Notizie dal Centro Camo, sulle attività della clinica e del dottor Lucio Buratto

Blefarocalasi cause e rimedi

La blefarocalasi è una condizione clinica molto simile alla ptosi, a tal punto che le due sono spesso confuse e scambiate l’una con l’altra. Scopriamo assieme la differenza tra ptosi e blefarocalasi e vediamo come ripristinare efficacemente tanto l’estetica quanto un’ottimale funzionalità visiva nel caso del secondo disturbo.

Differenza tra ptosi e blefarocalasi

Come accennato in apertura, ptosi e blefarocalasi sono due condizioni cliniche simili ma tuttavia differenti. La ptosi è un abbassamento della palpebra ed è dovuta ad un rilassamento del muscolo che dovrebbe sostenerla. La blefarocalasi è invece un cedimento del tessuto che compone la palpebra. Per effetto della gravità, questo tessuto in eccesso genera una piega palpebrale che talvolta arriva anche a superare il bordo palpebrale e a compromettere la funzionalità visiva.

La blefarocalasi non è un disturbo solamente di natura estetica

La blefarocalasi è una condizione clinica nella quale la palpebra è interessata da un cedimento dei tessuti verso il basso. Le cause sono diverse: il tempo che avanza, un impoverimento di collagene a livello cellulare, la forza di gravità.

L’eccesso di tessuto palpebrale o la sua marcata lassità possono dare adito a disagio sociale e imbarazzo. Ma non solo. Qualora la blefarocalasi sia superiore e importante, anche la funzione visiva può diventare difficoltosa. Entrambe le ragioni sono più che sufficienti – anche se prese singolarmente – per decidere di prendere provvedimenti.

In cosa consiste l’intervento di blefaroplastica?

Oggi la chirurgia oftalmica ed estetica consentono di ripristinare efficacemente la funzione estetica e visiva grazie ad un unico intervento detto di blefaroplastica. Si tratta di una procedura chirurgica di breve durata e per nulla dolorosa. Si esegue in anestesia topica previa somministrazione di una leggera sedazione. E’ fondamentale che sia eseguita da mani particolarmente esperte al fine di avere la certezza che non rimanga traccia dell’intervento e che la quantità di tessuti rimossi sia esattamente quella necessaria a rispetto alle esigenze specifiche di ciascun paziente. Qualora la porzione di tessuto rimossa sia eccessiva, gli effetti collaterali potrebbero essere fotofobia, secchezza oculare, arrossamento. Qualora al contrario sia insufficiente, la blefarocalasi potrà dirsi non efficacemente risolta.

I punti di sutura sono applicati lungo la piega palpebrale tramite un filo sottilissimo affinché, nel giro di qualche settimana, non rimanga alcuna traccia dell’intervento eseguito. La blefaroplastica può essere eseguita sia a livello di palpebra superiore che inferiore.

Quali sono i vantaggi dell’intervento?

Di seguito i vantaggi offerti dall’intervento di blefaroplastica:

  1. ripristinare un’efficace funzionalità palpebrale, migliorando la funzione visiva e incentivando una buona lubrificazione della superficie oculare
  2. restituire uno sguardo fresco e ringiovanito

Vuoi saperne di più?

Vuoi conoscere più da vicino la Divisione Oculoplastica operativa presso il Centro Ambrosiano Oftalmico? Pensi di essere affetto o affetta da blefarocalasi e vorresti conoscere più da vicino l’intervento di blefaroplastica? Chiamaci. Il nostro centralino è a tua disposizione dal lunedi al venerdi 02 636 1191.

TAC dopo intervento di cataratta: si può fare?

Tra le domande più frequenti sull’operazione di cataratta vi sono quelle che fanno riferimento al “dopo”. Ovvero, a tutto ciò che si può o non si può fare nel periodo post operatorio. E tra queste, non mancano mai quelle che riguardano eventuali esami diagnostici. E’ possibile sottoporsi ad una risonanza magnetica? E a una TAC? Approfittiamo dunque per rispondere proprio al dubbio che molti dei nostri pazienti esprimono rispetto all’eventualità e alla necessità di sottoporsi ad una TAC dopo l’intervento di cataratta.

Che cos’è la TAC? E’ un esame che comporta dei rischi?

La TAC – Tomografia Assiale Computerizzata – è un esame diagnostico approfondito che si prescrive di solito in seconda battuta dopo eventuali radiografie o ecografie. Si esegue tramite somministrazione di raggi X nelle porzioni del corpo che si intende indagare. I raggi X utilizzati per una TAC sono percentualmente maggiori rispetto a quelli necessari per l’esecuzione di una comune radiografia, ma rimangono sempre entro i limiti di sicurezza per la salute umana. Naturalmente si prescrive solo se strettamente necessaria, ma, come detto, non comporta alcun rischio.

Chi è affetto da cataratta può sottoporsi ad una TAC?

Molti pazienti affetti da cataratta – specie laddove la cataratta sia ad uno stadio iniziale – temono che l’esame diagnostico predisponga ad un peggioramento della patologia oculare. Tuttavia, il loro timore non trova fondamento scientifico, né conferma nella realtà. Non c’è motivo di temere che la cataratta peggiori a seguito dell’esame. Sicuramente peggiorerà, come accade naturalmente, in virtù del tempo che avanza o della concomitanza di una serie di fattori predisponenti. Ma il peggioramento non sarà imputabile alla TAC. Ricordiamo, ad ogni modo, che è bene eseguire l’intervento di cataratta il prima possibile a seguito della diagnosi.

E’ possibile sottoporsi alla TAC dopo l’intervento di cataratta?

