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Iniezioni intravitreali: come funzionano?

Le iniezioni intravitreali sono la terapia d’elezione per il trattamento delle maculopatie di tipo essudativo. Com’è noto, la patologia è la terza causa al mondo di cecità centrale (ovvero un grave stato di ipovisione e/o cecità che interessa esclusivamente la porzione centrale del campo visivo). La sua incidenza, infine, è in costante aumento, come conseguenza del generale invecchiamento della popolazione mondiale. Approfondiamo brevemente il tema delle iniezioni intravitreali, conosciamo più da vicino le caratteristiche della patologa e, infine, spendiamo due parole sulle prospettive terapeutiche attuali e future per il suo trattamento.

Maculopatia di tipo umido

La maculopatia di tipo umido o essudativo è una patologia che si manifesta, nella sua variante senile e più diffusa, dopo i 55 anni circa. Si tratta di una patologia che colpisce la porzione centrale della retina, ovvero la macula. In questa zona vi sono tantissimi fotorecettori, responsabili della visione dei colori e, più in generale, del buon andamento della funzione visiva. La patologia si manifesta attraverso la formazione di neovasi a livello sottoretinico. La retina subisce in tal modo un danno irreversibile, che conduce alla morte dei fotorecettori, compromettendo seriamente e progressivamente la funzione visiva. Oggi è possibile arrestare la progressione della maculopatia essudativa grazie alle iniezioni intravitreali. Una terapia efficace nello stabilizzare la patologia, e che tuttavia non consente di recuperare la perdita visiva già avvenuta né ripristinare la funzionalità dei fotorecettori danneggiati.

Come funzionano le iniezioni intravitreali

Le iniezioni intravitreali prevedono la somministrazione di farmaci anti-VEGF direttamente nel corpo vitreo del paziente. I farmaci anti-VEGF sono a base di una specifica proteina capace di inibire la formazione di neovasi sotto la retina. La somministrazione avviene tramite minuscole punturine assolutamente indolori e sicure. Naturalmente perizia, esperienza e manualità di chi le esegue sono quanto mai fondamentali. Tuttavia, conviene sapere che si tratta di una procedura di gran lunga meno invasiva ed impegnativa di altri interventi di chirurgia oftalmica.

La somministrazione delle iniezioni intravitreali non è casuale ma avviene sulla base di uno specifico protocollo cadenzato e calendarizzato con precisione. Solitamente si eseguono le prime 3 iniezioni a distanza di un mese l’una dall’altra, per arrivare ad un totale di 7 circa nel primo anno di trattamento.

Seguire il protocollo terapeutico come descritto consente di dare una concreta battuta d’arresto alla patologia e di preservare la propria acuità visiva nel tempo.

Prospettive terapeutiche passate, presenti e future per la maculopatia senile di tipo essudativo

Prima dell’avvento delle iniezioni intravitreali, la maculopatia essudativa si trattava con la terapia fotodinamica, ovvero con uno strumento laser che andava ad occludere i neovasi. Oggi innumerevoli ricerche scientifiche hanno evidenziato la maggiore efficacia delle molecole anti-VEGF nel trattamento a lungo termine della patologia. Per quanto riguarda il futuro, invece, i ricercatori sono al lavoro per chiarire il ruolo potenziale delle cellule staminali nei processi rigenerativi della retina. Sembrerebbe che le cellule staminali possano rivelare maggiormente la loro efficacia nel trattamento della maculopatia senile di tipo secco, per la quale ad oggi sembra non esserci ancora alcuna terapia efficace.

Dove sottoporsi alle iniezioni intravitreali?

Come detto, manualità, competenza, perizia ed esperienza sono condizioni imprescindibili per la somministrazione delle iniezioni intravitreali. Le iniezioni si eseguono sempre in ambiente sterile. In Italia sono disponibili presso gli ospedali ed alcuni centri di eccellenza privati, come il Centro Ambrosiano Oftalmico. Presso gli ambulatori della nostra struttura è possibile sottoporsi alle iniezioni intraoculari in regime di massima sicurezza e igiene, con la certezza di ricevere il trattamento da alcuni tra gli specialisti più esperti e competenti nel settore.

