Notizie dal Centro Camo, sulle attività della clinica e del dottor Lucio Buratto

La felicità aiuta a vedere meglio

La felicità aiuta a vedere meglio

Avere rapporti sociali e familiari felici, stabili ed appaganti in età matura potrebbe aiutare – nel vero senso della parola – a vedere meglio il mondo. E’ quanto affermato dai ricercatori del Kellogg Eye Center dell’Università del Michigan in un articolo pubblicato nel mese di marzo del 2018 sulla rivista Jama Ophtalmology. Vediamo di che si tratta nel dettaglio.

Amici, parenti, affetti: una presenza importante in caso di peggioramento della visione

Secondo quanto affermato dai ricercatori, chi supera l’età matura circondato da affetti e da rapporti umani positivi ed appaganti sia in ambito familiare che sociale, ha meno probabilità di andare incontro all’intervento per la rimozione della cataratta. La famiglia e gli amici rappresentano dunque una valida motivazione ed un aiuto concreto nel prendersi cura di se stessi e del proprio apparato visivo. Il fatto stesso di parlare con amici e familiari delle proprie capacità visive, dell’eventuale peggioramento della visione, delle sensazioni che si provano, e di avere attorno a sè qualcuno di realmente interessato all’ascolto, avrebbe un notevole impatto sulle condizioni psicofisiche dei soggetti più anziani.

Lo studio

Durante la ricerca sono stati presi in esame 9.760 adulti di età maggiore di 65 anni. I soggetti aventi zero, uno oppure due familiari attorno a sè nel quotidiano hanno mostrato un 40% di possibilità in più di andare incontro all’intervento chirurgico per la rimozione della cataratta rispetto ai loro coetanei circondati da più relazioni sociali, che invece venivano accuditi, aiutati, supportati a livello pratico e psicologico.

Le conclusioni: l’isolamento sociale fa male (non solo alla vista)

L’impatto dell’isolamento sociale sulla salute sarebbe dunque innegabile. In un mondo dove la popolazione anziana è in costante crescita, è fondamentale porre l’accento sull’importanza degli affetti e dei rapporti sociali, siano essi parentali o d’amicizia, nel mantenimento di uno stato di salute psicofisica il più ottimale possibile. In particolare, avere attorno a sè coniugi o amici coetanei aiuterebbe a sentirsi maggiormente compresi ed a valutare se sottoporsi o meno alla chirurgia della cataratta con l’aiuto di persone che molto probabilmente stanno vivendo i medesimi cambiamenti fisici nello stesso momento. E’ anche vero che spesso sono i figli ad accorgersi di eventuali cambiamenti nelle capacità visive ma anche motorie o neurologiche dei genitori. Ecco perchè, concludendo, più affetti e persone realmente interessate si hanno intorno, più si rende facile gestire un problema o una patologia dalla quale altrimenti si rischia di lasciarsi sopraffare.

Fonte: https://labblog.uofmhealth.org

Prevedere chi soffrirà di perdita di memoria studiandone gli occhi? Forse sì

Prevedere chi soffrirà di perdita di memoria studiandone gli occhi? Forse sì

Un recente studio condotto da Jennifer Deal – medico ricercatore della J.Hopkins University di Baltimora (Maryland) – e pubblicato su Neurology nel febbraio del 2018, ha mostrato come i soggetti aventi una retinopatia da moderata a grave intorno ai 60 anni siano più predisposti a sviluppare problemi neurologici e di perdita di memoria intorno agli 80 anni, se paragonati ai loro coetanei aventi un apparato visivo perfettamente sano. 

Lo studio ha coinvolto 12.317 persone, le quali sono stati sottoposte ad una serie di test di memoria ed esercizi di apprendimento in tre momenti differenti: all’inizio della ricerca, dopo sei anni, e dopo 20 anni. Di queste oltre 12 mila persone, a soli 3 anni dall’inizio della ricerca, 11.692 non mostravano segni di retinopatia, 365 mostravano segni di moderata retinopatia e 256 avevano invece una grave retinopatia.