L’intervento di cataratta non è una controindicazione all’esecuzione della TAC

Un’altra domanda frequente è relativa all’esecuzione della TAC dopo l’intervento di cataratta. Ebbene, essere portatori di cristallini artificiali non è una controindicazione né un limite all’esame. Chi si è sottoposto all’intervento di cataratta può sottoporsi all’esame diagnostico senza timore che le proprie lenti intraoculari o più in generale l’apparato visivo ne siano compromessi.

Vuoi saperne di più?

Ti è stata diagnosticata la cataratta o sei in procinto di sottoporti all’intervento per la sua rimozione? Vuoi conoscere più da vicino i diversi aspetti dell’intervento, sia per ciò che concerne il periodo pre operatorio che quello post operatorio? Vieni a trovarci: saremo lieti di fornirti tutte le delucidazioni che desideri. Chiamaci: il centralino del Centro Ambrosiano Oftalmico è a tua disposizione dal lunedi al venerdi 02 636 1191.

Come vede chi è affetto da glaucoma?

cura del glaucoma - CAMO - Centro Ambrosiano Oftalmico

Il glaucoma è una delle patologie oculari più diffuse al mondo e sfortunatamente la sua diagnosi è spesso tardiva. Il concetto di prevenzione in ambito oculistico non è ancora così diffuso come accade in altri ambiti della salute. E, poiché il glaucoma è una patologia tutto sommato silente (almeno nel suo stadio iniziale), spesso la diagnosi giunge tardi. Quando, effettivamente, si comincia a non vedere più bene. Vediamo dunque come vede chi è affetto da glaucoma e perché è importante recarsi dall’oculista.

Diagnosi del glaucoma: perché la tempestività è fondamentale

Come accennato in apertura, il glaucoma è una patologia che esordisce in maniera del tutto silente. Si caratterizza per un aumento della pressione intraoculare che, se persiste a lungo nel tempo, può danneggiare in modo irreversibile le strutture oculari. I danni si manifestano e sono percepibili in modo conclamato quando la patologia è già ad uno stadio pressoché avanzato. Ed è allora che chi ne è affetto si rende conto solitamente che qualcosa non va.

Il concetto di prevenzione con riferimento al glaucoma è più che mai cruciale: una diagnosi tempestiva e corretta è il primo passo per preservare la propria salute visiva sul lungo periodo.

E se la diagnosi è tardiva?

Qualora, al contrario, la diagnosi non arrivi in tempo utile per procedere con le necessarie terapie, i danni potrebbero interessare il nervo ottico, pregiudicando in modo irreversibile la capacità visiva. In tal caso è possibile andare incontro a stati di ipovisione anche di una certa importanza. Si consideri che il glaucoma è la seconda causa di cecità al mondo.

Quando il glaucoma è nelle sue fasi d’esordio, chi è affetto da glaucoma vede in modo normale, compatibilmente con gli eventuali difetti visivi già presenti.

Come fare a sapere se si è affetti da glaucoma?

La genetica conta, ma non solo

Il glaucoma è una patologia causata da innumerevoli fattori: tra questi, anche la genetica ha il suo peso. Il mondo della scienza sta ancora indagando le cause della patologia: tuttavia, qualora vi sia familiarità, conviene non mancare ai frequenti controlli della salute oculare. Ad ogni modo, è importante ricordare che la visita oculistica specialistica è molto di più di una semplice misurazione della vista e che tutti vi si dovrebbero sottoporsi periodicamente.

Sottoporsi a periodici controlli della salute oculare non serve solo a misurare la vista ed a sapere se indossare o meno gli occhiali. E’ fondamentale anche per diagnosticare eventuali patologie – anche asintomatiche – che è importante curare con tempestività.

Come vede chi è affetto da glaucoma?

Glaucoma ad angolo aperto e glaucoma ad angolo chiuso: ecco come vede chi ne è affetto

Esistono due tipologie di glaucoma, dette ad angolo chiuso e ad angolo aperto. Il glaucoma ad angolo chiuso è meno frequente ma più aggressivo. E’ una forma acuta, che induce una serie di sintomi visivi più repentini e più immediatamente percepibili. Si sperimentano pertanto visione offuscata e visione di aloni. Questi sintomi si accompagnano spesso a dolori alla testa o agli occhi, accompagnati da nausea.

Chi è invece affetto da glaucoma ad angolo aperto – che è la forma più frequente ed è cronica – sperimenta una progressione dei sintomi più lenta e meno evidente. Ad ogni modo, una volta che il nervo ottico è danneggiato, si comincia a sperimentare un calo visivo irregolare e “a macchie” con zone nelle quali si vede bene alternate invece a zone di cecità.

Cura del glaucoma: in cosa consiste?

La cura del glaucoma è frequentemente di tipo farmacologico e prevede la somministrazione di farmaci per uso topico volti ad abbassare e tenere sotto controllo la pressione intraoculare. I farmaci sono molto utili a patto che siano assunti con regolarità e secondo quanto prescritto dallo specialista, pena un peggioramento della patologia. Non sempre però i farmaci sono sufficienti.

Qualora la patologia sia già ad uno stadio molto avanzato, si ricorre alla chirurgia: tramite l’intervento chirurgico, si riaprono le vie di deflusso dell’umor acqueo, favorendo un abbassamento della pressione intraoculare.

