabile dell’insorgenza di carie. Bere thè verde, insomma, aiuta anche a disinfettare la bocca!
  3. Protettivo della pelle: il the verde contiene una sostanza, l’EGCG, una catechina responsabile di proteggere la pelle dall’insorgenza di tumori, difendendola in modo naturale dall’aggressione dei raggi UV dannosi.
  4. Ottimo per prevenire il diabete: la catechina di cui abbiamo parlato sopra è ottima anche per tenere sotto controllo i livelli di zucchero nel sangue. Una buona tazza di the verde è consigliata dunque anche a chi è a rischio di diabete o soffre di diabete.
  5. Ottimo per tenere a bada il colesterolo: anche in questo caso chiamiamo in causa la catechina EGCG, che riesce, tra le altre cose, a tenere le arterie “pulite” ed a prevenire l’accumulo di colesterolo dannoso nel sangue.
  6. Drenante: a proposito di grassi, il the verde è anche un eccellente drenante, perfetto per eliminare i grassi e prevenire l’obesità.
  7. Ottimo per l’apparato cardiocircolatorio: i flavonoidi contenuti nel thè verde, grazie alle loro eccellenti proprietà antiossidanti, aiutano a tenere sotto controllo la pressione sanguigna, proteggendo l’organismo da eventuali ictus.
  8. Protettivo dell’utero: secondo uno studio recente, le sostanze contenute nel thè verde sono anche ottime per aiutare chi soffre di fibroma uterino, poichè ne riducono il volume ed il peso in modo del tutto naturale.
  9. Protettivo dell’apparato respiratorio: il thè verde è anche un ottimo antibatterico nei confronti dei batteri responsabili dell’insorgenza della polmonite. Sembra che consumare the verde quotidianamente riduca drasticamente il rischio di morire di polmonite.

The verde, un vero toccasana per i tuoi occhi

Non potevamo non concludere questo breve excursus sulle proprietà del the verde andando ad approfondire le proprietà eccezionali che questa bevanda ha nei confronti del benessere del nostro apparato visivo. Il the verde è ottimo per prevenire le malattie dell’occhio, in primis la cataratta ed il glaucoma. Il merito sarebbe ancora una volta delle catechine, in particolare l’epigallocatechina, una sostanza che sarebbe in grado di andare a depositarsi proprio sui tessuti oculari. Gli scienziati sono rimasti molto colpiti dalla capacità di queste sostanze di passare dal tratto gastrointestinale ai tessuti oculari: a seguito di un esperimento condotto da scienziati giapponesi, è emerso infatti che cornea, sclera, cristallino, vitreo e retina mostravano tracce di questa preziosa catechina. L’azione dell’epigallocatechina sui tessuti oculari è di tipo antiossidante: essa va infatti a proteggere l’occhio dagli stress ossidativi, mantenendo i tessuti giovani, ben ossigenati, favorendone il rinnovamento e prevenendo malattie quali il glaucoma e la cataratta.

Come trarre il massimo dal thè verde?

Ora che abbiamo visto le innumerevoli proprietà del the verde, vediamo anche come trarre il meglio da questa strepitosa bevanda di origine orientale. Bevete una o due tazze al giorno di thè verde lontano dai pasti: in questo modo darete modo alle sostanze in esso contenute di sprigionarsi al meglio, senza interferire con la digestione.

Per ciò che concerne la preparazione del thè, l’acqua di infusione non deve raggiungere i 100 gradi, ma gli 85. Se non avete un termometro da cucina, potete dunque spegnere la fiamma quando vedete le prime bollicine sulla superficie dell’acqua. Dopodichè procedete con l’infusione, che deve durare due o tre minuti solamente. Gustate il thè verde sia caldo che freddo.

 

Visual training, quando la ginnastica è per gli occhi

Avete mai sentito parlare di visual training? E’, in poche parole, la ginnastica oculare: compiere una serie di esercizi con gli occhi, aiuta a tenerli sani e in forma, proprio come accade con il resto del corpo. Vediamo di che si tratta nel dettaglio.