L’esito della ricerca

I soggetti aventi una retinopatia da moderata a grave hanno ottenuto un punteggio minore ai test di apprendimento e memoria ai quali sono stati sottoposti dopo 20 anni, rispetto ai loro coetanei aventi un apparato visivo sano. 

Osservare l’occhio per osservare il cervello

Lo studio, pubblicato in Neurology il 28 febbraio 2018, ha dimostrato dunque che una retinopatia moderata o grave intorno ai 60 anni predispone allo sviluppo di problemi di memoria intorno agli 80 anni. Alla base dello studio vi è l’idea che il declino cognitivo sia causato dai piccoli vasi sanguigni presenti nel cervello, che però sono impossibili da fotografare e monitorare. Perchè allora non osservare i vasi sanguigni presenti nell’occhio?

Insomma, l’integrità della retina sarebbe l’unità di misura dell’integrità dei vasi sanguigni del cervello, e ci consentirebbe di stimare lo stato di salute di un organo che non sempre è facile esaminare, permettendoci altresì di valutare il declino cognitivo di ciascun soggetto.

Limiti della ricerca

La ricerca della quale vi abbiamo parlato oggi, nonostante sia davvero interessante ed innovativa, non è esaustiva e sicuramente apre la strada ad un’ulteriore serie di studi sulla connessione tra lo stato di salute dell’occhio e quello del cervello e sull’uso dell’occhio come “indicatore” della situazione cognitiva degli individui. Inoltre, Jennifer Deal ha sottolineato come un potenziale limite della ricerca abbia sede nel fatto che, per ciascun individuo, è stato preso in esame un solo occhio.

Fonte: www.aan.com

Il collirio NGF tra i grandi protagonisti di SITRAC 2018

Aprirà i battenti oggi 22 febbraio a Firenze una tre giorni di congressi organizzata e promossa da Sitrac, Società Italiana Trapianto di Cornea, avente l’obiettivo di fare il punto sulle ultime terapie, sulle tecniche chirurgiche e non, sui problemi di indole sociale e legale, insomma su tutto ciò che ruota intorno alle tematiche inerenti la cornea.  All’evento prenderanno parte alcuni tra i massimi esperti a livello mondiale in fatto di cornea. Tra le novità discusse, vi sarà anche il nuovo collirio al fattore di crescita neurotrofico, il cosiddetto collirio NGF. Vediamo di che si tratta.

Cos’è il Nerve Growth Factor?

Il fattore di crescita nervoso, che  (Nerve Growth Factor – NGF), che valse a Rita Levi Montalcini e Stanley Cohen l’assegnazione del prestigioso Premio Nobel nel 1986, è un’importante proteina che viene prodotta naturalmente dal nostro organismo. Non è una proteina qualunque, bensì una proteina “segnale”, ovvero in grado di segnalare la presenza di cellule del tessuto nervoso (neuroni) che sono morte e che vanno sostituite. Una scoperta rivoluzionaria, che ha trovato recentemente applicazione in campo oftalmico con la messa a punto del collirio NGF, ribattezzato anche “collirio Montalcini”.

A chi sarà d’aiuto il collirio NGF ?