Esiste oggi un innovativo e molto interessante trattamento laser, che consente di ripristinare una buona permeabilità dei tessuti e di tenere sotto controllo la patologia a lungo nel tempo. Questo trattamento prende il nome di laser SLT, dove SLT sta per trabeculoplastica laser selettiva. La peculiarità di questo laser è la sua capacità di intervenire solamente sulle porzioni di tessuto affette dalla patologia, risultando efficace solo laddove necessario e per nulla invasivo nei confronti dei tessuti circostanti. Un trattamento non traumatico che consente di curare il glaucoma in modo efficace e tangibile già dalla prima seduta.

La trebeculoplastica laser selettiva (laser SLT) è un trattamento d’avanguardia nella cura del glaucoma. E’ un trattamento indolore e di breve durata ed offre risultati tangibili e durevoli nel tempo, disponibile oggi presso i centri sanitari d’eccellenza come il Centro Ambrosiano Oftalmico.

Vuoi saperne di più?

Ti è stata diagnosticato il glaucoma e desideri conoscere più da vicino il trattamento laser SLT come eseguito presso il nostro centro d’eccellenza? Chiamaci: il centralino del Centro Ambrosiano Oftalmico è a tua disposizione dal lunedi al venerdi 02 636 1191.

Lenti EDOF e intervento di cataratta: un binomio vincente

Quello con l’intervento di cataratta è un appuntamento al quale – percentualmente parlando – 8 italiani su 10 tra i 70 ed i 74 anni si trovano a doversi presentare. Questo dato importante è il risultato della combinazione di due fattori: la marcata diffusione della patologia nella sua variante senile, e il fatto che l’unica soluzione per la cataratta sia l’intervento chirurgico. Una procedura oggi ampiamente di routine, resa ancora più interessante e poco traumatica – in particolar modo nelle strutture sanitarie d’eccellenza – da una serie di innovazioni tecnologiche capaci di esercitare un indubbio appeal nei pazienti più attenti. Ci riferiamo ai moderni strumenti laser ma anche alle lenti intraoculari di ultima generazione. Tra queste, le innovative lenti EDOF.

L’intervento di cataratta va eseguito quanto prima: perché?

L’intervento di cataratta è una procedura mini invasiva e totalmente indolore per sostituire il cristallino naturale in via di opacizzazione con uno artificiale perfettamente trasparente. Un cristallino del tutto nuovo, che manterrà la sua efficacia e la sua trasparenza per tutta la durata della vita del paziente.

Si consiglia sempre di eseguire l’intervento non appena si riceve la diagnosi, anche se la patologia è ancora al suo stadio iniziale e se l’età non è particolarmente avanzata.

Le ragioni sono diverse:

  1. non ha alcun senso lasciare che la propria capacità visiva peggiori con l’andare del tempo, compromettendo a piccoli passi la qualità del proprio quotidiano, generando insicurezza in ambito motorio, stradale e pregiudicando la qualità visiva anche a livello di nitidezza dei colori;
  2. la cataratta avanzata può portare ad una serie di conseguenze importanti sul piano della salute oculare: tra queste, menzioniamo l’aumento di pressione intraoculare e l’eventuale sfaldamento del cristallino ispessito ed opacizzato;
  3. l’intervento ha l’obiettivo di eliminare in modo permanente la cataratta ma – grazie alle lenti intraoculari come le lenti EDOF – può rivelarsi anche un’opportunità. Spieghiamo di seguito come e perché.

Lenti EDOF e intervento di cataratta

Come appare chiaro dalle considerazioni sopra esposte, l’intervento di cataratta è una procedura da affrontare con tempestività non appena si riceve la diagnosi, e può comportare alcuni vantaggi. Il cristallino artificiale che si impianta al posto di quello naturale può essere dotato del potere diottrico di cui si ha bisogno per ripristinare al meglio la propria capacità visiva.

In questo senso, non si recupera solamente la qualità visiva messa a repentaglio dalla cataratta, ma anche la quantità visiva persa a causa dei propri difetti visivi. Di fatto, si può riuscire anche a fare a meno degli ausili esterni per la visione – quali lenti a contatto e occhiali da vista – “approfittando” dell’intervento di cataratta, al quale ci si dovrebbe sottoporre in ogni caso.

Il mercato delle lenti intraoculari è molto vasto e consente oggi di rispondere ad una vasta gamma di esigenze visive. Possiamo affermare senza timore di esagerare che le lenti intraoculari oggi sono di fatto personalizzabili, proprio come accade per le lenti oftalmiche che comunemente indossiamo sotto forma di occhiali da vista. A ciascuno la sua, insomma.

Cosa sono le lenti EDOF

Tra le lenti intraoculari più interessanti che vale la pena di conoscere, non possiamo non menzionare le lenti EDOF. Si tratta di lenti intraoculari capaci di correggere una gamma molto ampia di esigenze visive: da quelle particolarmente ravvicinate – intorno ai 40 cm – fino all’infinito. Tutto ciò con una sola lente.

Le lenti EDOF sono pensate per soddisfare appieno le necessità di chi conduce stili di vita dinamici e in movimento, praticando sport, trascorrendo molto tempo fuori casa o alla guida. Consentono di tornare a vedere bene il cruscotto dell’auto o lo schermo del proprio portatile ma anche le lunghe distanze: non a caso sono perfette anche per chi soffre di miopia. E sono molto performanti anche in condizioni di scarsa luminosità, grazie alla loro capacità di ridurre al minimo la visione di aloni e sfocature.

L’unico occhiale che potrà eventualmente servire è quello per la lettura o per lavori che richiedono minuzia e precisione, come il ricamo o il cucito, per fare un esempio. Ma, in generale, le lenti EDOF sono ottime “compagne di vita” per il quotidiano, consentendo di muoversi dentro e fuori casa con sicurezza e disinvoltura senza dover indossare continuamente gli occhiali da vista. Regalando una qualità visiva davvero eccellente.