Il visual training optometrico o ginnastica oculare include una serie di esercizi volti a migliorare le “prestazioni” dei nostri occhi, allenandoli a controllare i movimenti, la messa a fuoco, la fissazione degli oggetti e, di conseguenza, migliorando la qualità della visione, anche in soggetti che indossano lenti o occhiali. Forse non ci avete mai fatto caso, ma nel corso della giornata si tende ad “usare” gli occhi in modo del tutto involontario: cosa succederebbe invece, se si facesse maggiore attenzione all’uso che si fa del proprio apparato visivo?

L’obiettivo del visual trainig è proprio quello di allenare l’occhio, e di conseguenza il cervello, a compiere delle azioni ben precise onde osservare, mettere a fuoco e rielaborare quello che si trova davanti a noi. Attraverso una serie di movimenti ed esercizi lenti e controllati, si impara insomma a fare “buon uso” del proprio apparato visivo, rinforzando i muscoli oculari, migliorando la visione e dunque la trasformazione della visione in informazione. Non dimentichiamo, infatti, che il cervello svolge un ruolo fondamentale nel processo visivo, dunque imparare a interpretare e decodificare l’informazione è fondamentale anche per il buon andamento delle funzioni cognitive.

Quali sono le “competenze” che si possono allenare con il visual training?

Tramite il visual training, si allena l’occhio ad eseguire una serie di operazioni in modo controllato. Come già accennato, si tratta di operazioni che, nel quotidiano, eseguiamo spontaneamente: tuttavia, se impariamo ad eseguirle con cognizione di causa, scopriremo che l’apparato visivo è uno strumento davvero efficiente, e potremo anzi migliorare l’uso che ne facciamo, con grande beneficio in termini di riduzione della tensione e di qualità della visione.

La ginnastica oculare allena l’occhio alle seguenti operazioni:

  • Fissazione: riuscire a fissare con attenzione uno o più oggetti fermi davanti a noi, spostando l’attenzione dall’uno all’altro
  • Messa a fuoco: controllare la messa a fuoco, osservando diversi oggetti posti a distanze differenti
  • Inseguimento: seguire con lo sguardo un oggetto o più oggetti in movimento
  • Visione periferica: prestare attenzione non solo a quello che si trova davanti a noi, ma anche a livello periferico, registrando ciò che si vede e traducendolo in informazione
  • Percezione della profondità: percezione delle distanze che intercorrono tra un oggetto e l’altro, esercitando la vista alla valutazione degli spazi tridimensionali intorno a noi
  • Binocularità: mantenere il controllo di entrambi gli occhi ed usarli in modo perfettamente simultaneo

Quali sono gli obiettivi che si possono raggiungere tramite il visual training?

Il visual training consente di rilassare gli occhi, di allentare la tensione muscolare, di tonificare i muscoli oculari ed in generale tutto l’apparato visivo e di potenziarne la funzionalità. Naturalmente, la ginnastica oculare non è in grado di correggere alcun difetto refrattivo, ma sicuramente è ottima per mantenere la funzione visiva allenata ed al massimo delle proprie potenzialità.

A chi è consigliato il visual training?

Il visual training è ottimo per esempio per i videoterminalisti, che possono eseguire gli esercizi durante le pause di lavoro, per gli autisti, durante le soste tra un viaggio e l’altro, a chi legge molto, a chi fa largo uso dei devices elettronici, a chi passa molto tempo davanti alla tv e, più in generale, a chi è super impegnato nel lavoro dal mattino fino a sera.

 

 

 

 

 

Mosche volanti, quali soluzioni?

Alcuni giorni fa abbiamo affrontato l’argomento delle mosche volanti, spiegando brevemente come si manifesta questo tipo di disturbo e perchè insorge. Abbiamo anche accennato a possibili soluzioni, terapeutiche e chirurgiche. Oggi vogliamo entrare nel merito del trattamento delle mosche volanti: quando è il caso di intervenire? Che cosa si può fare per eliminarle? Vediamo nel dettaglio le risposte a questi quesiti.