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Degenerazione Maculare Senile, il futuro della terapia

La degenerazione maculare senile è una delle patologie oculari più comuni e insidiose. Anche la cataratta è una patologia legata a doppio filo al tempo che avanza. Ma mentre quest’ultima si cura in modo tutto sommato agevole ed indolore grazie ad un intervento specifico, non possiamo affermare la stessa cosa per la maculopatia senile. Sicuramente le iniezioni intravitreali offrono buone prospettive in termini di gestione e controllo della patologia. Vediamo cos’altro si profila all’orizzonte, e se chi è affetto da degenerazione maculare senile potrà trovare, in un futuro non troppo lontano, nuove prospettive terapeutiche capaci di migliorare sensibilmente la sua qualità visiva e di vita.

Cos’è la degenerazione maculare senile

La degenerazione maculare senile – o maculopatia senile – causa un progressivo ed irreversibile deterioramento dei fotorecettori presenti sulla porzione centrale della retina. Quest’ultima è chiamata appunto macula, ed è fondamentale:

  • per la percezione dei colori, poiché è fittamente punteggiata di preziosissimi fotorecettori detti coni e bastoncelli;
  • per la visione centrale, a causa della sua posizione sulla retina, retrostante la pupilla e il cristallino

Nella Degenerazione Maculare Senile, i fotorecettori vanno incontro a deterioramento e morte. La conseguenza è una progressiva perdita di visione centrale. Chi è affetto dalla patologia sperimenta difficoltà visive sempre più importanti con riferimento al centro del campo visivo. La patologia si può manifestare in due varianti: una secca o atrofica, particolarmente difficile da trattare, e una umida o essudativa. Quest’ultima si tratta con risultati soddisfacenti attraverso le iniezioni intravitreali.

Cosa sono le iniezioni intravitreali 

Le iniezioni intravitreali sono minuscole iniezioni eseguite da mano esperta all’interno del bulbo oculare. Il farmaco anti-VEGF iniettato ha l’obiettivo di inibire la proliferazione di neovasi a livello sottoretinico e di fermare la progressione della patologia. Sfortunatamente è impossibile recuperare la funzionalità dei fotorecettori deteriorati. Il protocollo di iniezioni intravitreali ha tuttavia la capacità di porre un freno all’avanzamento della patologia, con risultati tangibili e durevoli nel tempo.

A proposito di iniezioni intravitreali, è fondamentale tener presente due aspetti:

  1. per ottenere i risultati auspicati è importante seguire pedissequamente il protocollo indicato dallo specialista, rispettando le cadenze indicate ed evitando di rimandare gli appuntamenti;
  2. si consiglia di rivolgersi ad una struttura sanitaria d’eccellenza nella quale trovare specialisti esperti, dotati di grande competenza e notevole manualità nella somministrazione delle iniezioni.

Degenerazione maculare senile: nuove prospettive terapeutiche all’orizzonte

E’ notizia di questi giorni che la Food And Drug Administration americana (FDA) ha dato il via libera alla messa in commercio negli Stati Uniti d’America di un nuovo dispositivo per il trattamento della Degenerazione Maculare Senile di tipo essudativo. Il trattamento non è ancora disponibile in Italia. Si tratta di un minuscolo impianto collocato all’interno dell’occhio tramite una breve seduta chirurgica eseguibile in ambiente ambulatoriale. L’impianto è pensato per rilasciare localmente il farmaco anti-VEGF e consentire al paziente di ridurre il numero di sedute per le iniezioni intravitreali. E in alcuni casi persino sospenderle.

In questo modo il paziente ottiene un’autonomia di 6 mesi rispetto alla necessità di sottoporsi alle sedute per le iniezioni intravitreali. Che, seppur indolori, possono essere una fonte di stress. Susvimo, questo è il nome del dispositivo, è ricaricabile e ben tollerato. Sarà comunque lo specialista, di caso in caso, ad indicare quale sia la strada migliore da intraprendere per trattare la Degenerazione Maculare Senile con successo.

