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5 regole d’oro per mantenere gli occhi sani a lungo

Gli occhi sono un bene prezioso, non ci stancheremo mai di dirlo. Madre natura ci ha dotato di uno straordinario strumento per ammirare giorno dopo giorno la bellezza di questo mondo. Ma come tutti gli strumenti di cui disponiamo, dobbiamo averne cura. Ecco 5 dritte da non dimenticare per poter ammirare l’incredibile bellezza di ciò che ci circonda fino a tarda età:

1 – Prevenire

Parola d’ordine prevenire. Per mantenere il vostro apparato visivo in perfetta salute e ben funzionante, non dimenticate di sottoporvi a periodici controlli dall’oculista, anche in assenza di sintomi. Oltre ai controlli periodici, è altresì fondamentale indossare le lenti o gli occhiali qualora il medico li prescriva.

2 – Proteggere

La luce solare può essere dannosa per gli occhi, non solo in estate, ma anche in inverno ed a diverse altitudini. Tra i raggi solari, quelli cosidetti UV, che sono invisibili, riescono a penetrare in profondità nei nostri occhi, e causare dei danni anche irreversibili. Ecco perchè è fondamentale proteggere gli occhi con degli occhiali da sole di buona qualità.

3 – Nutrire 

Salute e bellezza vengono anche da dentro. Ecco perchè un’alimentazione sana e ben equilibrata, che preveda l’introduzione di alimenti freschi, di stagione e ricchi di nutrienti è importantissima per la salute dell’apparato visivo. Largo dunque a verdure a foglia larga, alimenti ricchi di betacarotene, come le carote ma anche la spirulina, frutta di tutti i colori, pesce azzurro, ed anche al cioccolato. Parola d’ordine varietà!

4 – Igienizzare

Se lavare il proprio corpo è fondamentale, lo è anche lavarsi gli occhi. Fate attenzione a proteggere i vostri occhi da eventuali corpi estranei e ad avere sempre le mani pulite quando ve li toccate. E’ buona norma che in casa ognuno abbia un asciugamano personale. Per chi fa uso di trucco, è sempre bene controllare la data di scadenza dei cosmetici, usarli con parsimonia e struccare accuratamente gli occhi ogni sera con un prodotto di buona qualità.

5 – Svagare

Anche gli occhi hanno bisogno di svago per mantenersi sempre tonici, in forma e perfettamente funzionanti! Attenzione ai device tecnologici: i videoterminalisti dovrebbero fare frequenti pause, mentre i bambini dovrebbero giocare con tablet e telefonini solo pochi minuti al giorno. Gli occhi hanno bisogno di aria aperta, di luce naturale e di tanti colori: questa è la loro palestra, e solo così si mantengono sani ed in forma a lungo nel tempo.

3 falsi miti sulle allergie stagionali

Le allergie stagionali sono un gruppo di patologie molto fastidiose, capaci di rovinare le giornate a chi ne soffre. Complici le fioriture della vegetazione ed il cambiamento delle temperature, le allergie prendono il sopravvento in particolar modo durante le mezze stagioni (ma non solo): i sintomi sono rinite, arrossamento degli occhi, prurito al palato, tosse, cefalea e altri. Ecco 3 falsi miti da sfatare sulle allergie stagionali, più qualche consiglio prezioso per la salute e il benessere dei nostri occhi. 

3 falsi miti sulle allergie stagionali

  1. Chiudersi in casa “protegge” dalle allergie stagionali. Non è vero: la casa non è un contenitore ermetico e gli allergeni penetrano ugualmente nella nostra abitazione. E non solo: mettere al riparo il nostro sistema immunitario cercando di evitare il contatto con l’allergene, potrebbe peggiorare la situazione, indebolendolo. Abbiate invece cura di arieggiare la casa, così da favorire il ricambio dell’aria, ed evitare la proliferazione di muffe, spore, o il ristagno degli allergeni.
  2. Le allergie stagionali si hanno solo in primavera. Anche questo è falso: ogni pianta ha la sua fioritura, e non tutte le fioriture avvengono in primavera. Inoltre, non sono solo i fiori a causare le allergie, ma anche muffe e funghi che crescono sul terreno, sulle radici, sulle foglie, o dentro casa, il pelo degli animali, e molto altro.
  3. Con gli antistaminici si curano le allergie. Falso: gli antistaminici non curano le allergie, ma ne alleviano i sintomi. Lo stesso dicasi per cortisonici e decongestionanti. Ricordate sempre di consultare il vostro medico di fiducia prima di acquistare un farmaco per porre rimedio ai fastidiosi sintomi della vostra allergia.