Il collirio sta suscitando interesse ed entusiasmo nella comunità scientifica. Esso sarà utile a chi soffre di retinite pigmentosa, una rara malattia genetica della retina, per la quale si è già tentata con scarso successo la terapia genica. Sono ben 50, infatti, i geni responsabili della retinite pigmentosa, ecco perchè pensare di sostituirli tutti è davvero un’impresa molto difficile. Il collirio NGF si è dimostrato efficace nel riuscire a rallentare la degenerazione della retina, favorendo la neurorigenerazione anche in soggetti aventi altre patologie, come il glaucoma. Un’altra patologia coinvolta nei benefici apportati dal collirio NGF è la cheratite neurotrofica, una malattia degenerativa rara che colpisce la cornea. Poichè la cornea non è vascolarizzata ma bensì è costituita da fibre di collagene ricche di terminazioni nervose, il collirio sarà un valido aiuto per stimolare la rigenerazione cellulare anche in questa sede. Infine, il collirio Montalcini sarà anche d’aiuto a chi soffre di sindrome di occhio secco, per il trattamento della quale, sino ad oggi, si proponevano trattamenti più blandi, quali lacrime artificiali e colliri.

A proposito di terapia genica, leggi anche: Amaurosi Congenita di Leber, sviluppata la prima terapia genica al mondo

A proposito di occhio secco, leggi anche: sindrome dell’occhio secco, quanto ne sappiamo?

Se ne parlerà al congresso SITRAC

Oltre che del collirio Montalcini, a Firenze si parlerà anche di molto altro, in particolare di tutte le novità riguardanti la chirurgia della cornea, delle nuove terapie farmacologiche, di farmaco resistenza. Tuttavia, il grande protagonista del congresso SITRAC sarà il collirio contenente la molecola “nobel”, che è già in commercio dalla scorsa estate con il nome di Cenegermin e, nello stesso periodo, ha ricevuto l’approvazione dell’Unione Europea. Una grande scoperta scientifica trova applicazione nella medicina oftalmica ed entra dunque ufficialmente a far parte dei farmaci usati per quelle patologie – come la cheratopatia neurotrofica – per le quali fino a ieri non era stato individuato alcun trattamento specifico.

Maculopatia e fluttuazioni ormonali: quale connessione?

Uno studio dal titolo “Effect of sex steroid hormone fluctuations in the pathophysiology of male- retinal pigment epithelial cells,” condotto dai ricercatori dello Sbarro Institute di Philadelphia e pubblicato sul Journal of Cellular Physiology mostra come le oscillazioni degli ormoni sessuali abbiano un’influenza sulla retina e siano in grado di predisporre allo sviluppo di alcune patologie della stessa, in primis della maculopatia.

Ecco la teoria proposta dallo studio

Le fluttuazioni ormonali che avvengono durante l’invecchiamento dell’apparato riproduttivo insomma potrebbero essere in grado di condizionare anche l’invecchiamento della retina, e con esso le patologie ad essa connessa. Dati clinici alla mano, gli autori dello studio ne sono fermamente convinti. Lo studio – condotto dallo Sbarro Institute di Philadelphia diretto dal professor Antonio Giordano, già ordinario di Anatomia e Istologia Patologica presso l’Università di Siena ha l’obiettivo di cercare di capire se il genere maschile sia più o meno predisposto a sviluppare alcune patologie della retina, nello specifico la degenerazione maculare senile.

Dubbi sulla patogenesi della degenerazione maculare senile

La degenerazione maculare senile è una patologia ampiamente osservata, studiata ed approfondita dalla medicina e dalla ricerca. Tuttavia, la sua patogenesi non trova ancora spiegazione precisa. La degenerazione maculare senile è stata spesso associata all’ipertensione, all’ipercolesterolemia, all’obesità, all’invecchiamento, alla familiarità, all’arteriosclerosi, con risultati sempre incerti, molto probabilmente perchè causata da un incrocio di fattori.

Leggi anche: intervista al Dottor Cereda, esperto di maculopatia e patologie della retina

Lo studio del professor Giordano

Al fine di mimare gli effetti delle oscillazioni di estradiolo e progesterone tipici dell’invecchiamento, il dott. Giordano ha “bombardato” le  cellule dell’epitelio pigmentato retinico ad un’esposizione di questi ormoni “prolungata e cronica”. I risultati hanno mostrato come l’esposizione all’estradiolo porti alla morte ed alla necrosi delle cellule in questione.