Vuoi saperne di più?

Ti è stata diagnosticata la cataratta e desideri conoscere più da vicino l’intervento come eseguito presso il nostro centro d’eccellenza? Chiamaci: il centralino del Centro Ambrosiano Oftalmico è a tua disposizione dal lunedi al venerdi al numero 02 636 1191.

Cloro e occhi: come comportarsi?

occhi e cloro - CAMO - Centro Ambrosiano Oftalmico

Cloro e occhi: quali sono gli eventuali pericoli e quali le accortezze da mettere in atto? Il cloro delle piscine è sicuro per la salute oculare? Sono domande che tutti noi ci siamo posti almeno una volta nella vita, dal momento che frequentare una piscina – tanto occasionalmente quanto d’abitudine – non è affatto inusuale. E allora troviamo assieme le risposte a questi quesiti.

Cos’è il cloro

Il cloro è una sostanza chimica presente nell’acqua di gran parte delle piscine. La sua funzione è antisettica: serve a disinfettare l’acqua – o meglio, a ridurre al minimo la sua carica batterica – rendendola maggiormente sicura per chi vi si immerge. Ovviamente, le quantità di cloro presenti in una piscina sono minime e la componente chimica è altamente diluita.

Chi frequenta le piscine durante la stagione estiva è maggiormente portato a sviluppare qualche disturbo a livello oculare. Questo accade perché la combinazione tra cloro, vento e sole può mettere a dura prova la capacità degli occhi di proteggersi dalle aggressioni esterne. Si consideri peraltro che mentre chi pratica il nuoto in inverno tende ad indossare occhialini protettivi – chi frequenta le piscine estive quasi sempre lo fa senza protezioni di sorta. In ogni caso, qualche consiglio sul tema può risultare utile.

Il cloro è pericoloso per gli occhi?

Le clorammine sono – come detto – disinfettanti di tipo chimico. Sono sostanze abrasive e irritanti che – seppur in quantità molto modeste e diluite, come accade nelle piscine – possono dare adito a qualche problema sulla superficie oculare. Il film lacrimale che ricopre, idrata e lubrifica la cornea esercita un ruolo protettivo cruciale per il benessere di tutto l’apparato visivo. Se il film lacrimale perde il suo equilibrio osmotico, il risultato può essere duplice. E’ possibile andare incontro a fenomeni di iper lacrimazione o di marcata secchezza. Due facce, per così dire, della medesima medaglia, che a lungo andare possono sfociare anche nella Sindrome dell’Occhio Secco. A questi disturbi si aggiungono arrossamento, bruciore, visione offuscata e una generale sensazione di disagio oculare.

Come proteggere adeguatamente gli occhi durante la permanenza in piscina?

Il primo consiglio è quello di indossare sempre gli appositi occhialini da piscina. Gli occhialini, se calzati correttamente, prevengono il contatto dell’acqua con gli occhi. E, in aggiunta, molti proteggono dai raggi UV.

In più, si sconsiglia di recarsi in piscina indossando lenti a contatto: le clorammine presenti nell’acqua potrebbero rimanere intrappolate tra la lente e la cornea, amplificando la loro azione abrasiva ed irritante ed esponendo al rischio di cheratite. Lo stesso vale per eventuali agenti patogeni.

Ancora, la combinazione di agenti potenzialmente irritanti è spesso fonte di disturbi oculari. Conviene sempre recarsi in piscina senza make up.

Un altro consiglio è quello di tenere sempre un asciugamano pulito a portata di mano e a bordo vasca, per asciugarsi (tamponando, mai strofinando) gli occhi all’occorrenza.

Infine, si consiglia di praticare una buona igiene oculare: chi frequenta la piscina potrebbe tenere sempre sottomano delle salviettine oftalmiche igienizzanti, con le quali tamponare delicatamente gli occhi al termine del proprio allenamento.

Cosa fare in caso di disturbi oculari dopo l’allenamento in piscina?

Il consiglio generale è sempre quello di affidarsi al parere medico prima di ricorrere al fai da te. Una telefonata all’oculista – o ancor meglio una visita oculistica specialistica è sempre una buona idea in presenza di irritazione, bruciore, arrossamento o fastidio a livello oculare.

Vuoi saperne di più?

La combinazione “cloro e occhi” può essere fonte di disturbi oculari di vario genere. Una visita oculistica specialistica è il primo passo per recarsi in piscina in serenità, con la certezza di mettere in pratica tutte le accortezze necessarie per preservare la propria salute oculare anche durante i momenti trascorsi in acqua. Chiamaci: il nostro centralino è a tua disposizione dal lunedi al venerdi al numero 02 636 1191.

Disturbi della tiroide e occhi

Abbiamo già indagato altre volte, sulle pagine di questo magazine, il legame che tra la salute dell’apparato visivo e quella di altri distretti dell’organismo. Con riferimento, per esempio, alle patologie sistemiche come il diabete, o alla salute intestinale. Oggi è la volta della tiroide: in che modo la sua efficienza può influire sul benessere oculare? Fino a che punto gli occhi risentono di un’eventuale patologia della tiroide? Scopriamolo assieme.

Cos’è la tiroide

La tiroide è una ghiandola endocrina situata nel collo. Gli ormoni secreti dalla tiroide preservano l’efficienza delle funzioni metaboliche. Inoltre, la tiroide controlla il battito cardiaco, la temperatura corporea, la respirazione, lo sviluppo del sistema nervoso centrale e l’accrescimento corporeo. E’, insomma, una sorta di centralina che gestisce, monitora e organizza una serie di equilibri molto delicati dai quali può dipendere il benessere dell’intero organismo.