Allergie stagionali e fastidi agli occhi: qualche consiglio

Se soffrite di allergie, sicuramente avrete provato frequentemente anche un certo fastidio agli occhi: bruciore, arrossamento, eccessiva lacrimazione, congiuntivite, blefarite sono tra i disturbi tipici che accompagnano una reazione di tipo allergico. Non solo fioriture, ma anche polveri sottili e smog, muffe, funghi, peli di animali figurano nella lista dei potenziali allergeni, ovvero i responsabili della reazione allergica.

Per quanto riguarda gli occhi, ecco alcuni consigli per “difendersi” dagli spiacevoli sintomi delle allergie:

  1. Evitare di strofinare gli occhi, perché lo sfregamento innesca un circolo vizioso tale per cui l’irritazione peggiora
  2. Indossare degli occhiali da sole, se possibile avvolgenti, in modo da difendere gli occhi dagli allergeni
  3. Se usate lenti a contatto, preferite quelle giornaliere, così da rinnovarle ogni giorno ed evitare un accumulo di allergeni negli occhi
  4. Tenete gli occhi ben puliti con delle salviettine specifiche, che vi farete consigliare dall’oculista
  5. Chiedete consiglio all’oculista, che vi suggerirà, se necessario, un buon collirio antistaminico

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Mangiare pesce azzurro fa bene alla vista

Abbiamo già avuto occasione di soffermarci sui benefici che vari alimenti, dai più comuni, come il thè verde, fino ai più inusuali, come la spirulina, possono apportare al nostro apparato visivo. Oggi vogliamo parlare dei grandi benefici apportati dal pesce azzurro, un alimento che non deve mai mancare nella nostra dieta settimanale. Vediamo il perchè.

Pesce azzurro e Omega 3

La dieta quotidiana di molti di noi si basa sulla sistematica assunzione di farine (spesso raffinate), zuccheri e carboidrati, che sicuramente hanno il loro ruolo a livello di capacità nutrizionale, ma che è bene affiancare ad un buon apporto di frutta e verdura di stagione, nonché latticini e pesce fresco. Sicuramente non vi giunge nuova la notizia che il pesce, e nello specifico il pesce azzurro, è ricco di Omega 3. Ma cosa sono gli Omega 3? E’ presto detto. Gli Omega 3 sono degli acidi grassi polinsaturi essenziali, cioè impossibili da sintetizzare da parte del nostro corpo. Ecco perché si rende necessario introdurli attraverso l’alimentazione.

A cosa fanno bene gli Omega 3?

Gli Omega 3 sono molto noti per il loro effetto sull’apparato cardiocircolatorio. Essi, infatti, aiutano a tenere sotto controllo il livello dei trigliceridi, mantengono le nostre arterie sane, pulite e “in forma” e, di conseguenza, aiutano a proteggere il cuore da spiacevoli patologie. E non solo: gli Omega 3 esercitano una funzione protettiva e “curativa” nei confronti di pelle e capelli, aiutano la memoria e mantengono efficienti le nostre articolazioni. Un vero e proprio toccasana, insomma!

Benefici del pesce azzurro e degli Omega 3 per la vista

E per la vista? Direte voi. Gli Omega 3 sono davvero preziosi per il nostro apparato visivo, perchè contribuiscono al mantenimento di una capacità visiva ottimale, esercitando un’azione protettiva e favorendo la trasmissione dei segnali luminosi al cervello. Insomma, gli Omega 3 aiutano i nostri occhi a “funzionare bene”, anche in condizioni di poca luce.

Come consumare il pesce azzurro per fare il pieno di Omega 3: qualche idea

Il pesce azzurro è un alimento così buono che non necessita di ricette particolarmente fantasiose onde trasformarlo in qualcosa di speciale. Lo è già così! Il consiglio che vi diamo è quello di non stracuocerlo, perchè andreste a distruggerne le proprietà nutritive. Ecco alcune ricette semplici e sfiziose:

