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Malattie della retina: che fare?

malattie della retina - CAMO - Centro Ambrosiano Oftalmico

Con retinopatia si intende una patologa che interessa la retina. Quest’ultima è la sottilissima membrana posta a rivestimento del bulbo oculare, con il ruolo di catturare i raggi luminosi e di convogliare l’informazione verso il nervo ottico. Il ruolo della retina nel processo visivo è dunque centrale e delicatissimo. E, per questo motivo, le patologie retiniche possono essere molto insidiose e mai banali. Quali sono le più comuni malattie della retina? E soprattutto, come è possibile trattarle al giorno d’oggi?

La retinite pigmentosa

La retinite pigmentosa è una patologia della retina di tipo ereditario che porta ad un progressivo deterioramento dei fotorecettori. I fotorecettori – coni e bastoncelli – sono delle minuscole cellule situate proprio sulla retina, che catturano l’informazione luminosa e la convogliano verso il nervo ottico. Quando i fotorecettori subiscono un danno, questo è irreversibile. Nella retinite pigmentosa, il paziente sperimenta un progressivo peggioramento della visione periferica e di quella notturna. Nei casi peggiori, è possibile anche andare incontro ad un grave stato di ipovisione.

Ad oggi non vi è una cura per la patologia, che è costantemente oggetto d’indagine da parte di molti ricercatori. 

A proposito di retinite pigmentosa: cosa fare in caso di cataratta?

La retinite pigmentosa è una patologia ereditaria alla quale, come può capitare, si può sovrapporre anche la cataratta. Un altro studio ha dimostrato che l’intervento di cataratta nei pazienti affetti da retinite pigmentosa può, in taluni casi, migliorare l’acuità visiva.

Le maculopatie

Le maculopatie sono un insieme di patologie che interessano la macula, la porzione più piccola ma anche più delicata della nostra retina. E’ riccamente punteggiata di fotorecettori e riveste un ruolo centrale tanto nella percezione corretta dei colori, quanto nella visione centrale. Quando si ha una maculopatia, i fotorecettori si degenerano e vengono meno alla loro preziosissima funzione.

La degenerazione maculare senile: atrofica ed essudativa

Tra le maculopatie, quella più comune è indubbiamente di tipo senile, cioè legata a doppio filo all’avanzare dell’età. Si manifesta in due possibili varianti, una detta secca o atrofica, l’altra detta umida o essudativa.

Al pari della retinopatia, la maculopatia atrofica è molto insidiosa e, ad oggi, non esistono protocolli terapeutici efficaci e mirati. Al contrario, per quanto riguarda la degenerazione maculare senile essudativa è trattabile efficacemente grazie alle iniezioni intravitreali. 

Cosa sono le iniezioni intravitreali?

Le iniezioni intravitreali sono piccole punturine eseguite con un ago sottilissimo all’interno dell’occhio. Sono totalmente indolori, perchè il corpo vitreo non è innervato. Il farmaco iniettato contiene una proteina ben precisa, detta anti-VEGF. La proteina ha lo scopo di contrastare la proliferazione di neovasi a livello sottoretinico. Questi vasi rappresentano la caratteristica tipica della malattia e si sviluppano proprio a causa di una proteina chiamata VEGF, andando a danneggiare la retina ed i fotorecettori. 

 

Foro maculare, pucker maculare e trazione vitreo maculare

Altre tipologie di retinopatie prendono il nome di foro maculare, pucker maculare e trazione vitreo maculare. Brevemente: 

  1. il foro maculare è, come il suo nome stesso suggerisce, un forellino che si forma sulla macula;
  2. il pucker maculare è la formazione di una sottilissima membrana al di sopra della macula. Questa membrana si contrae e danneggia la macula stessa;
  3. la trazione vitreo maculare è una contrazione del vitreo, che esercita una trazione sulla macula, danneggiandola. 

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L’intervento di cataratta nei pazienti con retinite pigmentosa

La retinite pigmentosa è una patologia oculare a carattere ereditario, che vede un progressivo deterioramento dei fotorecettori presenti sulla retina e che conduce ad una riduzione significativa della visione notturna e di quella periferica. Nei casi più gravi, la capacità e l’acutezza visiva risultano gravemente compromessi, conducendo la persona all’ipovisione e, nei casi più gravi, anche alla perdita della vista. Ma cosa accade quando il paziente con retinite pigmentosa sviluppa la cataratta e deve dunque affrontare l’intervento di facoemulsificazione? 

Intervento di cataratta su pazienti affetti da retinite pigmentosa: uno studio individua come predirne l’esito

Nel corso di uno studio recente effettuato su 109 occhi di 70 pazienti affetti da retinite pigmentosa e da cataratta, sono state prese in esame le scansioni delle OCT effettuate sia un mese prima dell’intervento di facoemulsificazione, che tre mesi dopo. Oltre all’OCT, i pazienti sono stati sottoposti anche ad una visita oculistica completa e ad una misurazione della migliore acuità visiva corretta (BCVA). L’attenzione degli studiosi è stata rivolta alla retina e cioè alle condizioni della membrana limitante interna ed allo spessore maculare centrale, che si sono rivelati essere due parametri fondamentali per stabilire e predire gli esiti visivi dell’intervento di rimozione della cataratta.

Le conclusioni dello studio sull’esito dell’intervento di cataratta in pazienti affetti da retinite pigmentosa

Lo studio ha evidenziato come la migliore acuità visiva corretta risulta migliorata dopo l’intervento di facoemulsificazione in quei pazienti che, prima dell’intervento, presentano una buona BCVA associata ad una membrana limitante interna integra e ad un buon spessore maculare. (Fonte: PublMed.gov)

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