Conclusioni

Nonostante i risultati dello studio, ad oggi l’influenza degli ormoni sessuali sul benessere dell’occhio non è ancora ben chiara, così come non è possibile affermare con totale certezza che vi sia una differenza di genere nello sviluppo delle patologie della retina ed in particolare della degenerazione maculare senile. E’ anche vero, che i fenomeni che sono alla base delle differenze di genere ed i meccanismi legati all’invecchiamento peculiari dei due sessi non andrebbero comunque ignorati in ogni caso. 

Quando la ricerca si occupa della popolazione

E’ sempre interessante approfondire e leggere – anche solo per curiosità – gli ultimi studi relativamente ai temi più attuali in fatto di salute. L’invecchiamento della popolazione – conseguenza diretta dell’incremento del benessere generale e dei progressi della tecnologia e della farmacologia – sta portando sempre più alla ribalta patologie direttamente connesse con l’avanzare dell’età come, nel nostro caso, la degenerazione maculare senile e la cataratta. Non a caso, oltre agli studi emergenti come quello sopra citato, anche a livello istituzionale si sta facendo molto per tutelare ed aiutare gli individui più avanti con gli anni, attraverso una serie di iniziative volte, in primis, alla prevenzione. Per fare un esempio su tutti, è in corso la Prima Campagna Nazionale per la Prevenzione e Diagnosi della Maculopatia, una grande occasione di prevenzione per gli over 50 di tutta Italia. Verifica subito la disponibilità nella tua città, e prenota oggi stesso il tuo screening gratuito.

Amaurosi Congenita di Leber, sviluppata la prima terapia genica al mondo

L’americana Spark Therapeutics ha messo a punto la prima terapia genica per la cura di una malattia rara dell’occhio, la Amaurosi Congenita di Leber. I costi sono vertiginosi, tuttavia la terapia promette bene. Vediamo di che si tratta. 

Cos’è l’Amaurosi Congenita di Leber

L’Amaurosi Congenita di Leber è una malattia genetica della retina che esordisce ed è diagnosticabile sin dalla primissima infanzia – dai sei mesi di vita in poi – e porta alla cecità nell’arco di circa 30 anni di vita. E’, come detto, un disturbo ereditario, che colpisce in media 3 soggetti su 100mila. I suoi sintomi sono l’ipovisione, che si aggrava progressivamente sino a condurre alla cecità, e il nistagmo, ovvero il movimento involontario e continuo degli occhi. Un altro sintomo importante per la diagnosi dell’Amaurosi Congenita di Leber è l’assenza di attività elettrica della retina, appurabile tramite elettroretinogramma.

Qual è la causa dell’Amaurosi Congenita di Leber

La cecità ereditaria causata dall’Amaurosi Congenita di Leber è causata dalla mutazione di un gene. Al momento la ricerca ha individuato una ventina di geni che, se mutati, sono responsabili dell’esordio della malattia. Tuttavia, nel 10% dei casi, essa è dovuta alla mutazione del gene RPE65: è l’Amaurosi Congenita di Leber di tipo 2. Per ereditare la malattia, è necessario che entrambi i genitori siano portatori (anche sani) di questa alterazione genetica.

Terapia genica per la cura dell’Amaurosi Congenita di Leber

Buone notizie per i malati di Amaurosi Congenita di Leber: americana Spark Therapeutics è riuscita a mettere a punto una terapia genica che consente, con un solo trattamento, di migliorare ampiamente questa forma di cecità ereditaria. Si tratta di una iniezione di un farmaco contenente il gene responsabile della malattia, l’RPE65, nella sua versione non alterata, e dunque corretta. Il farmaco – il cui principio attivo è il voretigene neparvovec –  viene iniettato direttamente nella retina del paziente, cosicché le cellule retiniche riprendano la loro attività naturale, garantendo ampi margini di miglioramento visivo. I soggetti che si sono sottoposti a terapia con il nuovo farmaco hanno mostrato un significativo miglioramento della capacità visiva non solo nell’immediato, ma anche sul lungo periodo (1 anno).