  1. Filetti di pesce alla piastra. Chiedete al vostro negoziante di fiducia di sfilettare il pesce, dopodichè saranno sufficienti dieci minuti sulla piastra (posandolo dalla parte della pelle), un pizzico di sale, un filo di olio extravergine di oliva rigorosamente a crudo (così, già che ci siete, farete il pieno anche di polifenoli), e niente di più. Abbinate il filetto di pesce ad una fresca insalata mista con lattuga, carote, pomodori e tutta la verdura che la fantasia vi suggerisce, ed avrete dato vita ad un pranzo leggero, ricco, sano, nutriente e davvero prezioso per il vostro benessere generale e per la salute del vostro apparato visivo.
  2. Filetti di pesce al forno. Come detto sopra, procuratevi dei bei filetti di pesce fresco, posateli su una teglia da forno e spennellateli con un buon patè di pomodori secchi aggiungendo qualche cappero e qualche oliva. Cuoceteli per 10 minuti a 200 gradi e gustate.
  3. Pesce azzurro al vapore. Lavate bene il pesce già eviscerato, quindi asciugatelo. Collocate al suo interno un trito di aglio e prezzemolo e una fettina di limone. Cuocete il pesce per 20 minuti in vaporiera. Condite con olio extravergine di oliva a crudo e gustate.
  4. Pesce azzurro all’acqua pazza. Collocate in una padella il pesce azzurro con olio, aglio se gradito, prezzemolo, pomodorini ciliegino e qualche cucchiaio d’acqua. Portate a cottura, regolate di sale e gustate.

Come vedete, gustare dell’ottimo pesce azzurro con fantasia è davvero facile, richiede pochi ingredienti e soprattutto pochi minuti di cottura. Approfittate dei nostri consigli e provate le ricette che vi abbiamo suggerito: farete un regalo al vostro palato, al vostro organismo e soprattutto al vostro apparato visivo, che sul lungo periodo si manterrà sano ed efficiente. 

Visual training, quando la ginnastica è per gli occhi

Avete mai sentito parlare di visual training? E’, in poche parole, la ginnastica oculare: compiere una serie di esercizi con gli occhi, aiuta a tenerli sani e in forma, proprio come accade con il resto del corpo. Vediamo di che si tratta nel dettaglio.

Il visual training optometrico o ginnastica oculare include una serie di esercizi volti a migliorare le “prestazioni” dei nostri occhi, allenandoli a controllare i movimenti, la messa a fuoco, la fissazione degli oggetti e, di conseguenza, migliorando la qualità della visione, anche in soggetti che indossano lenti o occhiali. Forse non ci avete mai fatto caso, ma nel corso della giornata si tende ad “usare” gli occhi in modo del tutto involontario: cosa succederebbe invece, se si facesse maggiore attenzione all’uso che si fa del proprio apparato visivo?

L’obiettivo del visual trainig è proprio quello di allenare l’occhio, e di conseguenza il cervello, a compiere delle azioni ben precise onde osservare, mettere a fuoco e rielaborare quello che si trova davanti a noi. Attraverso una serie di movimenti ed esercizi lenti e controllati, si impara insomma a fare “buon uso” del proprio apparato visivo, rinforzando i muscoli oculari, migliorando la visione e dunque la trasformazione della visione in informazione. Non dimentichiamo, infatti, che il cervello svolge un ruolo fondamentale nel processo visivo, dunque imparare a interpretare e decodificare l’informazione è fondamentale anche per il buon andamento delle funzioni cognitive.

Quali sono le “competenze” che si possono allenare con il visual training?

Tramite il visual training, si allena l’occhio ad eseguire una serie di operazioni in modo controllato. Come già accennato, si tratta di operazioni che, nel quotidiano, eseguiamo spontaneamente: tuttavia, se impariamo ad eseguirle con cognizione di causa, scopriremo che l’apparato visivo è uno strumento davvero efficiente, e potremo anzi migliorare l’uso che ne facciamo, con grande beneficio in termini di riduzione della tensione e di qualità della visione.

La ginnastica oculare allena l’occhio alle seguenti operazioni:

  • Fissazione: riuscire a fissare con attenzione uno o più oggetti fermi davanti a noi, spostando l’attenzione dall’uno all’altro
  • Messa a fuoco: controllare la messa a fuoco, osservando diversi oggetti posti a distanze differenti
  • Inseguimento: seguire con lo sguardo un oggetto o più oggetti in movimento
  • Visione periferica: prestare attenzione non solo a quello che si trova davanti a noi, ma anche a livello periferico, registrando ciò che si vede e traducendolo in informazione
  • Percezione della profondità: percezione delle distanze che intercorrono tra un oggetto e l’altro, esercitando la vista alla valutazione degli spazi tridimensionali intorno a noi
  • Binocularità: mantenere il controllo di entrambi gli occhi ed usarli in modo perfettamente simultaneo

Quali sono gli obiettivi che si possono raggiungere tramite il visual training?