Mosche volanti: conviverci oppure eliminarle?

Innanzitutto è bene ribadire che le miodesposie, comunemente note come “mosche volanti”, sono un fenomeno del tutto normale e fisiologico, conseguenza del naturale invecchiamento del vitreo. La struttura vitreale, come abbiamo avuto modo di accennare in precedenza, è composta da collagene, una sostanza gelatinosa che, con l’andare degli anni, tende a perdere la sua naturale omogeneità e ad addensarsi sotto forma di accumuli.

Le mosche volanti non sono dunque al di fuori dell’occhio ma al suo interno. Poichè si tratta di un fenomeno naturale e fisiologico, nella maggior parte dei casi si consiglia al paziente di soprassedere e di conviverci in modo “pacifico”. In fondo, le mosche volanti risultano molto evidenti solo se si guarda verso una fonte di luce molto intensa (per esempio, se si guarda verso il cielo in estate), ma nel corso della giornata non sono eccessivamente fastidiosi.

Leggi anche. Mosche volanti, quando preoccuparsi.

In alcuni casi, tuttavia, gli addensamenti di collagene sono particolarmente numerosi ed il fenomeno diventa fastidioso e poco sopportabile per il paziente. Cosa fare allora? Le strade che il vostro oculista di fiducia andrà a consigliarvi sono generalmente tre. Vediamole di seguito.

3 strade possibili per dire addio alle mosche volanti

1 – La prima strada che il vostro medico oculista di fiducia vi consiglierà è sicuramente quella di assumere, per via orale, un integratore di vitamine, sali minerali ed aminoacidi. Il medico vi consiglierà anche di bere molto, perchè il vitreo (come un pò tutte le cellule del nostro corpo) per mantenersi in salute ha bisogno di essere molto idratato. Vi sembrerà una banalità, ma bere molto è di grande aiuto per mantenere il vitreo in salute e prevenire eventuali danni alla retina.

2 – Qualora le miodesposie siano invece fastidiose ed invalidanti, il vostro medico oculista valuterà se intraprendere la strada dell’intervento laser. L’intervento laser per l’eliminazione delle mosche volanti prende il nome di laservitreolisi e si esegue grazie ad uno speciale laser chiamato YAG, la cui lunghezza d’onda consente di andare a distruggere i tessuti laddove il medico decide di intervenire. E’ lo stesso laser che si usa anche per risolvere, ove necessario, il glaucoma. Per ciò che concerne il trattamento delle mosche volanti, la laservitreolisi consiste nella distruzione degli addensamenti di collagene tramite il laser. La laservitreoilisi è un intervento molto delicato che va valutato con molta attenzione e che va eseguito solamente da un medico particolarmente esperto: perizia, grande competenza ed esperienza sono alla base della buona riuscita di questo genere di intervento che, vi ricordiamo, non è del tutto risolutivo. Il laser infatti va a distruggere solamente gli addensamenti più grandi, ed interviene a debita distanza dalla retina, ecco perchè alcuni addensamenti non si possono eliminare durante l’intervento.

Leggi anche. Glaucoma, intervista al dott.Belloni

3 – La terza soluzione che il medico potrebbe prospettarvi è anche la meno comune vitrectomia. La vitrectomia è un intervento che si esegue generalmente quando il fenomeno delle mosche volanti è connesso ad altre complicazioni, come ad esempio un danno alla retina, dovuto proprio alla trazione del vitreo su di essa. Con la vitrectomia, il vitreo viene tolto, tutto o in parte, attraverso uno speciale strumento, e sostituito con una sostanza generalmente gassosa.

Conclusioni

In conclusione, le strade per trovare una via risolutiva alle mosche volanti sono quelle sopracitate, tuttavia il laser e la vitrectomia vengono eseguite solo in casi molto particolari e laddove si possono presentare delle complicazioni. In linea generale, il consiglio che diamo è quello di bere molto, praticare sport e mantenersi giovani ed attivi, assumendo, se consigliato dal medico, alcuni integratori di vitamine e sali minerali.