Talvolta la tiroide va incontro a patologie e processi infiammatori che ne pregiudicano il buon funzionamento. Questi processi possono essere causati da fattori esterni oppure interni. In questo secondo caso si parlerà di tiroiditi autoimmuni. Le più note tiroiditi autoimmuni sono quella di Hashimoto e la malattia di Basedow Graves. Queste patologie possono avere delle ripercussioni sulla salute oculare.

Tiroiditi e salute oculare, i sintomi

Le tiroiditi possono generare un disturbo oculare chiamato oftalmopatia. L’oftalmopatia è maggiormente frequente nella malattia di Basedow Graves, ma può capitare che si manifesti anche in concomitanza con la malattia di Hashimoto o con altre tiroiditi. Ecco i sintomi:

  • iperplasia dei muscoli oculari, con conseguente esoftalmo (ovvero protrusione del bulbo oculare verso l’esterno)
  • ipertrofia dei muscoli oculari
  • ritenzione di liquidi
  • accumulo di grasso nei tessuti connettivi oculari

L’esoftalmo può dare adito a:

  • annebbiamento visivo o sensazione di calo visivo
  • sensazione di corpo estraneo
  • iperlacrimazione o secchezza oculare marcata e persistente (che a lungo andare può innescare una Sindrome dell’Occhio Secco)
  • fotofobia
  • aumento della pressione intraoculare (non a caso il glaucoma è spesso associato alla tiroidite ed in particolare all’ipertiroidismo)
  • riduzione della frequenza dell’ammiccamento
  • problemi nelle visione binoculare e diplopia (visione doppia)

Come curare la salute oculare nel caso di disfunzioni della tiroide

Il quadro clinico posto in essere da una tiroidite può essere complesso e articolato. Si consiglia di recarsi tempestivamente da un endocrinologo e di seguire pedissequamente il programma terapeutico prescritto. Ma non solo. Per quanto riguarda la salute oculare, è bene recarsi contestualmente anche dall’oculista. Una visita oculistica specialistica è il primo passo per valutare il da farsi anche nel caso in cui si sia affetti da tiroidite. L’obiettivo è duplice: godere di una buona salute visiva nel presente, ma al contempo evitare che la sintomatologia sopra descritta sfoci in conseguenze importanti e difficili da trattare sul lungo periodo, come gravi stati di ipovisione o Sindrome dell’Occhio Secco.

Vuoi saperne di più?

Sei affetto da una patologia della tiroide o desideri sottoporti ad un controllo della salute oculare? Chiamaci: il nostro centralino è a tua disposizione dal lunedi al venerdi al numero 02 636 1191.

Rigenerazione cellulare, la nuova frontiera del trapianto di cornea

cornea - trapianto di cornea - CAMO - Centro Ambrosiano Oftalmico

Invisibile e preziosissima, la cornea è quella porzione di tessuto non vascolarizzato che ricopre e protegge la parte anteriore degli occhi. La sua presenza e la sua perfetta salute sono cruciali sia per consentire il buon andamento della funzione visiva, sia per proteggere gli occhi dalle aggressioni esterne. Ma cosa accade quando la cornea si ammala o si danneggia? Cosa accade, ancora, quando si rende necessario sostituire una parte o tutto il tessuto corneale? Scopriamo cosa è emerso a proposito della chirurgia della cornea in occasione della 41esima edizione di ESCRS – European Society of Cataract and Refractive Surgeons – il congresso europeo tenutosi appena qualche giorno fa a Vienna.

C’era una volta (e c’è ancora) il trapianto di cornea

Il tessuto corneale è tanto prezioso quanto delicato. Può capitare dunque, che a seguito di una patologia o di un trauma, si danneggi in modo irreparabile. E che si renda necessario sostituirlo, ricorrendo ad un vero e proprio intervento chirurgico. La cheratoplasticalamellare o perforante (dunque parziale o totale) – è spesso scelta d’elezione da parte di medici chirurghi di tutto il mondo.

Una procedura che tuttavia – come ricordato dal dott. Jorge Alio nel suo speech tenuto proprio in occasione del congresso viennese – sul lungo periodo può presentare qualche insidia. Sia a livello di eventuali complicanze, che possono sorgere anche a distanza di alcuni anni dall’intervento, sia a livello di performance visive.

Una considerazione che ha spinto esperti e ricercatori delle più prestigiose università e dei migliori centri di ricerca del mondo ad andare alla scoperta di nuove strade per eseguire un trapianto di cornea in modo sempre più efficace e performante.

Si consideri peraltro che oggi la moderna medicina oftalmica guarda sempre di più in direzione di una chirurgia “gentile”, senza bisturi né punti di sutura. E proprio come accaduto nel campo della chirurgia refrattiva, letteralmente rivoluzionata dagli strumenti laser a partire da una ventina d’anni fa a questa parte, oggi anche il campo della chirurgia corneale sta esplorando e scoprendo nuove tecniche sempre più innovative e meno invasive.

Un terzo aspetto da tenere in considerazione è la costante necessità di cornee a fronte di un numero non sempre sufficiente di donatori.

Cosa si prospetta all’orizzonte: la risposta arriva dalle cellule staminali

Il futuro del trapianto di cornea – secondo quanto emerso a ESCRS 2023 – guarda dunque alle banche dati non più come fonti di cornee provenienti da donatori e pronte ad essere impiantate su riceventi. Ma come fonti di cellule staminali a partire dalle quali innescare un innovativo processo di rigenerazione cellulare.