Una terapia dai costi proibitivi

La nota dolente, tuttavia, sembra essere il costo: in America, dove il farmaco è stato sviluppato e brevettato, esso ha un costo di 425 mila dollari per occhio, il che significa 850 mila dollari per effettuare la terapia su entrambi gli occhi. Un costo decisamente proibitivo, anche se il colosso farmaceutico sta valutando di mettere a punto formule di pagamento più flessibili ed accessibili. Non sono mancate, tuttavia, le polemiche su questo punto.

Presto il farmaco per il trattamento dell’Amaurosi Congenita di Leber accessibile anche per i pazienti europei

E’ notizia di ieri che la commercializzazione del voretigene neparvovec avverrà al di fuori del confini americani. Anche i pazienti italiani affetti da Amaurosi Congenita di Leber insomma potranno usufruire dei frutti di questo grande traguardo della ricerca. Non resta che da appurare a che prezzo sarà reso disponibile in farmaco nei paesi europei.

Chirurgia laser: LASIK definita la tecnica più sicura e di successo al mondo

Operazione miopia: lasik tecnica più sicura e di successo

In occasione del congresso dell’American Academy of Ophtalmology a New Orleans, il dott. Eric D. Donnenfeld, dati alla mano, ha confermato il successo della LASIK, tecnica eseguita fra i primi al mondo dal Dott. Lucio Buratto – direttore scientifico del Centro Ambrosiano Oftalmico.

Intervento di miopia, astigmatismo ed ipermetropia: i dati sulla LASIK

I dati confermano come sia la LASIK – la tecnica laser utilizzata nella chirurgia refrattiva (quindi di miopia, astigmatismo ed ipermetropia) – la più sicura e soddisfacente fra le tecniche attualmente disponibili. Il tasso di soddisfazione per la procedura della LASIK raggiunge il 98%, e quasi il 90% di tutti i pazienti operati con questa tecnica raggiunge una visione di 10/10.

Come dichiara il Dott. Eric D. Donnenfeld, la LASIK è la procedura elettiva più sicura, più riuscita e più studiata al mondo. Ha il tasso di soddisfazione del paziente più elevato ed è migliorata costantemente negli ultimi due decenni.

Operazione miopia: come funziona la LASIK

La LASIK è una procedura di intervento laser per la correzione dei difetti refrattivi, cioè per l’operazione di miopia, astigmatismo ed ipermetropia. La procedura della LASIK prevede l’utilizzo di due laser diversi:

  1. Si esegue una cosiddetta “incisione lamellare” sulla cornea, con il laser a femtosecondi;
  2. Successivamente, si effettua il trattamento con il laser ad eccimeri, che corregge il difetto visivo.
  3. Infine, la lamella precedentemente incisa viene poi riposizionata senza necessità di sutura.

Questa tecnica ha molto successo anche perché (soprattutto nelle migliori cliniche oculistiche) viene utilizzato il laser a femtosecondi per effettuare l’incisione. Questo rende l’intervento molto più preciso e sicuro, il recupero è più rapido e non c’è alcun bisogno di applicare punti di sutura o bendaggi. L’intervento LASIK è poi totalmente indolore, grazie all’utilizzo di anestetico topico che non viene iniettato, ma applicato tramite semplicissime gocce di collirio.

Fonte: Healio, Ocular Surgery News.