 

Spirulina, l’alga del benessere

Era il 1974 quando la Conferenza Mondiale dell’Alimenatazione dell’ONU la definiva come “alimento del futuro”, mentre l’Organizzazione Mondiale della Sanità la indicava quale “miglior cibo del XXI secolo”: ci riferiamo alla spirulina, un’alga particolarmente nutriente, definita per questo “super food”, salita tuttavia alla ribalta nel nostro paese solo negli ultimi anni. Vediamo di che si tratta.

Spirulina: un cibo antico come l’uomo

Anche se probabilmente molti di voi ne avranno sentito parlare solo in tempi recenti, la spirulina è un’alga antichissima. Si chiama spirulina semplicemente perchè la sua forma è ricorda quella di una spirale. Questa forma elicoidale le consente di spostarsi sulla superficie delle acque dolce nelle quali vive. Scoperta ufficialmente nel 1964 da un botanico belga, Jean Léonard, sembra tuttavia che la spirulina fosse già ben nota alle popolazioni precolombiane. Oggi la spirulina viene raccolta e consumata in ampia misura delle popolazioni dell’Africa centrale, che la trovano in abbondanza in particolare nelle acque del lago Cossorom. Qui, la spirulina viene usata per preparare una pietanza brodosa molto nutriente.

Un superfood ricco di elementi nutritivi

Come accennato, la spirulina è un vero e proprio superfood, ovvero un alimento molto ricco di elementi preziosi per la salute ed il benessere del nostro organismo. Essa contiene una vasta gamma di vitamine del gruppo B (B1, B2, B3, B5 (acido pantotenico), B6, B7 (inositolo) B9, B12, ma anche vitamina A, D, K, vitamina H (biotina) e vitamina E (alfa-tocoferolo). Oltre a questo generoso mix di vitamine, la spirulina contiene anche proteine, carboidrati e fibre, e poi ancora sali minerali a volontà, amminoacidi e acidi grassi essenziali. Insomma, un vero toccasana per il nostro organismo!

Ecco le proprietà della spirulina

Abbiamo elencato gli innumerevoli principi nutritivi contenuti nella spirulina, ma forse i meno esperti di chimica si chiederanno quali siano, in poche parole, le proprietà dei questa portentosa alga. E’ presto detto: l’alga spirulina è un’alga della salute, ricca di proprietà:

  • nutritive
  • antiinfiammatorie
  • antiossidanti
  • tonificanti
  • ricostituenti
  • antivirali
  • anticoagulanti
  • immunostimolanti

La spirulina apporta una vasta gamma di benefici

  • è un agente chelante, dunque attira a sè le tossine ed aiuta ad eliminarle (si pensi ai metalli pesanti)
  • è un antiossidante ideale nei casi di ipercolesterolemia, perchè aiuta a mantenere basso il livello del colesterolo “cattivo”, quello che si deposita nelle arterie
  • aiuta a mantenere belli e sani gli annessi cutanei, grazie ai suoi innumerevoli minerali (ottima anche contro l’acne, ma in generale contro l’invecchiamento cutaneo)
  • è un supporto nutritivo per chi segue una dieta vegetariana o vegana, perchè consente di introdurre un buon apporto proteico
  • aiuta i soggetti diabetici ad abbassare in livello di insulina nel sangue
  • aiuta chi intende dimagrire, per il suo potere saziante
  • è perfetta per garantire il buon funzionamento delle attività intestinali ed è d’aiuto a chi soffre di colon irritabile

L’alga della memoria e del buonumore

Grazie al suo notevole apporto di triptofano, un aminoacido essenziale responsabile del buon andamento delle funzioni cognitive e del rilascio di serotonina e della melatonina, la spirulina è anche l’alga della memoria, della prontezza mentale e del buon umore. Chi la assume riferisce infatti un notevole miglioramento delle capacità di attenzione e di memoria, oltre che un generale miglioramento anche del tono dell’umore. E’ ottima dunque se assunta in periodi di particola stress psicologico e mentale.