Alla base di questi innovativi protocolli di cura troviamo difatti il concetto di rigenerazione epiteliale a partire da cellule staminali provenienti dal limbus dello stesso paziente. Il limbus è una struttura oculare situata tra la cornea e la sclera, di appena 2 mm di spessore. Contiene, al suo interno, le palizzate di Vogt, cellule staminali altamente proliferanti fondamentali proprio per la rigenerazione dell’epitelio corneale.

A partire dall’osservazione della capacità rigenerativa di queste cellule si è giunti all’intuizione di prelevare le cellule staminali oculari al fine di rigenerare qualunque porzione di cornea (non solo l’epitelio, dunque, ma anche lo stroma e l’endotelio). La donazione può essere autologa – in tal caso le cellule possono essere prelevate dall’altro occhio del medesimo paziente – oppure da un donatore esterno.

I primi test eseguiti dimostrano che il trapianto di cornea eseguito tramite rigenerazione epiteliale consente di ottenere una cornea più spessa, sana e performante non solo rispetto a quella rimossa (si pensi ad un paziente affetto da cheratocono), ma anche rispetto a quella ricevuta nel contesto di una cheratoplastica tradizionale. Ma non finisce qui.

Organoidi creati in laboratorio: ecco come saranno le cornee del futuro

Interessanti progressi arrivano dalla ricerca nel campo delle matrici dermiche acellulari

Ma il Dott. Alio guarda già oltre. E immagina che forse un domani, magari entro i prossimi 20 anni, proprio a partire da questa straordinaria e preziosissima rivoluzione, quella delle cellule staminali, sarà possibile dar vita a organoidi “a misura di paziente”, interamente in laboratorio. Cornee ex novo pronte da trapiantare laddove ve ne sia il bisogno. Progettate e create, si ipotizza, a partire da cellule staminali sia umane che animali, oppure combinando il principio della rigenerazione epiteliale sopra descritto con l’uso di molecole come la rhNGF, la molecola biotecnologica messa a punto con l’obiettivo di stimolare l’innervazione della cornea a seguito di determinate patologie.

O, ancora, e questo sembra sarà il percorso sul quale i ricercatori insisteranno maggiormente nel prossimo futuro, tramite innovativi tessuti progettati in laboratorio noti con il nome di matrici dermiche umane acellulari, un importante traguardo di bioingegneria già testato con successo – proprio in Italia – nel campo della ricostruzione mammaria post-oncologica.

Il primo passo è già stato intrapreso e il panorama delle possibilità è vasto: il futuro ci riserva senza dubbio grandi sorprese.

Vuoi saperne di più?

Se sei affetto da cheratocono o da altra patologia della cornea e vuoi prenotare una visita oculistica specialistica, il Centro Ambrosiano Oftalmico è a tua disposizione. Chiamaci: il nostro centralino è a tua disposizione dal lunedi al venerdi al numero 02 636 1191.

Glaucoma e alimentazione: alcuni consigli

Il glaucoma è una patologia che interessa tutte le strutture oculari con particolare riferimento al nervo ottico. Non si tratta di un disturbo passeggero, ma di una vera e propria patologia che, se non trattata adeguatamente e con la giusta tempestività, può dare adito a stati di ipovisione anche importanti. Tuttavia, e come sempre accade in medicina, stili di vita virtuosi caratterizzati da paradigmi alimentari corretti, pochi strapazzi e un po’ di sana attività fisica, possono aiutare a prevenire o persino lenirne la sintomatologia. Scopriamo oggi in che modo l’alimentazione può giocare a nostro favore in caso di una diagnosi di glaucoma.

Perché alimentarsi in modo sano è importante

Abbiamo discusso altre volte sulle pagine di questo magazine il legame stretto che intercorre tra salute intestinale e salute oculare. L’alimentazione è in grado di innescare o al contrario disinnescare stati infiammatori che interessano non solo l’intestino, ma tutto l’organismo. Incluso l’apparato visivo. Si tenga altresì presente che proprio nell’intestino ha sede il meccanismo che governa il buon andamento del sistema immunitario.

Mangiare in modo sano e ragionato ci consente di stare alla larga da tante patologie infiammatorie, autoimmuni, metaboliche e di altra natura. Veniamo ora al legame che intercorre tra glaucoma e alimentazione.

Glaucoma e alimentazione: cosa mangiare e cosa tenere sotto controllo

Scopriamo subito quali alimenti limitare nel caso di una diagnosi di glaucoma, e invece quali sono concessi. Si tenga presente che il glaucoma è una patologia multifattoriale: non sarà solo ed esclusivamente l’abuso di un determinato alimento ad esserne la causa, ma sicuramente lasciarsi andare a stili alimentari scorretti può concorrere alla sua manifestazione o all’esacerbazione della sua sintomatologia.