Maculopatia: la prima indagine nazionale sulla maculopatia

Maculopatia: la prima indagine nazionale sulla maculopatia

CONFERENZA STAMPA
MACULOPATIA
Che cosa non sanno gli Italiani
OMS: Italia un Paese a rischio cecità

LUNEDI’ 30 OTTOBRE 2017 – ORE 11 HOTEL FOUR SEASONS
VIA GESU’ 6 MILANO

Maculopatia: la prima indagine nazionale sulla maculopatia

Con il Patrocinio del Ministero della Salute vengono presentati i risultati di una grande indagine nazionale realizzata dall’Istituto di ricerca LORIEN sulla conoscenza da parte della popolazione italiana sopra i 50 anni della Degenerazione Maculare Legata all’Età (DMLE).

Nella conferenza viene anche messo in luce che l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nell’ultima sessione plenaria, ha stimato che nei prossimi 30 anni la cecità causata dalla Maculopatia subirà un aumento esponenziale, soprattutto nei Paesi più industrializzati. Tra le nazioni a maggior rischio c’è l’Italia.

Relatori

Prof. Francesco Bandello: Ordinario di Oftalmologia Università-Vita-Salute San Raffaele e Direttore dell’ Unità di Oculistica IRCCS Ospedale San Raffaele
Dott. Lucio Buratto: Direttore scientifico Centro Ambrosiano Oftalmico Milano
Dott. Matteo Cereda: Dirigente Medico presso Ospedale Sacco Milano

SEGUE LUNCH
Ufficio stampa: Alvise Mamprin 3384679876 stampa@camospa.it alt. amamprin@yahoo.it

Maggiori informazioni sul MESE DELLA PREVENZIONE DELLA MACULOPATIA saranno presto disponibili sul sito:

WWW.MACULOPATIE.COM

Con il contributo di: Allergan, Bayer, Novartis, SIFI, SOOFT Italia, Zeiss.

Cataratta oggi: l’incontro! Scopriamo insieme le più importanti novità sulla chirurgia della cataratta

Chirurgia cataratta | incontro Cataratta Oggi

CATARATTA OGGI: Parliamone insieme.
Milano, 6 novembre 2017 dalle 18.30 alle 19.30

Si terrà a Milano CATARATTA OGGI, il primo incontro informativo sulla cura e la chirurgia della cataratta espressamente dedicato alle persone affette da questa patologia.

Questo “mini congresso” sarà diretto dal Dott. Lucio Buratto, oculista di fama internazionale, direttore scientifico del Centro Ambrosiano Oftalmico e specialista fra i massimi esperti mondiali nella chirurgia della cataratta.

Chirurgia della cataratta: tutte le ultime novità

Tornare a vedere bene, poter nuovamente godere della luce e dei colori naturali è possibile, in modo sempre più sicuro e affidabile. Durante l’incontro il Dott. Buratto parlerà agli ospiti delle più recenti innovazioni e dell’evoluzione della chirurgia della cataratta, così come dei suoi ottimi risultati. Vi sarà anche uno spazio dedicato ai dubbi o alle domande del pubblico, a cui il Dott. Buratto risponderà con piacere.

POSTI LIMITATI! La partecipazione all’incontro è del tutto gratuita e su prenotazione.

L’incontro si terrà a Milano, il 6 Novembre dalle 18.30 alle 19.30, ed è aperto alle persone affette da cataratta e/o ai loro familiari.

Per iscriversi gratuitamente all’incontro e per maggiori informazioni, si prega di inviare una e-mail a visite@camospa.it indicando anche un recapito telefonico a cui essere ricontattati, oppure telefonare allo 02 6361 191.

Vi aspettiamo!

Secchezza oculare in aumento: l’indagine Edra per Novartis

Secchezza oculare in aumento: l'indagine Edra per Novartis

Per la Giornata Mondiale della Vista, Edra ha effettuato un’indagine per conto di Novartis sull’incidenza della sindrome della secchezza oculare in Italia. Novartis ha inoltre riunito i massimi esperti del nostro paese nel campo dell’occhio secco, fra cui il nostro direttore scientifico, il Dott. Lucio Buratto.