E per la vista?

Ma veniamo ai benefici dell’alga spirulina per la vista e per l’apparato visivo. Come già detto, la spirulina è ricchissima di vitamine, in particolare di vitamina A, la quale garantisce un utilissimo apporto di betacarotene, indispensabile per il benessere del nostro apparato visivo. La quantità di betacarotene contenuta nell’alga spirulina supera di 10 volte quella contenuta nelle carote, alimento largamente noto per i suoi benefici sull’apparato visivo.

Ricca di betacarotene, prezioso “ingrediente” per la cornea e la retina

La vitamina A contenuta nella spirulina è ottima per mantenere la cornea giovane ed in salute e per garantire che la retina lavori sempre con la massima efficienza, convertendo gli stimoli luminosi in informazione visiva. Insomma, l’occhio ha bisogno di grandi quantità di vitamina A e betacarotene per mantenersi giovane ed efficiente, e la spirulina sembra proprio essere un ingrediente prezioso per il raggiungimento di questo scopo.

Come assumere la spirulina?

La spirulina è presente oggi in commercio sotto diverse forme. La trovate nei negozi di alimentazione biologica e nelle erboristerie, sotto forma di tavolette, pastiglie o polvere. Non esitate a farvi consigliare dal vostro naturopata o erborista di fiducia per ulteriori informazioni circa questa alga così ricca di elementi nutritivi.

Leggi anche: Cataratta, la top list dei consigli per prevenirla

Maculopatia e fluttuazioni ormonali: quale connessione?

Uno studio dal titolo “Effect of sex steroid hormone fluctuations in the pathophysiology of male- retinal pigment epithelial cells,” condotto dai ricercatori dello Sbarro Institute di Philadelphia e pubblicato sul Journal of Cellular Physiology mostra come le oscillazioni degli ormoni sessuali abbiano un’influenza sulla retina e siano in grado di predisporre allo sviluppo di alcune patologie della stessa, in primis della maculopatia.

Ecco la teoria proposta dallo studio

Le fluttuazioni ormonali che avvengono durante l’invecchiamento dell’apparato riproduttivo insomma potrebbero essere in grado di condizionare anche l’invecchiamento della retina, e con esso le patologie ad essa connessa. Dati clinici alla mano, gli autori dello studio ne sono fermamente convinti. Lo studio – condotto dallo Sbarro Institute di Philadelphia diretto dal professor Antonio Giordano, già ordinario di Anatomia e Istologia Patologica presso l’Università di Siena ha l’obiettivo di cercare di capire se il genere maschile sia più o meno predisposto a sviluppare alcune patologie della retina, nello specifico la degenerazione maculare senile.

Dubbi sulla patogenesi della degenerazione maculare senile

La degenerazione maculare senile è una patologia ampiamente osservata, studiata ed approfondita dalla medicina e dalla ricerca. Tuttavia, la sua patogenesi non trova ancora spiegazione precisa. La degenerazione maculare senile è stata spesso associata all’ipertensione, all’ipercolesterolemia, all’obesità, all’invecchiamento, alla familiarità, all’arteriosclerosi, con risultati sempre incerti, molto probabilmente perchè causata da un incrocio di fattori.

Leggi anche: intervista al Dottor Cereda, esperto di maculopatia e patologie della retina

Lo studio del professor Giordano

Al fine di mimare gli effetti delle oscillazioni di estradiolo e progesterone tipici dell’invecchiamento, il dott. Giordano ha “bombardato” le  cellule dell’epitelio pigmentato retinico ad un’esposizione di questi ormoni “prolungata e cronica”. I risultati hanno mostrato come l’esposizione all’estradiolo porti alla morte ed alla necrosi delle cellule in questione.