  • Sale. E’ bene limitarlo, in quanto favorisce un aumento della pressione sanguigna. La pressione sanguigna e la pressione intraoculare sono due fenomeni totalmente diversi e distinti, tuttavia a lungo andare una pressione sanguigna troppo elevata può danneggiare sia il nervo ottico, sia la retina. Stesso discorso per gli alimenti ricchi di sodio.
  • Zucchero. Abusare di cibi zuccherati può predisporre allo sviluppo del diabete di tipo II. Tale patologia è fattore predisponente lo sviluppo del glaucoma, ma anche della retinopatia diabetica. Bandite le bevande zuccherate e i dolci, specie se altamente trasformati o preparati a base di farine raffinate.
  • Caffè. La letteratura scientifica ci suggerisce di non privarci di un buon caffè, ma nemmeno di abusarne. Stando ai risultati delle ultime ricerche, il caffè esercita un’azione protettiva nei confronti di cataratta e maculopatia, ma può causare (sempre in concomitanza con altri fattori) l’insorgenza del glaucoma.
  • Alcol. Ove possibile, l’alcol va evitato. In quantità esagerate, affatica il fegato e può essere fattore predisponente l’insorgenza del glaucoma.
  • Farine raffinate. Le farine raffinate portano ad un innalzamento repentino dei livelli di zuccheri nel sangue, inducendo l’organismo alla produzione di insulina. Questo meccanismo è fattore predisponente il glaucoma. I cibi prodotti con farine raffinate sono anche detti cibi ad alto indice glicemico. Sarebbero da favorire le farine integrali.
  • Cibi trasformati, cioè i cibi prodotti dall’industria alimentare, che hanno subito diversi passaggi produttivi (trasformazioni, appunto) prima di raggiungere i banchi dei supermercati. Ogni passaggio della catena produttiva aggiunge solitamente grassi saturi, zuccheri e sale, che come spiegato poc’anzi non sono sinonimo di alimentazione sana.

Cosa mangiare in abbondanza

Largo dunque – in caso di glaucoma ma non solo – a cibi freschi e di stagione, come frutta e verdura di tutti i colori e di ogni varietà. Bene il pesce azzurro e la carne bianca con moderazione, i cereali integrali, i semi oleosi e la frutta. Sale, zucchero, cibi grassi e fritti consentiti, sì, ma solo occasionalmente. Un cucchiaino di olio extravergine di oliva a pasto è anche un’ottima abitudine per fare il pieno di polifenoli ed antiossidanti.

Come trattare il glaucoma al meglio: dal laser SLT una prospettiva interessante

Una diagnosi di glaucoma non va mai presa con leggerezza e pensare di ricorrere all’automedicazione affidandosi esclusivamente a farmaci da banco o all’alimentazione è una scelta totalmente sbagliata che può condurre a gravi stati di ipovisione, inclusa la cecità.

Il primo passo è dunque quello di sottoporsi ad una visita specialistica per il glaucoma. Alla quale farà seguito la messa a punto di un percorso diagnostico mirato e personalizzato, che potrà spaziare dalla terapia farmacologica topica con colliri sino alla chirurgia, a seconda dell’entità della patologia. Tra i trattamenti maggiormente interessanti per la cura del glaucoma menzioniamo il laser SLT: un trattamento indolore e di breve durata che, grazie ad un innovativo strumento laser, consente di curare solamente le porzioni di tessuto affette dalla patologia in modo preciso e gentile, ripristinando la permeabilità cellulare laddove questa sia andata perduta. Grazie al laser SLT, i pazienti affetti da glaucoma sperimentano un immediato e duraturo miglioramento del loro quadro clinico ed un ridimensionamento della pressione intraoculare.

Vuoi saperne di più?

Per gestire al meglio una diagnosi di glaucoma è fondamentale farsi seguire da uno specialista esperto e volersi bene curando il proprio stile di vita a tuttotondo. Vieni a trovarci presso il Centro Ambrosiano Oftalmico: saremo lieti di prenderci cura della tua salute oculare e di darti ulteriori informazioni in merito alla cura del glaucoma con laser SLT. Il nostro centralino è a tua disposizione dal lunedi al venerdi al numero 02 636 1191.

Cosa può provocare la cataratta?

La cataratta senile è una delle patologie oculari a maggior diffusione su scala mondiale. Quali sono le cause della cataratta? Come comportarsi per fare un’adeguata prevenzione? Rispondiamo subito a queste domande comuni sul tema.

Perché in tanti si ammalano di cataratta?

Prima di entrare nel merito delle cause della cataratta, è doveroso fare qualche considerazione generale sul perché oggi ci si ammala di cataratta.

1 – L’anzianità oggi è un fatto del tutto comune

La prima considerazione riguarda la diffusione della cataratta. Come mai è così diffusa? Il paradosso che oggi viviamo con riferimento a tutte le patologie connesse all’età è il seguente. Mano a mano che abbiamo potuto disporre di stili di vita sempre migliori, con condizioni igienico sanitarie più idonee ed altre innumerevoli comodità, la durata della vita media è aumentata. Di conseguenza, il numero delle persone che oggi riescono a raggiungere un’età particolarmente avanzata è molto più alto di quanto non accadesse qualche decennio fa. Ecco spiegato perché ammalarsi di cataratta, oggi, non è poi così infrequente.

2 – La prevenzione è un’arma preziosa a qualunque età

La seconda considerazione fa da contrappunto alla prima. Poiché la cataratta senile è la prima causa di cecità al mondo, la prevenzione gioca un ruolo fondamentale nel potenziale ridimensionamento di questo dato così importante ed impattante sul benessere visivo della popolazione anziana. Ecco perché una diagnosi precoce è sempre un ottimo punto di partenza per una prognosi il più possibile favorevole.

3 – Affidarsi allo specialista consente di preservare uno di salute oculare ottimale a lungo nel tempo

Perché parliamo di prognosi favorevole? Perché oggi l‘intervento di cataratta può essere affrontato con la giusta dose di serenità: l’intervento di cataratta è breve durata, risolutivo e considerato dagli addetti ai lavori del tutto routinario. Insomma, aver cura di se stessi anche in età avanzata, sottoporsi agli opportuni controlli della propria salute ed affidarsi ai consigli degli specialisti è davvero una scelta capace di restituire uno stato di benessere ottimale sul lungo periodo.

Quali sono le cause della cataratta?