Il Centro Italiano Occhio Secco di Milano è fra le strutture più avanzate in Italia per lo studio, la ricerca, la diagnosi ed il trattamento dell’occhio secco.

Secchezza oculare: i risultati dell’indagine

Diffusione della secchezza oculare

L’indagine condotta da Edra per Novartis mostra che nell’ultimo anno il 65% del campione ha sofferto di disturbi oculari. I sintomi più frequenti sono occhi secchi o arrossati, bruciore, sensazione di avere qualcosa nell’occhio, prurito, annebbiamento visivo e fotofobia.

La metà degli intervistati non è stata in grado di identificare il proprio disturbo. Questo signfica che purtroppo molte persone ancora non conoscono la sindrome dell’occhio secco.

Cause e sintomi dell’occhio secco

L’occhio secco è causato dalla alterazione dell’equilibrio che regola la secrezione e la distribuzione del film lacrimale: la superficie oculare risulta poco lubrificata. Le cause dell’occhio secco possono essere diverse: abitudini e stili di vita poco salutari, età, predisposizione ed altre patologie.

L’uso assiduo di smartphone, computer, e-reader e tablet sta diventando una delle principali cause della sindrome dell’occhio secco, in quanto riduce la frequenza di ammiccamento, cioè del battito delle palpebre, impedendo così all’occhio di lubrificarsi come dovrebbe. I sintomi sono generalmente bruciore, senso di corpo estraneo, fotofobia e difficoltà ad aprire le palpebre.

Altre cause sono di origine ormonale, come la menopausa, o l’età avanzata e l’uso di alcuni farmaci, la carenza di vitamina A, la polvere, l’inquinamento, malattie autoimmuni e anche l’abuso delle lenti a contatto.

Il tavolo di lavoro

Al fine di accendere i riflettori sulla sindrome dell’occhio secco, Novartis ha coinvolto alcuni fra i massimi esperti italiani per dar vita ad un dibattito sull’attuale situazione di incidenza, diagnosi e trattamento terapeutico della patologia in Italia.

Il tavolo di lavoro è composto da:

  • Massimo Accorinti, Dipartimento di Oftalmologia, Università La Sapienza di Roma;
  • Pasquale Aragona, Dipartimento di Scienze biomediche, Referente Regionale del Centro per le malattie della superficie oculare, Università di Messina;
  • Stefano Barabino, Clinica Oculistica, Di.N.O.G.M.I, Università di Genova;
  • Lucio Buratto, Centro Ambrosiano Oftalmico (CAMO) e Centro Italiano Occhio Secco, Milano
  • Andrea Leonardi, Dipartimento di Neuroscienze, Unità di Oftalmologia, Università di Padova;
  • Francesco Loperfido, responsabile ambulatorio di oftalmologia generale, Ospedale San Raffaele; oftalmologo Commissione Difesa Vista
  • Rita Mencucci, Clinica Oculistica Università di Firenze, Dipartimento di Chirurgia e Medicina Traslazionale, Università di Firenze;
  • Maurizio Rolando, Centro superficie oculare, IsPre Oftalmica, Genova
  • Paolo Vintani, Vice Presidente di Federfarma Milano

La sindrome dell’occhio secco è una patologia ancora troppo sottovalutata e su cui è necessario creare maggiore attenzione e una corretta informazione“ – commentano gli esperti coinvolti nel tavolo di lavoro Ciò significa fare educazione sulle cause che possono contribuire alla comparsa della malattia e creare una cultura sui corretti comportamenti per mantenere in salute i propri occhi. Il tavolo di lavoro vuole analizzare il contesto attuale, sensibilizzare tutti i soggetti coinvolti – esperti e possibili pazienti – fornendo inoltre indicazioni pratiche per aiutare a prevenire e gestire la sindrome dell’occhio secco attraverso un approccio a 360 gradi”.

Fonte: NovartisContatta il Centro Italiano Occhio Secco per maggiori informazioni.