Il visual training consente di rilassare gli occhi, di allentare la tensione muscolare, di tonificare i muscoli oculari ed in generale tutto l’apparato visivo e di potenziarne la funzionalità. Naturalmente, la ginnastica oculare non è in grado di correggere alcun difetto refrattivo, ma sicuramente è ottima per mantenere la funzione visiva allenata ed al massimo delle proprie potenzialità.

A chi è consigliato il visual training?

Il visual training è ottimo per esempio per i videoterminalisti, che possono eseguire gli esercizi durante le pause di lavoro, per gli autisti, durante le soste tra un viaggio e l’altro, a chi legge molto, a chi fa largo uso dei devices elettronici, a chi passa molto tempo davanti alla tv e, più in generale, a chi è super impegnato nel lavoro dal mattino fino a sera.

 

 

 

 

 

Mosche volanti, quando preoccuparsi?

Può capitare, soprattutto dai 40 anni in poi, di vedere, nel proprio campo visivo, degli strani puntini o macchioline in movimento. Chiamati anche “corpi mobili”, “miodesopsie” o “mosche volanti”, essi sono maggiormente visibili quando si guarda verso uno sfondo chiaro ed uniforme. Ma di cosa si tratta? Sono sintomo di qualche patologia? Quando è il caso di preoccuparsi e/o di contattare uno specialista. Vediamolo nel dettaglio.

Il termine “miodesopsia” deriva dal greco myōdes (simile a mosche) e òpsis (visione), da cui deriva l’espressione più comune “mosche volanti”. La parola, va da sè, è davvero molto antica, il che ci fa comprendere che il fenomeno dei corpi mobili non ha nulla a che vedere con la modernità, le abitudini di vita del nostro secolo oppure con l’inquinamento.

Un fenomeno fisiologico dovuto all’avanzare del tempo

La struttura vitreale, esattamente come tutte le altre cellule del nostro organismo, tende ad invecchiare ed a degenerare in maniera del tutto fisiologica. Il collagene, la proteina che costituisce il vitreo, con l’avanzare degli anni, perde progressivamente omogeneità e si addensa sotto forma di piccoli accumuli gelatinosi. Le mosche volanti altro non sono che il risultato di questo fenomeno del tutto naturale e fisiologico. Esse si presentano sotto forma di pallini, puntini, anelli, ragnatele o filamenti.

Quando non è il caso di allarmarsi

La prima volta che capita di osservarle, si ha l’impressione che esse siano al di fuori del nostro occhio, mentre in realtà esse sono all’interno di esso. Per la precisione, non vediamo le mosche volanti, ma la proiezione delle stesse sulla retina, un pò come avviene in una eclissi. Una volta compreso che questi strani corpi estranei non sono al di fuori del nostro occhio ma bensì al suo interno, sicuramente può subentrare in noi un pò di ansia e di apprensione. Tuttavia, è bene sapere che essi sono un fenomeno più frequente e più comune di quanto si possa immaginare, e che nella maggioranza dei casi esse non sono sintomo di alcuna patologia. Vedere le mosche volanti occasionalmente non è nulla di patologico, anzi, fa parte della maturazione e del naturale invecchiamento dell’apparato visivo. Con l’avanzare degli anni, al contrario, non ci si fa nemmeno più caso, finendo con l’ignorarle e con l’imparare a conviverci “pacificamente”.

Quando invece è opportuno rivolgersi allo specialista?

Se il fenomeno insorge in maniera del tutto improvvisa e particolarmente intensa o se le mosche volanti sono particolarmente grandi, se il disturbo insorge in abbinamento a vista offuscata, dolore agli occhi o alla testa, è bene invece contattare il proprio specialista di fiducia, che valuterà attentamente la situazione.

Anche se, come già detto, le mosche volanti sono nella maggioranza dei casi un fenomeno del tutto naturale e fisiologico dovuto ad un lieve addensamento del gel vitreale, in alcuni casi esse potrebbero essere anche sintomo di una patologia da non sottovalutare. Potrebbe essere in atto, per fare un esempio, un’infiammazione della retina, oppure un distacco della retina. O ancora, un incremento improvviso di mosche volanti nel campo visivo potrebbe essere sintomo di un esordio di maculopatia, di una malattia autoimmune o di un’infezione in atto. E’ sempre bene, nel caso di dubbio, consultare il proprio specialista di fiducia, oppure rintracciarne uno al quale affidarsi, il quale avrà cura di esaminare la situazione approfonditamente.