Conclusioni

Nonostante i risultati dello studio, ad oggi l’influenza degli ormoni sessuali sul benessere dell’occhio non è ancora ben chiara, così come non è possibile affermare con totale certezza che vi sia una differenza di genere nello sviluppo delle patologie della retina ed in particolare della degenerazione maculare senile. E’ anche vero, che i fenomeni che sono alla base delle differenze di genere ed i meccanismi legati all’invecchiamento peculiari dei due sessi non andrebbero comunque ignorati in ogni caso. 

Quando la ricerca si occupa della popolazione

E’ sempre interessante approfondire e leggere – anche solo per curiosità – gli ultimi studi relativamente ai temi più attuali in fatto di salute. L’invecchiamento della popolazione – conseguenza diretta dell’incremento del benessere generale e dei progressi della tecnologia e della farmacologia – sta portando sempre più alla ribalta patologie direttamente connesse con l’avanzare dell’età come, nel nostro caso, la degenerazione maculare senile e la cataratta. Non a caso, oltre agli studi emergenti come quello sopra citato, anche a livello istituzionale si sta facendo molto per tutelare ed aiutare gli individui più avanti con gli anni, attraverso una serie di iniziative volte, in primis, alla prevenzione. Per fare un esempio su tutti, è in corso la Prima Campagna Nazionale per la Prevenzione e Diagnosi della Maculopatia, una grande occasione di prevenzione per gli over 50 di tutta Italia. Verifica subito la disponibilità nella tua città, e prenota oggi stesso il tuo screening gratuito.

Disabilità visiva: quando la tecnologia è sinonimo di autonomia

Dall’inizio del Novecento ad oggi, la strada per il raggiungimento dell’autonomia visiva da parte di ipovedenti e non vedenti è stata lunga e tortuosa. Un museo itinerante – il Museo Italiano delle Tecnologie per Disabili Visivi – ci racconta, attraverso una selezione di ausili per la visione, la storia di questo lungo e faticoso percorso. Oggi che la tecnologia ci è più che mai d’aiuto nel raggiungimento di una visione pressoché perfetta, ci piace e ci incuriosisce rivedere questi ausili, comprendere le esigenze che vi stanno a monte, scoprirne l’uso ed immedesimarci negli ipovedenti di qualche manciata di decenni fa. Per capire chi siamo e, soprattutto, da dove veniamo.

Il Museo Italiano delle Tecnologie per Disabili Visivi è oggi visitabile in località Piombino Dese, in provincia di Padova, a qualche chilometro dalla fondazione che l’ha voluto e realizzato: ci riferiamo alla fondazione Lucia Guderzo, giovane matematica, scomparsa prematuramente all’età di soli 54 anni, che ha dedicato la sua esistenza alla trascrizione di tanta letteratura scientifica in braille, così da consentire anche agli ipovedenti e non vedenti l’accesso alla scienza ed alla cultura. La fondazione, che porta il suo nome, e che lei stessa ha inaugurato con tenacia e grande entusiasmo, ha l’obiettivo, con l’aiuto della tecnologia, di garantire l’autonomia visiva ai soggetti con disabilità.

Quando l’imprenditoria si fa virtuosa, è d’aiuto agli altri

Il Museo Itinerante a cura della Fondazione Lucia Guderzo, inaugurato proprio il 13 dicembre, giorno in cui si festeggia Santa Lucia, protettrice degli occhi e della vista, vuole essere dunque un segno per tutte le donne che credono in loro stesse, che hanno voglia di affermarsi come imprenditrici ma, soprattutto, che intendono portare avanti un progetto nel quale credono fermamente, nel caso specifico quello dell’aiuto e sostegno degli individui con disabilità a raggiungere l’autonomia visiva.