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Prevenire la maculopatia: a tavola si può?

La maculopatia senile è una patologia oculare piuttosto insidiosa che è fondamentale trattare opportunamente e mantenere costantemente monitorata. Stando ai numeri, ad oggi la patologia colpisce il 10-13% degli adulti over 50 in Europa, Asia, Australia e Nord America. Le opportunità terapeutiche non mancano, e pur tuttavia il mondo della scienza non cessa di interrogarsi ed andare alla ricerca di nuove soluzioni ancor più performanti e risolutive per il trattamento della maculopatia. Nel frattempo, un aiuto per prevenire la maculopatia ci arriva dalla buona tavola. Parola di scienza.

Due parole sulla maculopatia degenerativa senile

La maculopatia degenerativa senile è una patologia oculare che interessa la parte più centrale della retina. Il suo nome è macula, e si trova proprio in corrispondenza della pupilla. La macula è deputata al corretto funzionamento della visione centrale nonché della percezione dei colori. Nei pazienti affetti da maculopatia degenerativa senile, la macula va incontro ad un progressivo deterioramento con conseguente perdita della capacità di svolgere le sue funzioni. Questo accade perché i fotorecettori presenti sulla sua superficie vanno incontro a decadimento e morte. Il risultato è una visione centrale sempre più compromessa mano a mano che la patologia avanza. Ove non trattata opportunamente, la degenerazione maculare senile può condurre a cecità.

Rimandare gli appuntamenti con la prevenzione per mancanza di tempo o per paura di contrarre altre patologie può essere controproducente e favorire un peggioramento anche importante del quadro clinico. Questo vale per la degenerazione maculare senile ma anche per altre patologie oculari, come il glaucoma.

Dott. Matteo Cereda, Medico Oculista e Retinologo presso CAMO – Centro Ambrosiano Oftalmico

Perchè la dieta può essere un valido alleato, e in che modo

Anche se la buona tavola non può metterci al riparo da qualunque patologia, è sicuramente un buon punto di partenza. Al fine di prevenire la maculopatia, due ricerche scientifiche hanno sottolineato il ruolo dell’alimentazione nell’aiutare a ridurre significativamente il rischio di sviluppare la patologia o nel rallentarne la progressione. I due studi, chiamati AREDS e AREDS2, hanno indicato una serie di elementi nutritivi che, se assunti regolarmente, possono portare benefici alla macula ed all’apparato visivo più in generale. Eccoli:

  • vitamina C
  • vitamina E
  • zinco
  • omega3
  • luteina
  • zeaxantina

Si tratta di preziosi elementi nutritivi contenuti in buona parte delle verdure di stagione, ma anche nel pesce, nei cereali e nella frutta sia fresca che secca. Anche senza ricorrere necessariamente agli integratori, dunque, una dieta ricca e varia è sicuramente d’aiuto nel prevenire la maculopatia.

Fonte: Fondazione Macula

Opportunità di trattamento della maculopatia

Come detto, la dieta è sicuramente un valido aiuto per mantenere l’occhio e la macula in salute e per prevenire la maculopatia. Tuttavia, la degenerazione maculare senile, ove manifesta, va trattata con opportune terapie farmacologiche. In questo senso, due sono i fattori che possono determinare di una prognosi favorevole:

  • una diagnosi tempestiva
  • l’aderenza alla terapia indicata dallo specialista

Ad oggi la terapia più efficace per il trattamento della patologia nella sua variante essudativa è data dalle iniezioni intravitreali. La terapia si basa sulla somministrazione cadenzata e periodica di un farmaco contenente una proteina capace di inibire il fattore di crescita endoteliale vascolare (VEGF), responsabile dello sviluppo di neovasi a livello sottoretinico. Per ciò che concerne la variante atrofica della patologia, sono al vaglio della scienza altre opportunità di trattamento.