Soluzioni terapeutiche alle mosche volanti

In caso di presenza di mosche volanti particolarmente fastidiose, si può provare a compiere dei movimenti dal basso verso l’alto con gli occhi, così da spostare gli addensamenti di gel vitreale da una parte all’altra. Non vi è prova scientifica, invece, relativamente all’efficacia di terapie di integratori vitaminici per limitare il fenomeno delle mosche volanti. Nei casi più invalidanti, invece, si può ricorrere ad un intervento chirurgico, la vitrectomia, che però comporta alcuni rischi che è bene non sottovalutare. Sarà il medico a stabilire se sia il caso di scegliere la strada dell’intervento oppure se sia meglio convivere con le mosche volanti.

Mangiare per gli occhi: Risotto alla zucca

Ti piace la zucca? Siamo in piena stagione per assaporare questo magnifico ortaggio dalle grandi proprietà.
Sapevi che la zucca è ricca di vitamina B, C e carotenoidi? Un vero toccasana per la salute degli occhi.

Il risotto alla zucca è un piatto semplice, sano e gustosissimo.

Risotto alla zucca

 

Perché fa tanto bene questo piatto?

La zucca è un’ottima fonte di carotenoidi, vitamina C e vitamine del gruppo B.
Il burro è un derivato del latte composto da acidi grassi saturi.
Il parmigiano, ricco di proteine facilmente digeribili, è poco grasso e contiene vitamina A e alcune vitamine del gruppo B.
L’olio di oliva è un’ottima fonte di acidi grassi insaturi.

 

Ingredienti e dosi per 4 persone

  • 300 g di riso carnaroli
  • 800 g di polpa di zucca a pezzetti
  • 4 cucchiai di olio extravergine di oliva
  • Mezza cipolla
  • 1 litro di brodo vegetale
  • 60 g di burro
  • 60 g di parmigiano
  • sale e pepe nero q.b.
  • Mezzo bicchiere di vino bianco secco (opzionale)

Preparazione
In una casseruola, far soffriggere la cipolla nell’olio fino a farla rosolare.
Aggiungere la zucca e farla cuocere per circa 10 minuti o, meglio, fino a quando diventa morbida.
Unire il riso e mescolare bene per farlo insaporire; salare e pepare.
Se si opta per il vino, questo è il momento di versarlo e farlo evaporare. Aggiungere un mestolo di brodo bollente man mano che viene assorbito.
Quando il riso è quasi pronto, aggiungere il burro, il parmigiano e mantecare.

Valori nutrizionali a porzione
Kcal599
Proteine (%)10,5
Lipidi (%)45
Glucidi (%)45,5
Fibra (g)0,9
Colesterolo (mg)60,2
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Mangiare per gli occhi: Risotto al radicchio

Novembre è il mese del radicchio di Treviso!

Un ortaggio fantastico che si presta a tante ricette. In queste giornate fredde ve ne proponiamo una per scaldare palato e cuore: il risotto al radicchio!

Una manna per pancia….e occhi.

risotto radicchio rosso

Vediamo quanto fa bene ai nostri occhi:

Il radicchio è ricco di flavonoidi (potenti antiossidanti con ottime proprietà salutistiche) e vitamine A, B e C.
Il parmigiano, ricco di proteine facilmente digeribili, è poco grasso e contiene vitamina A e alcune vitamine del gruppo B.
La cipolla contiene vitamina C e una buona quantità di flavonoidi (quercetina).
L’olio di oliva è un’ottima fonte di acidi grassi insaturi.
Il vino rosso contiene resveratrolo (antiossidante presente nell’uva rossa) e flavonoidi.

 

Ingredienti e dosi per 4 persone

  • 300 g di riso Vialone Nano
  • 400 g di radicchio rosso di Treviso
  • 60 g di burro
  • 3 cucchiai di olio extravergine di oliva
  • 1 cipolla
  • ½ bicchiere di vino rosso
  • 1 litro di brodo di carne
  • 60 g di parmigiano grattugiato
  • sale e pepe q.b.

 

Preparazione
Tagliare a pezzetti il radicchio; pulirlo, lavarlo e lasciare da parte i cuori tagliati a spicchi.
Imbiondire la cipolla con l’olio; aggiungere il radicchio e cuocere per 2-3 minuti.
Irrorare con il vino rosso e portarlo a evaporazione.
Aggiungere il riso, mescolare e poi aggiungere un mestolo per volta di brodo bollente.
Intanto saltare nel burro rimanente i cuoricini di radicchio e, quando sono ancora un po’ croccanti, aggiungerli al riso; portare a cottura completa.
Infine, aggiungere il parmigiano, un pizzico di pepe e girare fino ad amalgamare bene; servire bollente.