100 anni di progressi per l’inclusione sociale dei soggetti ipovedenti

Visitare il Museo consente dunque di vedere e conoscere tutti quegli ausili che, nel corso del Novecento, sono stati progettati proprio per venire in aiuto a chi aveva la necessità di superare le disabilità visive, andando a toccare con mano i grandissimi progressi che la tecnologia che compiuto in soli 100 anni. Oggi che gran parte delle disabilità visive sono superabili grazie alla tecnologia applicata alla chirurgia oftalmica, viviamo in un paese dove la carenza di vista è un limite ampiamente valicabile e superabile. Un paese moderno, capace di crescere a livello sociale ed economico, dove la parola d’ordine è salute, dove l’inclusione sociale è più che mai una consuetudine e dove il raggiungimento dell’autonomia visiva deve essere la normalità.

In Camo crediamo fermamente nel progresso sociale ed economico come risultato del progresso tecnologico che, applicato alla conoscenza medica, ci consente di offrire ai nostri pazienti una visione ottimale e, di conseguenza, una piena inclusione sociale, realizzando e compiendo così l’ambizioso progetto di Lucia Guderzo.

Dai primi ausili alla tecnologia Lasik

Se qualche decennio fa taluni ausili come l’Optacon (un lettore elettronico con una particolare matrice ad aghi che consentiva di decodificare il testo scritto) o il primo “computer per ciechi” si ponevano come soluzioni d’avanguardia per consentire a ciechi o ipovedenti di superare i loro limiti visivi, da allora la tecnologia ha fatto passi da gigante.

L’esempio più lampante dei progressi tecnologici applicati alla medicina oftalmica è dato da Lasik, il primo laser ad eccimeri al mondo usato per la correzione dei difetti visivi, del quale il Dott.Buratto è stato, in Italia, pioniere. Un grande traguardo che la scienza è riuscita a superare, al fine di garantire l’autonomia visiva ad un numero sempre maggiore di pazienti.

Contattaci senza indugio per conoscere meglio la tecnologia Lasik e tutti gli altri trattamenti che mettiamo a tua disposizione per superare i difetti visivi e curare le patologie dell’occhio. Siamo a tua disposizione per qualunque dubbio o richiesta di informazione.

 

Lasik: il Dottor Lucio Buratto è stato fra i primi al mondo a utilizzarla

La tecnica LASIK  (Laser-ASsisted In situ Keratomileusis) è la tecnica Laser più utilizzata al mondo per correggere i difetti visivi come miopia, ipermetropia e astigmatismo ed il dottor Lucio Buratto, direttore scientifico di CAMO – Centro Ambrosiano Oftalmico di Milano è stato il primo oculista al mondo ad utilizzare il laser ad eccimeri nella modalità che poi ha preso il nome di Lasik.

La sua esperienza e il suo senso di innovazione lo hanno spinto a perfezionare poi ulteriormente la tecnica che oggi è la più utilizzata per correggere i difetti visivi, dando quindi un contributo fondamentale all’oftalmologia internazionale e diventando uno dei medici oculisti più apprezzati al mondo.

 La LASIK di oggi combina un taglio lamellare della cornea ( realizzato in alcune strutture ancora con metodi puramente chirurgici cioè con il microcheratomo e, nelle cliniche più all’avanguardia, con il modernissimo Laser a Femtosecondi,) all’impiego del Laser a Eccimeri per il modellamento della cornea tramite la fotoablazione.

L’operazione LASIK di oggi si suddivide in due parti:

  1. Si esegue una cosiddetta “incisione lamellare” sulla cornea, con il laser a femtosecondi.
  2. Successivamente, nella parte interna della cornea esposta, si effettua il trattamento con il laser ad eccimeri che corregge il difetto visivo. Infine, la lamella precedentemente incisa viene poi riposizionata senza necessità di sutura e senza bendaggio: basta un paio di occhiali da sole scuri

tecnica Lasik

Ma non è sempre stato così …ci sono voluti decenni di studi e perfezionamenti per arrivare alla metodica oggi utilizzata.

Vediamo insieme la storia affascinante di questa tecnica che ha cambiato il modo di vedere e ha permesso a milioni di persone nel mondo di eliminare i difetti visivi e vedere con i propri occhi senza l’uso di occhiali.