Laser 2RT per maculopatia: Domande e risposte

Per chi è indicato il laser 2RT?

Questo nuovo laser è attualmente indicato per il trattamento della maculopatia in forma secca (DMLE secca, o degenerazione maculare senile di tipo secco), quando sono presenti drusen di medie o grandi dimensioni. Ad oggi, è l’unico laser esistente con questa specifica indicazione. Inoltre, è indicato per la terapia dell’edema maculare diabetico.

Altre possibili indicazioni vanno valutate caso per caso dal medico oculista, e potrebbero comprendere la corioretinopatia sierosa centrale, l’edema maculare da occlusione venosa o di altra origine, ecc…

E per la maculopatia in forma umida, o essudativa?

Per questa forma di maculopatia si utilizzano le iniezioni intravitreali.
Solo in alcuni casi, attentamenti selezionati dal medico oculista, il laser 2RT potrebbe essere utilizzato in combinazione alle iniezioni, o quando queste sono controindicate.

Quante volte bisogna sottoporsi al trattamento col laser 2RT?

Nella maggior parte dei casi, un solo trattamento laser risulta sufficiente per stabilizzare la situazione clinica del paziente. Se la maculopatia dovesse peggiorare, si può comunque ripetere il trattamento, in genere non prima dei 6 mesi.

Il Laser 2RT può essere pericoloso?

Il 2RT è un laser estremamente sicuro. Ad oggi, sono già diverse migliaia le persone nel mondo che si sono sottoposte al trattamento con il laser 2RT, e non è stato dimostrato finora alcun effetto avverso imputabile al laser.

Il Laser 2RT può far recuperare la vista?

Il trattamento con il 2RT può fermare, o quantomeno rallentare, la progressione della maculopatia, ma ci sono anche pazienti che hanno migliorato la visione. Molto dipende dal grado di evoluzione della malattia. Pertanto, prima si interviene, più alte sono le probabilità di mantenere la visione.
Anche nelle forme più avanzate con presenza di atrofia, quando la vista continua a peggiorare, il Laser 2RT sta dimostrando dei risultati promettenti, quantomeno nello stabilizzare la situazione.

Il trattamento Laser 2RT per maculopatia è un intervento doloroso?

Assolutamente no. È un trattamento molto ben tollerato, anche dai pazienti più anziani, e dura pochi minuti.

Quali sono le controindicazioni?

Non ci sono controindicazioni, né interazioni con altri farmaci. Inoltre, il trattamento non preclude altri tipi di interventi chirurgici successivi.

Si può viaggiare dopo il trattamento?

Sì, non ci sono limitazioni in tal senso. Tuttavia, il paziente trattato non può guidare lo stesso giorno del trattamento a causa della dilatazione pupillare. Sarà meglio poi munirsi di occhiali scuri, da usare dopo la dimissioni ed evitare intensi sforzi fisici per uno o due giorni. Non è necessario bendare l’occhio.

Perché questo trattamento non è disponibile presso gli ospedali pubblici?

Si tratta di una tecnologia molto avanzata, sviluppata di recente in Inghilterra e Australia. Come spesso accade con le nuove cure, è ad oggi disponibile solo in pochi centri d’avanguardia, tra cui il Centro Ambrosiano Oftalmico.

Il mio Oculista non ne ha mai sentito parlare!…

Gli studi clinici sul laser a nanosecondi 2RT sono molto recenti e sono pubblicati su riviste scientifiche internazionali. Tra le altre, la prestigiosa rivista Ophtalmology Retina, che ha pubblicato uno studio sul laser a nanosecondi proprio sul primo numero di quest’anno.

Chi è il medico che effettua il trattamento con il 2RT?

Al Centro Ambrosiano Oftalmico i trattamenti con il 2RT sono eseguiti dal Dott. Eugenio Sancin e dalla Dott.ssa Laura Sacchi.

Contattaci per maggiori informazioni.