 

Valori nutrizionali a porzione
Kcal588
Proteine (%)10,8
Lipidi (%)45,7
Glucidi (%)43,5
Fibra (g)2,6
Colesterolo (mg)60
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Nutrigenomica: può l’alimentazione curare le malattie, anche quelle oculari?

nutrigenomica

Parliamo spesso di quanto una buona alimentazione possa aiutare a prevenire molte malattie, anche quelle degli occhi.

In questo articolo affrontiamo il delicato tema della nutrigenomica, la scienza deputata a studiare le interazioni fra geni specifici e nutrienti, secondo la quale le conseguenze del nostro stile alimentare dipendono dal profilo genetico, specifico di ogni individuo, ma anche l’avverarsi del destino trascritto nei geni può essere, a sua volta, rallentato o anticipato dallo stile alimentare.

Esistono quindi predisposizioni razziali, etniche e familiari, nella risposta a determinati nutrienti e ciò spiega perché le risposte cliniche, ad esempio alla soia, siano notevolmente diverse nelle donne indiane rispetto alle donne europee.

La nutrigenomica con lo studio dei polimorfismi (piccole, ma effettive, differenze nella sequenza amminoacidica dei geni) fornisce spiegazioni plausibili sulla diversa efficacia clinica di prodotti legittimati, peraltro, da studi e casistiche non casuali.

Ad esempio, un polimorfismo nel gene dell’angiotensina (ormone che stimola la vasocostrizione aumentando la pressione del sangue) potrebbe spiegare la diversa risposta degli ipertesi alle diete ricche di fibre alimentari, oppure altri polimorfismi giustificano il fatto che l’acido folico riduca l’incidenza del tumore del colon in alcuni studi, ma non in altri, condotti su gruppi etnici con abitudine alimentari diverse.

Questi sono soltanto due esempi del fatto ben noto che alcune precauzioni alimentari si sono confermate utili nella prevenzione dei tumori in determinati studi, ma non in altri!

Oggi sappiamo che i geni del singolo individuo sono coinvolti nella risposta alla presunta componente, benefica o dannosa, di un cibo: il problema diventa ben più complesso quando ci sono interferenze-interazioni con altri cibi.

Forse si potrebbe fare un accostamento con quanto già accade con l’indice glicemico di un cibo testato in laboratorio e quello che invece è l’effetto dello stesso cibo inglobato in un pasto completo con la sovrapposizione e le interferenze di altri alimenti e delle variabili digestive!

I progressi della nutrigenomica ci porteranno a comprendere in che modo un alimento, o meglio un particolare stile alimentare, interferisce nel funzionamento dell’organismo a livello molecolare; tutto ciò ha però, fin da ora, i suoi possibili risvolti commerciali e mistificatori.

Alcune aziende, non soltanto americane, hanno puntato sul business ed hanno già realizzato kit nutrigenomici, cioè dei questionari e un’analisi del DNA che per il momento non giustificano le diete formulate e suggerite in cambio di qualche centinaio di dollari.

Come ha specificato Gregory Kutz, Direttore della sezione Special Investigations del GAO (US Government Accountability Offi ce), si tratta di predizioni senza alcun valore medico e scientifico e così ambigue nella formulazione che in realtà non forniscono alcuna informazione al consumatore che paga cifre importanti praticamente per nulla.

Per capire a che punto siamo nello sviluppo e nell’applicazione della nutrigenomica, vale citare il paragone proposto da Josè M. Ordovas, direttore del Genomics Laboratory della Tufts University di Boston: “In termini di potenziale sviluppo delle nostre conoscenze oggi siamo al punto in cui eravamo nel 1980 nel campo dei computer. Giocavamo a quella specie di ping pong lentissimo su computer,lenti e primitivi,e guardate dove siamo oggi!».

Per ora la nutrigenomica è un fatto culturale in divenire che tuttavia i clinici della nutrizione non devono sottovalutare, ma semmai approfondire per prepararsi ad utilizzarlo quando i tempi saranno maturi, ma anche per avvicinarsi fin d’ora, consapevolmente e senza preclusioni concettuali, al nuovo mondo dei functional food e delle diete sempre più personalizzate. Rappresentando l’alimentazione una necessità quotidiana, la nutrigenomica potrebbe costituire una sorta di terapia «continuativa» utilizzabile per tutta la vita, senza i rischi di tossicità concettualmente intrinseci all’impiego dei «farmaci».