La degenerazione maculare senile atrofica ha un esordio lento e subdolo. Talvolta può evolvere nella forma essudativa della patologia. Ma non accade mai il contrario.

Dott. Matteo Cereda, Medico Oculista e Retinologo presso CAMO – Centro Ambrosiano Oftalmico

Cosa sono le iniezioni intravitreali

Le iniezioni intravitreali sono minuscole punturine eseguite all’interno dell’occhio. Nonostante l’idea di sottoporsi a tale trattamento possa risultare sgradevole, il fastidio è davvero minimo ed il beneficio è tangibile e scientificamente comprovato. Le iniezioni intravitreali sono eseguite in ambiente sterile e sicuro da mano esperta. La cadenza è rigorosa ed è fortemente sconsigliato soprassedere rispetto agli appuntamenti fissati dallo specialista.

Presso i centri d’eccellenza è possibile cominciare il trattamento con iniezioni intravitreali non appena si riceve la diagnosi. Un tempismo che gioca a favore della prognosi.

Dott. Matteo Cereda, Medico Oculista e Retinologo presso CAMO – Centro Ambrosiano Oftalmico

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Il Centro Ambrosiano Oftalmico è a tua disposizione dal lunedi al venerdi dalle 9.00 alle 19.00 allo 02 6361191. Chiamaci per una visita oculistica specialistica per le patologie della retina: sarà nostra cura illustrarti nel dettaglio caratteristiche e benefici delle iniezioni intravitreali e rispondere alle tue domande sul tema. 

Iniezioni intravitreali: parola d’ordine costanza

iniezioni intravitreali - CAMO - Centro Ambrosiano Oftalmico

Le iniezioni intravitreali rappresentano il trattamento d’elezione per la cura delle maculopatie, un insieme di patologie che colpiscono la parte centrale della retina. Tra queste, una delle più comuni è la degenerazione maculare senile che, nella sua variante essudativa, trova beneficio nella somministrazione della proteina detta anti-VEGF. Attenzione però: la terapia produce effetti positivi solamente se praticata secondo i giusti tempi. Ecco perché la parola d’ordine è sempre costanza.

Cosa sono le iniezioni intravitreali con farmaco Anti-VEGF

Le iniezioni intravitreali sono piccolissime iniezioni praticate all’interno del bulbo oculare. Il materiale presente all’interno del bulbo non è vascolarizzato né innervato, dunque le iniezioni non sono dolorose. La proteina iniettata ha l’obiettivo di contrastare la proliferazione di neovasi sulla retina, dovuta proprio alla produzione incontrollata di una proteina, detta VEGF.

Come avviene la somministrazione delle iniezioni intravitreali

…e perchè la parola d’ordine è costanza

La somministrazione delle iniezioni intravitreali avviene tramite protocolli ben definiti. Si esegue un ciclo di 3 iniezioni iniziali con cadenza mensile, per poi proseguire il trattamento con altre somministrazioni sino ad arrivare ad un totale di 7 circa nell’arco del primo anno.

Concludere il primo anno di trattamento nel pieno rispetto del protocollo di cura e delle scadenze prestabilite è fondamentale per trarre beneficio dalle iniezioni intravitreali. Si ricordi, peraltro, che nonostante la proteina Anti-VEGF sia l’unica opzione di trattamento nei confronti della degenerazione maculare senile, essa non ne rappresenta la cura definitiva. I farmaci Anti-VEGF possono rallentare o bloccare l’avanzamento della patologia, ma mai in modo permanente. Un motivo in più per evitare di soprassedere o rimandare gli appuntamenti.

Come sapere se è necessario sottoporsi ad altre iniezioni intravitreali dopo il primo anno di trattamento?