PRIMA DELLA LASIK

Le origini della Lasik sono da ricercare nella tecnica della cheratomileusi realizzata dal dottor José Barraquer di Bogotà nel 1949. Barraquer fu il primo a concepire l’idea di scolpire ( = modificare la forma )  la cornea per correggere i vizi di refrazione, ma eravamo ancora lontani dall’utilizzo del Laser. Per molti anni si fecero sperimentazioni e fu in quegli anni che vennero definiti i principi delle tecniche chirurgiche lamellari a scopo refrattivo valide ancora oggi.

In  un primo tempo la lamella corneale era dissezionata manualmente (poi congelata e solo in seguito modellata), si passò poi a una dissezione tramite uno strumento specifico, il microcheratomo (una specie di piccola pialla chirurgica motorizzata). E’ del  1958  il primo prototipo di microcheratomo inventato ed utilizzato da J. Barraquer.

La tecnica successivamente fu rivista e rielaborata da altri chirurghi che la resero, grazie anche all’avvento di nuove tecnologie, più semplice e più affidabile. Uno dei problemi maggiori della tecnica originale era la necessità di congelare la lamella dissezionata prima di poterla modellare: con la tecnica planare senza congelamento di Krumeich, si superò questo problema.

Il passo successivo fu l’esecuzione del taglio refrattivo in situ sulla cornea (usando ancora il microcheratomo) per accorciare i tempi dell’operazione e ottenere  un recupero post operatorio ancora più veloce ; ciò fu reso possibile dal dottor Louis Ruiz di Bogotá che introdusse la tecnica della cheratomileusi in situ, presentata  all’American Accademy of Ophtalmology a Dallas nel 1986.

L’AVVENTO DELLA LASIK COME TECNICA CHIRURGICA

Con i progressi del microcheratomo, la precisione della procedura aumentò, le complicazioni diminuirono, la tecnica cominciò a diffondersi tra un numero sempre maggiore di chirurghi corneali che erano comunque molto pochi. Con l’introduzione del laser ad eccimeri ad opera di Lucio Buratto la vecchia cheratomileusi venne completamente ripensata, associandola all’utilizzo del Laser.  Questa tecnica , chiamata allora ELISK = Excimer Laser Intra Stromal Keratomileusis  richiedeva ancora sutura e il dottor Pallikaris ebbe l’idea di non eseguire il taglio corneale sui 360° ma di lasciare una parte non tagliata, una cerniera, con lo scopo di evitare la sutura.

 Nel 1989 il dottor Lucio Buratto eseguì il primo intervento di associazione (mileusi-eccimeri) e nel 1991 Pallikaris, a Creta sviluppò la tecnica senza sutura con ablazione laser in situ, che venne chiamata Lasik.

Nel 1996 Buratto ha modificato la tecnica LASIK con l’introduzione della tecnica “Down-up Lasik”: il taglio non è più eseguito in senso orizzontale ma verticalmente.

Questa è la tecnica oggi più utilizzata al mondo e la si deve all’esperienza e al senso di innovazione e di visione del dottor Lucio Buratto.

Altri medici ed altre tecnologie, il laser a femtosecondi, perfezionarono poi questa tecnica che oggi è la più utilizzata al mondo per correggere i difetti visivi.

PERCHÉ’ È LA TECNICA Più UTILIZZATA AL MONDO?

Perché la LASIK è la tecnica più utilizzata al mondo per correggere difetti visivi come miopia, ipermetropia e astigmatismo ?

Perché, oltre che essere semplice e per nulla invasiva è eseguibile con poche gocce di collirio anestetico ; l’intervento dura solo pochi minuti ed  ha un decorso postoperatorio senza disturbi.

Il recupero visivo è rapido ed avviene in poche ore.

Se desiderate maggiori informazioni sull’intervento Lasik per correggere i difetti visivi scrivete a visite@camospa.it oppure chiamate lo 02 63 61 191.