Ad esempio, per prevenire patologie oculari, si potrebbe autorizzare un diverso impiego preventivo di quelle vitamine che aiutano molto nella prevenzione, assumendole direttamente con i cibi che le contengono o per addizione (nutraceutical food): dalla vitamina A al β-carotene, alla vitamina E, alla vitamina B2, alla vitamina C, agli ω-3, alla luteina ecc

Per iniziare con un’alimentazione corretta e utile per i nostri occhi, in attesa che la nutrigenomica si sviluppi, potete seguire i nostri consigli della nostra rubrica “Mangiare per gli occhi”: ogni settimana pubblichiamo una ricetta diversa con preziosi nutrienti per la salute dei nostri occhi!

Questo articolo riprende quanto scritto da Eugenio Del Toma, Primario Emerito di Dietologia e Diabetologia e Specialista in Scienza dell’Alimentazione e in Gastroenterologia che ha collaborato alla stesura del libro “Occhio e Ricette per la vista” (FGE Editore) redatto in collaborazione con Lucio Buratto, Direttore del Centro Ambrosiano Oftalmico (CAMO).

Per chi volesse approfondire può acquistare il volume a questo link

Mangiare per gli occhi: conchiglie alla zucca

Se la zucca è tra i vostri ortaggi preferiti state già facendo un gran bene ai vostri occhi perché è ricca di carotenoidi e vitamina B e C.

E per gustarla in modo diverso, eccovi una ricetta facile e molto buona. Oltre a essere anche bella da vedere!

Oggi vi proponiamo le conchiglie alla zucca

Conchiglie alla zucca

Vediamo quanto fa bene ai nostri occhi questo primo piatto

La zucca è un’ottima fonte di carotenoidi, vitamina C e vitamine del gruppo B.
La ricotta è un latticino gustoso e leggero che contiene molto calcio e una modesta quantità di vitamine.
La cipolla contiene vitamina C e una buona quantità di flavonoidi (quercetina).
L’olio di oliva è un’ottima fonte di acidi grassi insaturi.
La parte esterna della buccia dell’arancia, il flavedo, contiene oli essenziali e anche carotenoidi.

 

Ingredienti e dosi per 4 persone

  • 300 g di conchiglie di pasta a conchiglie
  • 600 g di zucca sbucciata e privata dei semi e dei filamenti
  • 300 g di ricotta
  • 1 cipolla bianca
  • 4 cucchiai di olio extravergine di oliva
  • noce moscata: una grattata
  • scorza d’arancia: una grattata
  • sale e pepe nero q.b.

Preparazione
In un tegame far rosolare in olio la cipolla e poi aggiungere la zucca e farla cuocere fino a farla diventare bella morbida, aggiungendo acqua secondo necessità. Salare e pepare.
In una terrina preriscaldata mettere la ricotta con un paio di cucchiai di acqua calda, aggiungere sale, pepe e la noce moscata grattugiata e mescolare fino ad ottenere una crema morbida.
Cuocere le conchiglie e versarle calde nella terrina contenente la ricotta; aggiungere la zucca e mescolare, aggiungere una grattata di scorza d’arancia e servire.

Valori nutrizionali a porzione
Kcal492
Proteine (%)14
Lipidi (%)36,4
Glucidi (%)49,6
Fibra (g)2,3
Colesterolo (mg)45,6
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Occhi e immersioni: cosa succede sott’acqua alla vista?

diving2

Negli ultimi anni l’attività subacquea è sempre più di moda: sono sempre più numerosi i sub che visitano con muta e bombole o senza bombole i parchi marini e i fondali dei nostri mari e oceani.
Cosa succede quando aprite gli occhi sott’acqua? La cornea è abituata a stare a contatto con l’aria, quest’ultima all’improvviso viene sostituita dall’acqua…il risultato è la tipica vista offuscata: l’occhio in questa situazione si comporta come un occhio affetto da ipermetropia elevatissima (circa 42 diottrie)!