Già dopo il primo ciclo di iniezioni intravitreali, solitamente il paziente sperimenta un miglioramento della qualità visiva. Naturalmente, però, tutto dipende dallo stato di avanzamento della patologia nel momento in cui si comincia ad intraprendere il percorso terapeutico. In generale, durante il trattamento il paziente è sottoposto a frequenti monitoraggi, che includono controlli dell’acuità visiva ed OCT (Tomografia Ottica Computerizzata). Tali controlli sono utili a valutare il buon andamento della terapia e, dopo i primi mesi, a definire il calendario delle successive iniezioni.

In CAMO trovi trattamenti d’avanguardia e in un ambiente sempre sicuro

CAMO – Centro Ambrosiano Oftalmico è stato uno dei primi centri privati in Italia (ed è tuttora uno dei pochi) ad ottenere l’autorizzazione ad eseguire le iniezioni intravitreali con farmaci certificati. In CAMO, le iniezioni sono praticate da specialisti dalla grande esperienza e perizia e ciascun paziente è seguito con tutta l’attenzione e la dedizione necessarie. Inoltre, tutti gli ambienti della clinica sono frequentemente sottoposti a sanificazione accurata, mentre i professionisti che vi operano si sottopongono a periodici tamponi rapidi antigenici. Non c’è dunque motivo per rimandare la terapia lasciando alla patologia il tempo per produrre danni irreversibili e per compromettere severamente la capacità visiva. 

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In CAMO è disponibile una visita oculistica specialistica per le malattie della retina. Puoi chiamarci dal lunedi al venerdi dalle 9.00 alle 19.00 allo 02 6361191.

La corioretinopatia sierosa centrale

La corioretinopatia sierosa centrale è una patologia oculare che si caratterizza per un accumulo di liquidi al di sotto della regione centrale della retina. Si tratta di una malattia che nella maggior parte dei casi regredisce nel giro di alcuni mesi. Tuttavia, qualora la corioretinopatia sierosa centrale dovesse recidivare – eventualità che si manifesta in circa il 20% dei casi – esiste la possibilità che essa danneggi i fotorecettori e la capacità visiva del paziente. Cerchiamo di fare chiarezza sul tema.

Cos’è la corioretinopatia sierosa centrale

La corioretinopatia sierosa centrale è una patologia oculare che si manifesta quando si viene a perdere il corretto equilibrio tra coroide, epitelio pigmentato e retina. In condizioni normali, l’epitelio pigmentato, che si trova tra la coroide e la retina, impedisce il passaggio di liquidi verso quest’ultima. Quando la patologia si manifesta, al contrario, si ha un accumulo di liquidi provenienti dalla coroide verso la retina. Questa patologia non ha nulla a che vedere con la degenerazione maculare senile essudativa, che si caratterizza invece per la formazione di neovasi e per altre caratteristiche.

Quando e perché si manifesta la patologia?

La corioretinopatia sierosa centrale si manifesta solitamente ad un solo occhio e tende a regredire da sola nel giro di qualche mese. I sintomi sono difficoltà visiva, perdita della qualità visiva e della nitidezza dei colori. In generale è importante sapere che anche uno stile di vita piuttosto sregolato, caratterizzato da stress psicofisico, può predisporre all’insorgenza della patologia.

Come si diagnostica la corioretinopatia sierosa centrale

Gli esami fondamentali per la diagnosi della patologia sono la fluorangiografia e l’OCT.L’OCT è una sorta di tac della retina, un esame ad alto contenuto tecnologico, non invasivo, che consente di effettuare diverse scansioni della retina ed osservarla nei minimi dettagli. La fluorangiografia è un esame che consente di visionare una vera e propria mappa retinica previa iniezione di un’innocua sostanza fluorescente.

Quali sono le possibilità di trattamento?

Nel caso in cui la patologia tenda a recidivare e/o a diventare cronica, si possono valutare alcune possibilità di trattamento. Tuttavia, non esistono farmaci in grado di contrastare l’insorgenza della patologia o riassorbire efficacemente l’edema. Alcuni studi scientifici hanno peraltro dimostrato che l’assunzione di alcuni farmaci, come per esempio quelli a base di cortisone, sono controindicati per chi soffre di corioretinopatia sierosa centrale. (Fonte. AAOJournal.org) Di aiuto possono essere prodotti diuretici ad azione mirata per l’occhio e antiinfiammatori non steroidei. Nei casi più gravi, talvolta, può essere necessario fare una iniezione antivitreale.