La cataratta è un fenomeno del tutto naturale legato a doppio filo all’avanzare del tempo. Mano a mano che il tempo passa tutto il nostro organismo perde efficienza: l’apparato scheletrico diviene più fragile, la digestione si fa più difficoltosa e via dicendo. Chi più chi meno, tutti sperimentano gli effetti del tempo che avanza.

Ciò che accade al cristallino è che questo si opacizza, proprio come accade al vetro di una vecchia finestra. E perdendo la sua naturale trasparenza, perde anche la sua efficienza. Vi sono tuttavia dei fattori che possono predisporre ad una più veloce e più marcata opacizzazione del cristallino:

  • patologie sistemiche, come il diabete
  • una miopia forte non corretta adeguatamente
  • altre patologie oculari coesistenti, come una retinopatia
  • la somministrazione massiccia e prolungata nel tempo di determinati farmaci (cortisonici, per esempio)
  • l’esposizione prolungata a raggi ultravioletti
  • abitudini e stili di vita sbagliati: abuso di alcolici o fumo di sigaretta, alimentazione sregolata

Appare chiaro, dunque, che come spesso accade in medicina non ci si ammala per un motivo specifico e fine a se stesso, ma per una serie di concause. Prendersi cura di se stessi:

  • volendosi bene
  • alimentandosi correttamente
  • limitando eventuali vizi poco salutari
  • curando adeguatamente tutte le proprie eventuali patologie
  • sottoponendosi a periodici controlli della salute oculare

è sicuramente il primo passo per rallentare la comparsa ed il decorso della cataratta.

Vuoi saperne di più?

Una cataratta diagnosticata già nelle sue fasi d’esordio e con tempestività si cura più agevolmente di una cataratta matura. Non esitare pertanto a prenotare stesso il tuo controllo della salute visiva. Il nostro centralino è a tua disposizione dal lunedì al venerdì al numero 02 636 1191.

Come si cura il cheratocono?

Se perfettamente trasparente, regolare e ben lubrificata, la cornea protegge l’occhio dalle aggressioni esterne e favorisce il passaggio dei raggi luminosi attraverso la pupilla. Le cose cambiano, invece, quando la cornea si ammala di cheratocono. Ma che cos’è il cheratocono? E soprattutto, come si cura? Scopriamolo assieme in questo breve articolo.

Che cos’è il cheratocono?

La cornea è composta da una rete di fibre di collagene opportunamente e adeguatamente sovrapposte tra di loro. La sua natura stratificata ricorda vagamente quella di una cipolla. Nel cheratocono accade che la cornea perda progressivamente la sua struttura originaria in virtù di un processo degenerativo che non fa altro che peggiorare nel tempo. Di fatto, le fibre di collagene cedono mano a mano verso l’esterno, in un processo di sfiancamento che porta i tessuti a perdere struttura e sostanza, ad assottigliarsi e a protrarsi verso l’esterno.

Quali sono le conseguenze della patologia? Quando insorge? E perché?

Quando la cornea si ammala di cheratocono perde progressivamente la capacità di favorire il transito dei raggi luminosi e di proteggere gli occhi dalle aggressioni esterne. La visione si fa mano a mano meno nitida e sempre più imprecisa. La sua insorgenza può verificarsi tra l’adolescenza e i 40 anni, per cause ancora parzialmente da indagare: gli esperti ritengono che la patologia possa essere causata da ragioni di indole genetica, anche se è stata individuata una correlazione statisticamente importante con altre patologie oculari (retinopatie, cheratocongiuntiviti, patologie sistemiche). Inizialmente chi ne è affetto può essere portato a pensare ad un peggioramento dei propri difetti visivi, come accade spesso anche a chi è affetto da cataratta nelle sue fasi d’esordio.

Come per la cataratta, anche nel caso del cheratocono la prevenzione è davvero fondamentale: sottoporsi a periodiche visite di controllo della salute visiva può rivelarsi cruciale per una diagnosi tempestiva e veloce della patologia.

Come si cura il cheratocono?

Soluzioni chirurgiche e non chirurgiche

Sfortunatamente non esistono trattamenti farmacologici per la cura del cheratocono. E’ possibile gestire la patologia grazie ad un trattamento di tipo conservativo, pensato per contenere la degenerazione della cornea, chiamato cross linking corneale: si esegue tramite somministrazione topica di vitamina B2 (riboflavina) sulla cornea. La riboflavina ripristina le connessioni perse tra le fibre di collagene restituendo corpo e struttura alla cornea, rallentando la progressione della patologia e migliorando la qualità visiva del paziente.

A seguito dell’applicazione della riboflavina, la cornea è irradiata con una luce ultravioletta che ne favorisce la penetrazione sino agli strati più profondi. Altre volte, invece, si ricorre ad una corrente a basso voltaggio per facilitare l’assorbimento della vitamina B2. In ambi i casi, il trattamento non è doloroso e non è di tipo chirurgico. Si applica solitamente agli stadi d’esordio della patologia.

Qualora la patologia invece abbia già compromesso in modo importante la struttura e le funzionalità della cornea, si può rendere necessario ricorrere alla chirurgia. E’ possibile intervenire sostituendo le porzioni di cornea maggiormente danneggiate (cheratoplastica lamellare), oppure l’intera cornea (tramite un trapianto, chiamato anche cheratoplastica perforante).

Vuoi saperne di più?

Il Centro Ambrosiano Oftalmico è a tua disposizione: chiamaci e prenota la tua visita specialistica. Il nostro centralino è a tua disposizione dal lunedi al venerdi dalle 9.00 alle 19.00 al numero 02 636 1191.