Questa situazione è correggibile con il semplice artificio di interporre nuovamente aria fra acqua e occhio, così da annullare questa ipermetropia indotta: basta usare gli appositi occhialini per il nuoto superficiale oppure maschere adatte che possono essere dotate di lenti correttive, il cui potere è ricalcolato in relazione alla tipologia ed entità del difetto refrattivo.
Con la profondità avvengono altri cambiamenti nella nostra vista: la luminosità diminuisce rapidamente, poiché la luce viene filtrata dall’acqua: a 5 metri si ha solamente il 25 % residuo della luce di superficie e a 40 metri il 2-3%. In pratica si è al buio!
I colori spariscono rapidamente, sia perché la ridotta intensità luminosa chiama in azione i bastoncelli della retina incapaci di percepire i colori, sia perché l’acqua assorbe le radiazioni in maniera selettiva: il rosso è il primo a sparire verso una profondità di 5-10 metri, il giallo tra 15-25 metri, il verde sparisce al di là di 60 metri, il blu può arrivare fino a 400 metri; prima dell’estinzione assoluta della luce, tutto diventa grigio – verdastro.
Anche la visione del contrasto, con l’aumentare della profondità, è perturbata e si riduce in quanto il diffondersi della luce sulle particelle in sospensione genera una nebulosità diffusa.
Inoltre la maschera riduce il campo visivo a 90°-100° contro i normali 170°-180° e perciò il subacqueo, che ha necessità di poter esplorare bene l’ambiente, è obbligato a girare la testa per individuare gli oggetti, contrastare i pericoli, controllare gli strumenti ed il suo equipaggiamento.
Quanto più ridotti sono il volume interno della maschera e la distanza occhio-lente, tanto più migliora il campo visivo.

Il sub che indossa la maschera vede più ingrandito di circa un terzo e più ravvicinato del 25%: lo
squalo gigante che lo ha sfiorato…forse era qualcosa di diverso.

divingE’ da ricordare che in immersione l’acutezza visiva deve essere conservata molto efficiente anche da vicino, per poter leggere le tabelle di decompressione e i dati del manometro.
Per chi ha problemi di vista più importanti, si possono inserire nella maschera lenti correttive non progressive o usare lenti a contatto, pratica che esige fortemente la protezione della maschera.
Esistono controindicazioni mediche alla immersione subacquea, raccomandate da associazioni di oculisti, da confederazioni sportive, da organizzazioni pubbliche. Comprendono, con qualche differenza, diverse patologie oculari suddivise in:
temporanee: includono le affezioni oculari acute non trattate e le varie chirurgie; negli interventi a bulbo oculare chiuso è bene astenersi da questa attività per almeno due-quattro settimane; se a bulbo aperto, da 1 a 8 mesi, a seconda dell’intervento; particolare cautela negli interventi del segmento posteriore, soprattutto se nella chirurgia per distacco di retina è stato immesso gas all’interno dell’occhio.
permanenti: interessano le importanti patologie vascolari della retina, i portatori di protesi antiglaucomatose, i cheratoconi con minaccia di perforazione, le alterazioni gravi del campo visivo.

Nel corso di attività subacquea possono accadere fenomeni patologici, di tipo baro-traumatico e da decompressione. Com’è noto, il volume di un gas è inversamente proporzionale alla pressione esercitata su di esso e il loro prodotto è una costante (legge di Mariotte), per cui, in acqua, dato che la pressione sottomarina aumenta con la profondità, il volume dei gas contenuti all’interno del corpo (e della maschera) diminuiscono.
Le variazioni di pressione più importanti e più pericolose per l’organismo avvengono tra 0 e 10 metri.
Nella discesa la pressione interna della maschera deve essere riequilibrata: la mancata compensazione trasforma la maschera in una ventosa che risucchia gli elementi contenuti in essa (occhi, vasi del naso, cute del viso): il “colpo di ventosa” può provocare la comparsa di edema palpebrale e congiuntivale, emorragie sottocongiuntivali e retiniche, emorragie nasali; inconvenienti non gravi, che sono prevenuti riequilibrando la pressione, soffiando regolarmente con il naso all’interno della maschera.
All’opposto sono possibili incidenti da decompressione per risalite troppo rapide: embolie da bolle gassose d’azoto possono portare soprattutto a danni neurologici e vascolari con comparsa di diplopia, alterazioni del campo visivo, occlusioni dell’arteria centrale della retina, danni al nervo ottico e altre complicanze talora assai gravi.
Altri incidenti minori (cheratiti puntate superficiali con occhi arrossati, lacrimosi) vengono segnalati a causa di una supposta tossicità dell’ossigeno iperbarico e per l’uso di prodotti anti-appannamento sulla maschera venuti a contatto con l’occhio e che talvolta si rivelano tossici.
Gli occhialini sono sconsigliati nelle immersioni in profondità in quanto la piccola quantità d’aria contenuta in essi non permette la compensazione: infatti più ci si allontana dalla superficie più l’aria si comprime creando una condizione di sottovuoto che può danneggiare l’occhio; invece, usando la “maschera” da immersione che include anche il naso, si permette in genere la compensazione del volume d’aria contenuta in essa attraverso l’aria espirata dal naso.

 

Foto by Ilse Reijs and Jan-Noud Hutten