Per quanto riguarda altre tipologie di trattamento, alcuni risultati incoraggianti sono stati ottenuti con il laser micropulsato, uno strumento di ultima generazione che invia impulsi brevissimi senza generare un effetto termico e dunque si rivela perfetto anche per trattare zone delicatissime come la macula.

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Maculopatia diabetica, è allarme

Il diabete è una patologia in forte crescita a livello globale, le cui conseguenze si riflettono negativamente sulla salute dell’intera popolazione mondiale, in termini di qualità di vita individuale, ma anche, più in generale, a livello sociale ed economico. Alla luce della portata di questo fenomeno, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha lanciato il Programma Diabete, con l’obiettivo di ridurre al minimo le complicazioni causate dalla patologia e migliorare la qualità di vita dei soggetti che ne sono affetti. Le parole d’ordine? Informare, sensibilizzare, prevenire. Non dimentichiamo che attorno al diabete “gravitano” una serie di patologie spesso poco conosciute, ma dalle conseguenze piuttosto gravi per chi ne è affetto. La maculopatia diabetica è una di queste. 

Il diabete, questo sconosciuto

Una recente indagine demoscopica condotta sulla conoscenza del diabete e delle sue possibili conseguenze ha evidenziato come gli italiani siano poco informati sulle caratteristiche e sulle conseguenze della patologia, anche laddove ne siano affetti. Ad aggravare il quadro, vale la pena di sottolineare che la maggior parte dei soggetti diabetici sono affetti da diabete di tipo II, ovvero da quella “variante” della patologia direttamente connessa ad uno stile di vita troppo sedentario e basato su abitudini alimentari sbagliate. Va da sé che informare, prevenire ed organizzare screening ed incontri informativi sul territorio sia fondamentale non solo per sensibilizzare la popolazione sul diabete, ma anche sulle patologie che esso può innescare.

La maculopatia diabetica, una (pericolosa) conseguenza del diabete

Che cos’è la maculopatia diabetica

La maculopatia diabetica è una patologia oculare particolarmente grave ed insidiosa legata a doppio filo al diabete, sia esso di tipo I che di tipo II. Uno dei sintomi del diabete è una generale debolezza delle pareti dei vasi sanguigni, in particolare a livello di microcircolo. A livello oculare, questa debolezza si traduce in un insufficiente apporto di sangue ai vasi sanguigni presenti nella macula e nel rilascio di un eccesso di liquidi.

Perchè la maculopatia diabetica è pericolosa e come evitare che lo sia

L’edema maculare è pericoloso perché può danneggiare in modo grave ed irreversibile la capacità visiva del paziente, specie se non diagnosticato e non trattato in tempo. Non dimentichiamo che la maculopatia diabetica rappresenta una delle maggiori cause di cecità al mondo. Informarsi, leggere, avere curiosità verso il mondo che ci circonda e verso le patologie che ci interessano direttamente, adottare stili di vita dinamici, positivi e salutari è fondamentale per evitare di andare incontro a patologie potenzialmente invalidanti o per intervenire quanto prima laddove esse si manifestino.

Esistono i trattamenti per la maculopatia diabetica?

Oggi la maculopatia diabetica si può affrontare con diverse soluzioni terapeutiche:

  • le iniezioni intravitreali anti-VEGF;
  • un dispositivo intravitreale a rilascio di un farmaco cortisonico;
  • altri trattamenti laser.

Queste soluzioni hanno lo scopo di riassorbire l’edema, ma non di riparare ad eventuali danni ai fotorecettori. Ecco perché è fondamentale fare informazione ed intervenire con tempismo, specie in un’ottica di generale miglioramento della qualità di vita del paziente, soprattutto se questo è ancora molto giovane.

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Dalla UE un nuovo schema terapeutico per la degenerazione maculare senile essudativa

L’Unione Europea ha approvato un nuovo schema terapeutico per le iniezioni intravitreali anti-VEGF, usate per il trattamento dei pazienti affetti da degenerazione maculare senile essudativa. Da oggi sarà possibile estendere l’intervallo tra le iniezioni a seconda della risposta dei pazienti al trattamento. Una notizia che ci interessa particolarmente, poiché CAMO – Centro Ambrosiano Oftalmico – è sensibile al tema della Degenerazione Maculare Senile e si è fatto promotore, nel mese di febbraio 2018, della Prima Campagna Nazionale di Prevenzione e Diagnosi della Maculopatia, in collaborazione con l’Ospedale San Raffaele di Milano e con il patrocinio della SOI – Società Oftalmologica Italiana, e del Ministero Della Salute. 

Cos’è la Degenerazione Maculare Senile

La Degenerazione Maculare Senile, come abbiamo già avuto modo di approfondire in un’interessante intervista al Dott.Matteo Cereda, medico oculista e retinologo presso il Centro Ambrosiano Oftalmico, è una patologia tipica dell’età avanzata che porta ad un progressivo deterioramento della macula, la parte centrale della retina che si trova proprio in corrispondenza della pupilla. E’ sulla macula che vi è la maggiore concentrazione di quei fotorecettori che ci consentono di vedere perfettamente non solo le forme, ma anche i colori. In virtù di questa posizione così centrale sulla retina, una macula affetta da degenerazione maculare senile porta ad una visione centrale sfocata ed imprecisa, mentre la visione periferica, compatibilmente con lo stato di salute visiva del paziente, rimane buona. Esistono due tipologie di degenerazione maculare senile, una detta atrofica o secca, l’altra essudativa o umida. La degenerazione maculare senile atrofica è particolarmente insidiosa e molto difficile da trattare. Al contrario, per la degenerazione maculare senile essudativa, detta anche neovascolarizzazione coroideale, esiste un trattamento efficace, che consiste in una serie di iniezioni intravitreali.

Cos’è la Degenerazione Maculare Senile Essudativa e in cosa consiste il suo trattamento

La Degenerazione Maculare Essudativa si ha quando, sulla coroide, ovvero la membrana sottostante la retina, si verifica una crescita anomala di vasi sanguigni. Nonostante la retina e la coroide siano separati dall’epitelio pigmentato, accade che questi vasi riescano ad attraversarlo ed a raggiungere la macula. Ecco allora che il paziente vede male a livello centrale, percependo le immagini come sfocate e spesso distorte. La proteina responsabile di questo sviluppo anomalo di vasi sanguigni prende il nome di VEGF, mentre il farmaco che si usa iniettare nel bulbo oculare per contrastare l’avanzamento della patologia è detto anti-VEGF.

Trattamento anti-VEGF contro la Degenerazione Maculare Senile Essudativa

Il trattamento anti-VEGF contro la Degenerazione Maculare Senile Essudativa prevede che al paziente vengano somministrate tre dosi di farmaco, una al mese, tramite iniezione intravitreale, per i primi tre mesi di trattamento. A seguire, si faranno altre iniezioni, per arrivare a 6-8 iniezioni nell’arco del primo anno. Negli anni a seguire, le iniezioni si diradano ulteriormente. Nei giorni scorsi l’Unione Europea ha approvato un nuovo schema di trattamento relativo alla frequenza delle iniezioni intravitreali anti-VEGF, stabilendo che l’oculista potrà decidere di diradare le somministrazioni già a partire dal primo anno di trattamento, coerentemente con la risposta del paziente al farmaco. Ferme restando le prime tre iniezioni su cadenza mensile, l’oculista potrà valutare se diradare le somministrazioni allungando i tempi dalle due alle quattro settimane in più rispetto al protocollo fino ad oggi applicato.

Fonte: Bayer.de